E poi c'è Tiziano

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E non mi serve una foto, un tatuaggio
Per dirti che ti trovo in ogni opera d'arte
E non ci serve un tempo, uno spazio
Siamo come la neve su Marte
Perché a me basta immaginarti in ogni luogo
Per sentirmi a casa mia in ogni città

-Neve su Marte, Mr. Rain


«Buongiorno, dottore».

«Buongiorno, Tiziano. Allora, come va?»

«Domenico è stato qui».

«Qui, a Trento? Ti ha trovato?»

«È stata Joanna. È andata a prenderlo direttamente a Roma, convinta di farmi una sorpresa. Di farla a tutti e due, in realtà».

«Com'è stato rivederlo?»

«Orribile. Eravamo impacciati, non c'era la nostra solita complicità. Lui soffriva, io soffrivo. Questi due anni dovevano servire per andare avanti, per convincermi di aver fatto la scelta giusta a stargli lontano, a sposare un'altra persona. Invece me lo sono ritrovato di fronte e sono crollato. Ero di nuovo al punto di partenza, a quando l'ho lasciato in ospedale e mi sono sentito morire».

«Tuo padre lo sa?»

«Certo. Mi ha inviato una foto di noi due che uscivamo dalla casa famiglia insieme a Joanna. Ha scritto solo una mezza frase, una cosa tipo "Il tuo amico è venuto per farti gli auguri di buon compleanno?". Gli ho risposto che era tutto a posto, che era stata la mia fidanzata ad andarlo a prendere convinta di farmi una regalo. Che vederlo mi ha fatto capire di aver fatto bene ad ascoltarlo, che sono guarito».

«Pensi che ti abbia creduto?»

«Be', non è venuto a picchiarmi e ho telefonato a mia mamma, sembrava tranquilla, quindi suppongo di sì».

«Come ha preso la notizia del tuo matrimonio?»

«Male. Mi ha fatto le congratulazioni, Joanna gli ha anche chiesto di farmi da testimone».

«Ha accettato?»

«Sì».

«Perché credi l'abbia fatto?»

«Perché lui farebbe qualsiasi cosa per me. Noi siamo così. Non siamo capaci di dirci di no. È sempre stato questo il nostro rapporto, abbiamo sempre messo l'altro prima di noi stessi».

«E tu perché glielo hai chiesto?»

Abbasso gli occhi e mi torco le mani. Quello che sto per dire è orribile, mi fa vergognare di me stesso, ma ho imparato che col dottor Ferrari non ha senso mentire.

Lui non mi giudica, non è questo il suo compito.
Non è mio padre: lui accetta qualsiasi cosa io dica, anche quelle che per molti potrebbero sembrare agghiaccianti.
Lui è come Domenico.

«Io credo... Credo che non ce la farei a sposarmi, se non fosse accanto a me. Joanna lo sapeva, gliel'ho sempre detto. Quando ci sposeremo deve esserci anche il mio migliore amico, altrimenti non se ne fa niente. Lo so che può sembrare una cosa tremendamente egoista, anzi, forse non lo sembra, lo è e basta».

«Tiziano, tu mi hai raccontato che tuo padre, dopo averti fatto trasferire qui, ha iniziato a inviarti foto di Domenico a Roma. Mi hai detto che lo ha fatto seguire in questi due anni, che ti minacciava facendoti sapere che aveva qualcuno sempre pronto a pestarlo a sangue, come l'ultima volta. Hai detto che una denuncia nei suoi confronti avrebbe messo in serio pericolo lui e tua madre. Sei stato un anno in una casa famiglia in cui, una volta a settimana, un prete veniva per convincere te e gli altri ragazzi di quanto il vostro modo di essere fosse sbagliato, ingiusto, perverso... Puoi fare le sedute con me solo perché hai detto a tuo padre che ti serve un percorso per guarire del tutto. Non so se tutto questo si possa definire egoista».

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