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Now the day bleeds into nightfall
And you're not here to get me through it all
I let my guard down and then you pulled the rug
I was getting kinda used to being someone you loved

-Someone you loved, Lewis Capaldi

I due anni successivi passarono tra alcool, droghe e amanti vari.

Avevo lasciato l'università e il Dark Academy, con grande dispiacere di Beppe, e mi ero trasferito a Londra.

Avevo cancellato tutto: i miei profili social, il mio numero di telefono, la mia mail.
Non c'era più niente di mio, in Italia.
Sentivo solo papà e Diletta, che avevano avuto il divieto ferreo di divulgare qualsiasi tipo di informazione che mi riguardasse.

In Inghilterra avevo trovato lavoro come barman in un gay club. In fondo ormai avevo una certa esperienza nel preparare cocktail, e un locale dove poter essere me stesso mi era sembrata la soluzione ideale.

Attaccavo il turno alle sei del pomeriggio, lavoravo fino alle tre di notte, uscivo e andavo a ubriacarmi in qualche altro pub.
Finivo le serate quasi sempre nel letto di qualche sconosciuto che salutavo non appena tornavo cosciente e vigile.

Furono giorni vissuti in maniera ovattata, irreale, in cui il dolore arrivava a ondate cercando di farmi naufragare; in cui mi aggrappavo a qualsiasi cosa mi potesse stordire dal suo pensiero.

Uscivo dal lavoro, entravo in un locale, bevevo qualche drink, puntavo qualcuno che non assomigliasse per niente a Tiziano, ci scopavo e tornavo a casa mia. Dormivo fino alle quattro del pomeriggio, mi svegliavo, mangiavo qualcosa, facevo una doccia e andavo a lavorare.
Una routine collaudata che mi faceva sentire protetto, al sicuro.

Oliver lo conobbi una sera che avevo preso una pasticca offertami da un ragazzo che credo volesse scoparmi. Non glielo avevo lasciato fare, ma la pillola gliel'avevo fregata comunque.

Non era niente di troppo pesante, solo un aiutino per andare un po' su di giri, per pensare il meno possibile.
Non aveva funzionato bene, però, perché avevo iniziato ad andare in giro per il locale chiedendo a tutti se avessero visto mio marito.

Capitai anche davanti a Oliver, che mi guardava come se fossi pazzo.

«Tu lo hai visto, per caso?»

«Chi?»

«Il mio amore. il mio grande amore, è qui? Lo hai visto?»

Si era scambiato un'occhiata col suo amico e aveva scosso la testa.

«Non lo so, com'è fatto?»

Non avevo saputo rispondere e il panico mi aveva assalito. Davvero era bastato così poco per dimenticare com'era fatto Tiziano?

Ma poi ero tornato lucido e avevo ricominciato a respirare, era successo mentre Oliver mi portava via di peso insieme a qualcun altro.

Ecco, adesso mi stuprano e mi mollano in qualche vicoletto, avevo pensato.

E invece mi aveva portato a casa sua, mi aveva tolto le scarpe e steso sul letto.
Mi aveva anche rimboccato le coperte.

Il mattino dopo, quando mi ero svegliato, l'avevo trovato addormentato sul divano, in soggiorno.

Avevo messo su il caffè e gliene avevo portato una tazza.
Ci eravamo fatti una chiacchierata e avevo scoperto che era un gallerista, sempre in cerca di nuovi talenti e nuove opere da esporre.

Una bella coincidenza, gli dissi, pensa che una volta dipingevo anch'io.
Quando, mi aveva chiesto.
In un'altra vita, avevo risposto.

E poi avevamo parlato dell'Italia, delle differenze con Londra, delle nostre usanze e delle loro, di come mi trovassi lì e del mio lavoro, di cocktail e di gay club, della pasta e di come andrebbe cucinata.

Le Scommesse SbagliateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora