ritorno.

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Note: da un'idea di Ele che wattpad non mi fa taggare, Ele commenta fatti vedere.



Manuel era agitato, visibilmente agitato agli occhi delle persone sconosciute che lo circondavano. Agitato perché erano tre mesi che non vedeva e non toccava Simone, tre mesi che lo aveva lasciato all'aeroporto con la promessa a se stesso di avere le idee più chiare sui propri sentimenti al suo ritorno e la sua agitazione era dovuta proprio a ciò.

Perché Manuel aveva fatto chiarezza, ne aveva fatta anche troppa probabilmente perché era talmente convinto dei propri sentimenti che si era ripromesso di farlo sapere al minore il prima possibile, anche se dopo tutti quei mesi non aveva la minima certezza che i sentimenti dell'altro fossero sempre gli stessi.

Si ritrovò a battere i palmi delle mani sulle proprie cosce sotto al tavolo, per due volte aveva mandato via la cameriera dicendole di star aspettando un'altra persona, ma dopo un quarto d'ora di attesa iniziava quasi a pensare che Simone si fosse scordato di doversi vedere con lui quella sera, che tardi non aveva mai fatto, figuriamoci fare tardi senza nemmeno avvisarlo.
Stava estraendo il telefono dai jeans quando una figura slanciata fece il suo ingresso dalla porta, batté un paio di volte le palpebre per accertarsi che quella non fosse una persona estremamente simile al minore ma che fosse proprio lui e la certezza la ebbe quando dopo essersi guardato un po' intorno puntò gli occhi su di lui e gli sorrise andandogli incontro.

Manuel quel tempo che lo separava dal dover quantomeno aprire bocca per un saluto se lo prese per cercare di mantenere il respiro regolare e per osservare quell'outfit che mai e poi mai avrebbe pensato di vedere addosso a lui. Aveva una giacca di jeans grigia abbinata ai pantaloni e sotto di essa aveva una maglia bianca in cotone che arrivava poco sopra l'ombelico, lasciando scoperta un'abbondante porzione di pelle.

«hey» disse Simone appena lo raggiunse e con un gesto rapido tirò via la sedia da sotto il tavolo e ci si mise seduto, fronteggiando Manuel.
«hey» soffiò piano continuando a far scorrere i propri occhi sulla figura davanti a se chiedendo quando era arrivato a compiere quel cambiamento e cosa lo aveva causato. «hai- da quando hai iniziato a vestirti così?» chiese, si sarebbe aspettato un po' di imbarazzo da parte di Simone, lui invece rise alzando velocemente le spalle e lasciandolo ancora più stupito.
«da un po', non ti piace?»
«no, cioè si ma-» strofinò i palmi sudati sui propri pantaloni. «non me lo aspettavo, però stai bene» sussurrò.
«e tu da quando hai iniziato a farmi i complimenti?»

Manuel per una frazione di secondo pensò che fosse quello il momento per sputare tutto fuori e dire quante cose erano cambiate in lui in quei mesi, perché se Simone aveva fatto un cambiamento prevalentemente esterno, Manuel era cambiato solo ed unicamente all'interno generando una serie di pensieri che in quel momento avevano iniziato a volare incontrollati da una parte all'altra del suo cervello.
Poi però si rese conto che non lo vedeva da troppo tempo e se una sua dichiarazione avesse rovinato tutto preferiva farla più in là con il tempo, così da godersi un po' la sua presenza.

«se vuoi smetto» rispose sorridendo, Simone sorrise a sua volta e si poggiò allo schienale della sedia, scrollando le spalle.
«come vuoi, c'è altra gente che me li fa»

E per la prima volta Manuel lesse uno sguardo sicuro ma soprattutto di sfida su quel volto angelico, questo gli fece contorcere lo stomaco ancora di più rispetto a prima perché si rendeva conto di essere innamorato di qualsiasi versione di Simone, ma quella versione così sicura era arrivata in modo talmente inaspettato che gli aveva mandato in cortocircuito il cervello dopo solo qualche parola.

«si?» Simone annuì giocherellando con la catena attaccata ai suoi pantaloni. «e te fanno lo stesso effetto che te faccio io?» chiese con un sorriso beffardo.

Se un giorno a Roma | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora