Capitolo 8

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Minako si avvicinò circospetta alla radura indicatagli.
Lo spiazzo ospitava un laghetto, anzi uno stagno, che all'apparenza sarebbe potuto sembrare innocuo.
Probabilmente era proprio questa sua caratteristica ad aver ingannato tanti viaggiatori.
Era un compito complesso, moralmente, psicologicamente e fisicamente ed era per questo che Etsuki l'aveva affidato a lei, la sua tsuguko, e non a uno spadaccino a caso.
Minako fece qualche passo nello spiazzo erboso.
Estrasse la katana dal fodero e l'allungò davanti a sé.
La lama rosea rifletté la luce lunare, mandando un lampo alla ragazza.
Minako, imperterrita, fece ancora qualche passo fra l'erba e, arrivata in prossimità della sponda dello stagno, prese un respiro profondo.
Immerse la punta della katana nella superficie.
L'acqua marroncina avviluppò il ferro e i licheni sulla superficie si fecero distruggere dalla lama.
Minako sospirò.
Si aspettava una reazione dal laghetto, adesso le era venuto il dubbio di aver sbagliato destinazione.
Estrasse la punta della katana e il respiro le si mozzò di colpo.
Dalla lama gocciolava un liquido denso e rosso, familiare alla ragazza.
Sangue.
Non sarebbe dovuto essere lì, ma era sicuramente il segnale che era nel posto giusto.
La superficie dello stagno ebbe un sussulto e poi cominciò a bollire.
Minako indietreggiò fino al limitare della radura.
Il colore dell'acqua cambiò dal marroncino al rosso e, all'improvviso, una strana forma comparse al centro del laghetto.
Era tondeggiante, sembrava fatta dello stesso sangue del lago.
La ragazza rimase a guardarla per qualche istante, affascinata e intimorita.
La cosa si sollevò dall'acqua, arrivando a quasi due metri di altezza.
Vibrò.
Un urlo agghiacciante e altissimo distrusse i timpani della ragazza, le frantumò i capillari, facendole zampillare il sangue dal naso, dalle orecchie e da un lato della bocca.
Facendo leva sull'istinto di sopravvivenza, Minako si girò di scatto e scappò nella foresta.
Il coso continuò a urlare e il dolore che provava la ragazza in quel momento non accennava a diminuire nonostante si stesse allontanando.
La vista le si cominciò ad offuscare e sentì il corpo alleggerirsi.
Incespicò, stordita, e andò a sbattere contro un albero.
Si accasciò lentamente, lasciando il segno delle sue unghie sulla corteccia.
Si mise la mani sulle orecchie, tentando di attutire quel suono.
                                 ≈
"Non puoi aspettarti che la situazione cambi se tu per prima non ti impegni a cambiarla" disse Etsuki.
Minako, legata com'era, non trovava divertente gli pseudo-enigmi della bionda.
Era inverno, faceva freddo.
Erano dentro una specie di capanna nel giardino di Etsuki e la mora era stata legata per i polsi al soffitto.
Si sarebbe dovuta liberare, ma non aveva abbastanza forza nelle braccia per fare qualcosa.
Etsuki la guardò dall'uscio scuotendo la testa.
"Forse hai solo bisogno di motivazione" mormorò "E quale motivazione migliore del dover sopravvivere esiste?"
"Non sono in punto di morte" rispose piccata Minako.
Etsuki si avvicinò a dei tronchi messi in verticale ai lati della stanza.
"Non ancora" disse.
Con un dito spinse giù i tronchi.
Cominciarono a cadere contro la mora, che ebbe uno spasmo e si ritrasse.
"Tranquilla" disse Etsuki in tono mellifluo "sono vuoti e quindi non ti dovrebbero fare così male"
Questo dato non rassicurava affatto la ragazza, perché erano pur sempre tronchi.
Uno di loro colpì Minako alla coscia, lasciandole un'abrasione sotto il pantalone.
Gli altri continuavano a cadere e la ragazza tentava di scansarli alla bell'è meglio.
Li spingeva via a calci, quelli che le arrivavano troppo vicino, e gli altri li evitava raggomitolandosi.
"Signorina Etsuki, per favore mi aiuti!" Esclamò la ragazza.
Non aveva ferite gravi, questo era vero, ma le braccia stavano per cederle e le sensazioni che provava, di pericolo e soprattutto di disperazione, erano più opprimenti dei tronchi che cadevano.
La bionda si appoggiò di nuovo sull'uscio della porta della capanna, e rimase a fissarla.
"Devi fare da te, Minako." Disse "Ingegnati, trova una soluzione."
Minako si guardò intorno.
I tronchi, per effetto della gravità, erano inaffrontabili.
Anche se fosse riuscita a respingere uno, gli altri le sarebbero comunque caduti addosso.
Doveva togliersi da lì, invertire la situazione e uscirne quanto più integra possibile.
Si guardò i polsi.
Erano legati con una bella corda rossa, non sarebbe riuscita a sciogliere il nodo.
La corda era legata a un gancio piantato in una trave di legno del soffitto.
Non sembrava essere così tanto resistente.
Minako ebbe un'idea.
Si diede lo slancio con le gambe, contemporaneamente si tirò su con le braccia e il risultato fu quello di ritrovarsi raggomitolata sul soffitto.
Con uno strattone delle braccia e delle gambe si diede la spinta e il gancio si staccò dalla trave.
Minako cadde e si rialzò subito, lanciandosi fuori dalla capanna.
"Fatto." Disse a denti stretti, rivolta a Etsuki.
"Non era esattamente questo quello che dovevi fare" rispose lei  "però ha funzionato comunque quindi va bene."
                               *
Cos'aveva fatto quella volta che ora non le veniva in mente?
Era scappata, esattamente come in quel momento, eppure gli esiti erano stati diversi.
Non doveva combattere quel coso, la sua missione era solo quella di raccogliere informazioni in merito.
Ma se non l'avesse ucciso, sarebbe morta lei lì.
Con le ultime forze rimaste, si puntellò sui gomiti e riuscì a tirarsi sù.
Si mise a correre verso il coso, pensando velocemente.
Quella era una kekkijutsu quasi sicuramente.
Probabilmente il demone originale non era neanche lì.
Che Kata usare contro un coso così?
Sembrava troppo denso per esser tagliato da una katana, almeno non con un Kata orizzontale come quelli che usava per decapitare.
Gliene serviva uno di affondo.
L'8° Kata, Nymphea Candida, si prestava perfettamente al compito.
La ragazza si avvicinò velocemente al coso, resistendo all'impulso di svenire o vomitare o entrambe, e spiccò un salto, caricando tutte le forze rimaste in quel movimento.
"8° Kata, Nymphea Candida!" Si urlò mentalmente.
La lama trafisse la sfera e quella si sciolse.
Minako ricadde nel laghetto.
Si guardò intorno, sollevó un braccio ricoperto di fango e sangue.
Anche il resto del suo corpo era sporco.
Sentiva la testa pulsare e di colpo sentiva freddo.
Doveva trovare riparo al più presto.

Tanjiro cominciava a pensare che Zenitsu fosse un opportunista.
Prima si arrabbia perché parla con Minako, che, oh mio Dio che cosa davvero insolita, è una ragazza.
Poi è gentile con lui dopo aver conosciuto Nezuko.
Coincidenze?
Tanjiro non credeva.
Anche adesso che lo guardava rincorrere la sorella per casa gli dava sui nervi.
Zenitsu rischiò di urtare la signora della casa del glicine, che per qualche motivo stava uscendo nel giardino.
Lui la osservò per qualche istante avvicinarsi alla porta della recinzione, per poi aprirla.
La signora si ritrovò davanti Minako, sporca di fango e sangue, che sembrava reggersi sulle gambe per pura fortuna.
La ragazza mormorò qualcosa che non arrivò alle orecchie del ragazzo, poi svenne.

Il petto della mora si abbassava e si alzava regolarmente.
Dormiva in una stanza silenziosa e buia, dopo la visita del dottore.
La febbre non è tanto alta, aveva detto lui, ma è comunque meglio se riposa.
Era una parte dell'abitazione dove normalmente non passava quasi nessuno, ma Tanjiro si era imbattuto negli shojī semi-chiusi e aveva deciso di vedere se lei stesse bene.
E adesso non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Il suo sguardo vagava dal volto delicato e tranquillo al suo petto, sul quale si vedevano le due collinette dei seni nascosti sotto il kimono celeste, alle braccia appoggiate sul ventre, alle gambe sotto le coperte.
La trovava davvero bellissima, quasi eterea.
I capelli le erano stati sciolti, per cui formavano una pozza scura attorno al suo volto.
Voleva avvicinarsi e osservarla, ma sapeva di non poterlo fare.
E poi, se qualcuno lo avesse beccato a sistemarle i capelli o rimboccarle le coperte cosa sarebbe successo?
Avrebbe sicuramente pensato che fosse una cosa losca, e Tanjiro non voleva che la ragazza venisse coinvolta in una situazione imbarazzante come una litigata su cosa ci facesse lui nella sua stanza.
Sospirò e la guardò per un'ultima volta, poi si allontanò dalla sua camera.

ΠΠΠΠΠ

I'M BACK
Dichiaro ufficialmente ricominciata questa cosa, qualunque essa sia.
Scusate per la beh ehm lunga attesa.
Spero che almeno questo capitolo vi sia piaciuto, ma il prossimo non so' quando uscirà perché sapete che io e la procrastinazione siamo besties.
ADIEU 🖖

For a Safe World || Tanjiro × ocDove le storie prendono vita. Scoprilo ora