Da quando Simone aveva scoperto di Jacopo ogni compleanno gli era sembrato sempre il giorno peggiore dell'anno, pensava costantemente a come sarebbe stato festeggiarlo in due, condividere un giorno così con qualcun altro e più ci pensava più Manuel lo notava.
Proprio per quel motivo il maggiore aveva iniziato a cercare delle soluzioni per rendere i compleanni di Simone meno pesanti, fino a farli diventare piacevoli. Il minore gliene era grato e forse proprio per quel senso di devozione che si scatenava dentro di lui, sentiva il bisogno di rendere i compleanni di Manuel altrettanto piacevoli e per farlo solitamente si impegnava nel comporre un regalo.
In quel preciso istante, infatti, si trovava con la fronte poggiata contro la scrivania di camera sua mentre dalla sua bocca fuoriuscivano dei lamenti non ben identificati. Dante era poggiato da poco allo stipite della porta e lo osservava con sguardo divertito, notando una confusione su quel tavolo che in 19 anni di vita non aveva mai visto.
C'erano pezzetti di legno sparsi ovunque e, nonostante la testa sulla scrivania, Simone ne stringeva tra le mani un paio mentre lo scheletro del regalo giaceva poggiato vicino a lui. Il padre trovava adorabile il fatto che quei due si impegnassero così tanto per rendersi felici a vicenda, era fermamente convinto che il loro fosse amore a tutti gli effetti, ed era altrettanto convinto che con i loro tempi sarebbero arrivati a quella conclusione, nonostante quei tempi sembravano essere più lunghi del consueto.
Intanto si accontentava di vederli farsi del bene perché era la cosa più importante, a prescindere da tutto.
«ti serve una mano?» un lamento più forte lasciò le labbra di Simone che tirò su la testa solo per guardare il padre.
«si»Dante sorrise e si avvicinò a lui, trascinandosi dietro una sedia abbandonata all'angolo della stanza. Quando si posizionò davanti alla scrivania si rese conto del fatto che si trattava solo di assemblare i pezzi già realizzati, quindi si apprestò a sfilare dalle mani di Simone quei due pezzi e a trovare la loro collocazione.
«è un'idea di merda» borbottò Simone mentre teneva in piedi il regalo incompleto, Dante si girò per qualche secondo verso di lui con le sopracciglia aggrottate, poi tornò a posizionare i pezzi.
«perché?» chiese, consapevole del fatto che quei dubbi sulla bellezza del regalo fossero dovuti solo alla paura di non trasmettere quanto amore provasse per Manuel.
«che gliene frega a lui di un modellino di paperella?» si lamentò.Dante si assicurò che il sellino fosse incollato in maniera stabile e si girò verso Simone che fissava quei pezzi di legno con una chiara delusione negli occhi, il problema di quel volersi fare del bene, forse, era proprio quello. Ogni volta entrambi si struggevano per giorni con la paura di non realizzare qualcosa abbastanza bello, ma non si rendevano conto del fatto che volessero entrambi la stessa cosa, ovvero qualcosa, qualsiasi cosa, che gli facesse sapere che c'erano l'uno per l'altro.
«tu perché glielo stai facendo?» Simone giocherellò un po' con la ruota del modellino prima di rispondere.
«perché è come regalargli una cosa importante per me» Dante sorrise e gli posò una mano sulla spalla.
«gli piacerà»Simone abbozzò un sorriso e riportò lo sguardo sulla moto, determinato a finirla con la consapevolezza che se avesse fallito nella sua riuscita si sarebbe rifatto nei prossimi compleanni.
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«quella è Orione»
«ma che Orione Simò! So troppe poche stelle pe esse Orione»
«oh guarda! È Orione!»Erano sdraiati nel giardino di Villa Balestra da un paio d'ore, Manuel aveva deciso di aspettare la mezzanotte del duo compleanno così e nonostante il freddo invernale Simone aveva deciso di accontentarlo preparando un paio di coperte sotto le quali erano sdraiati in quel momento.