Jimin si svegliò lentamente, sentendo chiamare il suo nome come da molto lontano. Il braccio di San era poggiato per traverso sul suo petto e sembrava pesante come piombo.
Lo spinse via, e l'alpha si girò sul dorso, liberandolo dal suo scomodo abbraccio. Jimin si voltò un istante verso quell'uomo e notò come nel sonno il volto di San apparisse innocente. Tutta la violenza e l'odio erano ben nascosti, ma Jimin ricordava fin troppo bene quelle mani su di lui e il suo corpo muscoloso che lo schiacciava tra le coperte, il suo odore pungente,...
Inevitabilmente quando lo guardò e i dolci lineamenti del viso di Jimin furono alterati dalla smorfia di disgusto e disprezzo per ciò che quell'Alpha gli aveva fatto.
Adesso doveva anche preoccuparsi dell'eventualità di dover partorire suo figlio.
Jimin scosse la testa, cercando di scacciare i pensieri che lo torturavano."Jimin," chiamò ancora la voce.
Intorpidito si voltò e incontrò lo sguardo apprensivo della madre.
"Dobbiamo sbrigarci. Non abbiamo molto tempo." mormorò Wang Lin porgendo una tunica di lana al figlio "Dobbiamo andarcene subito, mentre le sentinelle sono ancora addormentate. Muoviti ti prego. Ti prego."
Jimin avvertì il fremito di terrore nella voce della madre, ma nessuna emozione si agitò nel suo. Era insensibile a qualunque sentimento.
"Se vogliamo scappare, dobbiamo muoverci" insistette implorante. "Andiamo, prima che si sveglino. Per una volta, Jimin, pensa alla nostra salvezza."
Jimin si alzò faticosamente dal letto, stanco e dolorante, si infilò la tunica, senza badare al pizzicore della lana a contatto della pelle nuda. Si gettò uno sguardo furtivo oltre la spalla, temendo di aver svegliato l'alpha, ma questi continuava a dormire tranquillamente.Senza dubbio la vittoria riportata a sue spese lo aveva decisamente addolcito.
Il castano si voltò e andò alla finestra, scostando le tende con un gesto impaziente. Nella luce fredda dell'alba il sole nascente appariva terribilmente pallido e smunto. Con uno scatto si sedette su uno sgabello e cominciò a raccogliersi i capelli, sciogliendone i nodi con le dita, ma si interruppe bruscamente al ricordo delle lunghe, scure dita di San dolorosamente ancorate alla sua testa. Reprimendo un brivido gettò in dietro i capelli facendoli ricadere liberamente sulla schiena fino alla cintura, e attraversò la stanza a grandi passi fermandosi di fronte alla madre.
"No, mamma," disse con fermezza. "Non scapperemo oggi. Non lasceremo papà lá fuori, preda dei corvi e dei lupi."
Senza aggiungere altro, Jimin lasciò la stanza.
Alla vecchia Luna non restò altro che seguire il figlio al piano inferiore, arrancando faticosamente tra i corpi dei soldati Jeoson che, dopo fiumi di alcool, erano caduti svenuti e completamente ubriachi sul pavimento.
Davanti a lei, Jimin si muoveva silenzioso e leggero come un fantasma.
Con un notevole sforzo Jimin spalancò il pesante portone squarciato, per poi fermarsi barcollante, quasi soffocato dal gran fetore della morte.
Con uno sforzo di volontà riuscì a trattenere i conati, e avanzò incespicando tra i corpi esanime fino a raggiungere quello di suo padre.
Il Primo Alpha giaceva supino su quel suolo che aveva tanto amato, le braccia spalancate, con la spada stretta in pugno, le sue labbra ancora atteggiate a una sprezzante smorfia di sfida.
Mentre lo guardava, una singola lacrima gli rotolò lungo la guancia. Era morto con onore, così come era vissuto. Servendo la propria terra e il proprio branco.
Ed in quel momento il giovane Omega realizzò che gli sarebbe mancato tutto di suo padre, la gentilezza, le risate, gli abbracci e persino i suoi sguardi obliqui e gli scoppi d'ira.Wang Lin lo raggiunse e si appoggiandosi al figlio, abbassò gli occhi sul corpo del marito ed emise un lungo rantolo.
"Amore mio, non è giusto che tu abbia dovuto abbandonarci così, mentre quei bastardi derubano la nostra casa e molestano nostro figlio!" Wang Lin cadde in ginocchio e afferrò la corazza del defunto marito come per sollevarlo, ma le forze le mancarono e si accasciò su di lui, singhiozzando "Che cosa farò? Che cosa farò?"
Jimin si chinò sul corpo inerte del padre e gli tolse di mano la spada, poi lo prese per le braccia, cercando di trascinarlo in un luogo più morbido dove riposare.
Sua madre afferrò l'altra mano, ma solo per sfilare il grosso anello con sigillo dal dito contratto.
Avvertendo un rimprovero nello sguardo di Jimin, alzò gli occhi e piagnucolò: "È mio! Fa parte della mia dote! Guarda, ecco lo stemma di mio padre." Wang Lin sventolò l'anello davanti al figlio "Ho il diritto di tenerlo."
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La Bestia
FanfictionCorea del Sud. Uno è il bellissimo e testardo figlio del Capo Alpha dei branchi di Geun, l'altro é la Bestia che l'ha fatto schiavo e prigioniero: un valoroso guerriero dedito all guerra fedele al Primo Alpha del Nord. L'unico sentimento che uno s...