«Hai preferenze per il panino?»
Simone non si accorge nemmeno di quelle parole, preso com'è a fissare Manuel con il Tevere alle spalle e la città silente ma al contempo illuminata, viva. Esattamente come si sente lui in quel momento.
«Simone?»
«S-scusa, dimmi.»
«Come vuoi il panino?»L'ultima cosa a cui Simone pensa è il panino. È più concentrato sul modo in cui gli occhi di Manuel brillano, illuminati dalle luci della città.
Forse brillano anche di più.
Forse è completamente impazzito.«Mortadella?» esclama, titubante, ma Manuel annuisce per poi procedere con l'ordinare una cosa totalmente diversa.
Aggrotta la fronte, decide di raggiungerlo, gli cinge un braccio con la mano. «E la mia mortadella?» domanda, col tono di un bambino capriccioso.
Manuel ridacchia. «Ho pensato di farti assaggia' il mio preferito.» spiega, guardandolo dritto negli occhi.
È una sensazione della quale Simone non riesce a liberarsi quella di sentirsi unico al mondo quando l'altro lo scruta così intensamente. E gli piace maledettamente.
«Sarebbe?» chiede, fingendosi irritato.
«Salsiccia, provola e melanzane.»Simone ride, scuote il capo. «Sarebbe particolare Manu?» si lascia sfuggire.
«E certo che è speciale, perché te c'ho portato io.» ribatte il maestro, serio.
«Cos'è? Un modo per festeggiare i tuoi successi?» chiede il modello, per celare quella che sarebbe stata la sua vera domanda.
Ci porti tutti o ci hai portato solo me perché sono speciale per te?
«Più un modo pe' conquista'.» lo rimbecca però Manuel, rifilandogli un occhiolino.
Quello che però doveva essere un chiaro tentativo di flirtare spudoratamente sembra sortire l'effetto opposto perché Simone fraintende tutto.
«Ah quindi qua ci porti le ragazze quando vuoi scopare un po', ho capito.» afferma, piccato, distogliendo lo sguardo.
Non ha alcun diritto di pretendere che Manuel possa essere interessato a lui. Dopotutto non avrebbe dovuto perdere la testa per il suo maestro. Si sarebbe dovuto sforzare per mantenere quel rapporto strettamente professionale.
Proprio mentre sta riflettendo su tutti i suoi errori sente una mano afferrargli il polso.
È Manuel che «Simone.» sussurra.
«Sei il primo che ci porto.»
E Simone sposta lo sguardo tra la mano che gli riscalda la pelle e gli occhi che lo fissano sinceri, e alle spalle di Manuel c'è il piccolo chiosco con i panini e sono al centro di Roma e chiunque potrebbe vederli sebbene siano quasi le due di notte, e si conoscono da soltanto un mese e —
E Manuel si sporge e lo bacia, prima che riesca a farlo lui, sorprendendolo con la bocca schiusa, tanto che resta per qualche secondo impietrito.
In realtà resta fermo, immobile per più di qualche secondo, tanto che Manuel stesso si allontana e lui riesce a vedere il panico nei suoi occhi, il terrore di aver appena rovinato ogni cosa.
Gli concede qualche istante, allora, prima di tirarlo per il colletto del cappotto e baciarlo a sua volta, con foga.
Fa tanto freddo, dopotutto è Novembre, eppure Simone non ha mai sentito così caldo, non crede di aver mai sentito così caldo come in quegli attimi in cui si sente il petto andare a fuoco. È abbastanza certo di avere delle fiamme tra lo stomaco e il cuore.
