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🌸🌸🌸Benvenuti nella serra🌸🌸🌸
Ciao Fiori!!!
Ecco a voi il capitolo 24 su 25+Epilogo.
Spero siate pront*
Stellina, commento e pazienza per eventuali sbagli ma non ho rivisto!!!
XOXO
ViAnDaNt



























Gli ultimi raccolti erano ormai giunti al termine e le gelide notti di ottobre avevano privato la foresta delle sue vivaci tinte autunnali, gettando sulla terra la sua coperta invernale fatta di bruna. 
Dal giorno della caccia al cinghiale, Somi sembrava aver esaurito le cattiverie  per Jimin. Con gran stupore di tutti, teneva a freno la lingua, ed a volte riusciva persino a essere gradevole. Ora scendeva in salone per i pasti, e passava molto tempo seduta a ricamare, ascoltando quietamente la conversazioni che si svolgevano attorno a lei.

Taemin e Whee-in erano figure familiari a tutti, ma ogni volta che si incontravano finivano per punzecchiarsi.
Sembrava che nessuno dei due potesse far nulla senza essere colpito  dai commenti dell'altro. Ormai le loro zuffe erano tanto rinomate che i bambini accorrevano appena sentivano le loro voci alzarsi e si divertivano a scimmiottarli ed imitarli.
Con la sua abilità in materia, Whee-in era diventata un'autorità per quel che concerneva il cibo e la sua preparazione. Nei momenti liberi prendeva lana e lino e si dava da fare a imparare l'arte della tessitura e del cucito, e si dedicò perfino, e con buoni risultati, all'apprendimento dell'antica lingua del Nord.
Fu con gran gioia di Jimin che la madre cominciò a lavarsi regolarmente e a indossare vestiti ordinati.
Quando si sentiva abbastanza sicura, si avventurava fuori della sua casupola per andare a giocare con Eunwoo, e a ogni visita gli portava un giocattolo che aveva fatto con le sue mani usando avanzi di stoffa o lana. Una volta si azzardò persino a sedersi accanto a Jimin e restò in silenzio a guardare il piccolo attaccato al biberotto. Non parlava mai, ma di giorno in giorno tornava a essere la Wang Lin di Gungnae di un tempo.
Il piccolo Eunwoo aveva la carnagione di Jimin, ei suoi inizialmente scuri capelli si schiarirono di un caldo color castano chiaro. L'unica ombra in quei giorni sereni fu il fatto che Jungkook si tenesse alla larga dal bambino, e paresse considerarlo un prezzo necessario per godere della compagnia del marito. Tuttavia, il bimbo prosperava grazie all'amore materno, e Sunmi, Yuna e anche Chang-wook si accorsero che non richiedeva molte attenzioni da parte loro.

**********


I giorni passarono e le notti si fecero più fredde; i granai si riempivano ed il muro di cinta della nuova Casa dell'Alpha era pressoché completato. Solo l'edificio centrale procedeva a rilento. Gli enormi blocchi di granito venivano trasportati dalla cava e misurati con cura, poi venivano foggiati a dovere e issati al loro posto per mezzo di robuste corde tirate da cavalli.
Poi, durante uno dei primi giorni di novembre, giunse un messaggero con notizie che fecero rabbuiare il volto di Jungkook. I piccoli branchi ribelli del profondo Sud avevano stretto un accordo con i signori spodestati dell'ovest. Le loro truppe erano sbarcate sulle bianche scogliere e avevano marciato verso le città dell'ovest per strapparla agli uomini di Kim Namjoon, ma erano stati bloccati dalla Casa dell'Alpha che il re aveva ordinato di costruire sopra i dirupi. Kim Namjoon stava scendendo dal Grande Nord al profondo Sud per stroncare la ribellione alla fonte, ma il Gun del Sud era fuggito e aveva raggiunto i branchi del profondo Sud per fomentare l'insurrezione al nord del paese.

Ma la notizia più preoccupante fu che dalle forze ribelli si erano staccate bande che erano fuggite nell'entroterra e avanzavano devastando le terre per rappresaglia, e presto avrebbero potuto arrivare a Gungnae.
Kim Namjoon non poteva inviare rinforzi al momento, ma ordinò a Jungkook di tenersi pronto a difendere le sue proprietà e, se possibile, chiudere la ritirata ai nemici.
Jungkook studiò la situazione e le proprie risorse, e senza indugio mise tutti al lavoro. Per il momento il Casa dell'Alpha sarebbe stato utilizzato così com'era, perché c'erano cose più urgenti di cui occuparsi, adesso.
I terreni dovevano essere spogliati in modo che le bande ribelli non potessero trovarvi sostentamento. Le mandrie di capre, maiali, pecore e bovini sarebbero state tenute negli immediati dintorni della fortezza. I granai e i magazzini dovevano essere svuotati, e il loro Contenuto trasferito nelle enormi cantine delle Casa dell' Alpha, a cominciare da Ungjin, che essendo più lontano, era più difficile da difendere; poi, se il tempo lo avesse consentito, si sarebbe pensato anche a Gungnae.
Mentre Jungkook e i cavalieri avrebbero pattugliato la zona per evitare che un attacco li cogliesse alla sprovvista prima che tutto fosse pronto, gli uomini dei villaggi avrebbero dovuto costituire lae forze di difesa della Casa dell'Alpha di Gungnae.
Il compito di provvedere alla loro organizzazione, in assenza di Jungkook, sarebbe stato affidato a Cha e Chang-wook.
Pianificata la linea d'azione, si diede il via ai lavori.
Così cominciò un continuo andirivieni di carri, cavalli e muli che facevano la spola tra Ungjin e Gungnae, caricando le scorte dai villaggi e scaricandole alle due Casa dell'Alpha. Gli oggetti di valore vennero registrati sui libri di Taemin e poi depositati in un sotterraneo.
Le fattorie isolate vennero evacuate, e gli occupanti si trasferirono al Casa dell'Alpha . Gli omega andarono alla palude a tagliare rami diritti di salice e tasso e li portarono nel cortile, dove gli uomini ne fecero archi, frecce e lance.
Grandi barili di fanghiglia nera e odorosa vennero portati dalle paludi ai bastioni del Casa dell'Alpha . Era una materia facilmente infiammabile, e una volta che le si fosse dato fuoco si sarebbe potuta versare addosso agli assalitori. Il martello di Dae-Jung risuonò giorno e notte mentre lui e i suoi figli foggiavano punte per lance e frecce e rozze ma efficaci spade.
Ognuno lavorava.
Ognuno era necessario.
Jimin ammassò drappi e teli di lino e si accertò che i magazzini e le stalle della Casa dell'Alpha erano ancora semivuote nonostante avessero già accolto tutti i beni di Ungjin, ma erano state progettate per serbare scorte per parecchi anni, e quel che c'era sarebbe bastato per sostentare la gente di entrambi i possedimenti per l'inverno e oltre.
Infine i guai arrivarono.
Un alto pennacchio di fumo si levò vicino a Ungjin, e Jungkook uscì con i suoi uomini ad affrontare il nemico. Poco distante da Gungnae incontrò una colonna di gente che aveva rifiutato di lasciare il villaggio, e ora era stata scacciata dalle sue case da questi nuovi invasori. Jungkook venne così a sapere che una piccola banda di cavalieri e arcieri era entrata nel villaggio alle prime luci del giorno; gli abitanti avevano cercato di difenderlo, ma erano stati messi in fuga senza molte difficoltà. I nemici avevano dato fuoco alle abitazioni, e sembravano più interessati alla distruzione del borgo che al suo saccheggio.
Il vecchio mistico Choi Zhu era in coda alla processione, con un carretto su cui aveva caricato il suo inseparabile Lunare d'oro e altre reliquie sacre. All'avvicinarsi di Jungkook, il mistico si fermò e si terse la fronte.
"Hanno dato fuoco al mio tempio," disse con voce tremante. "Non hanno risparmiato nemmeno la casa della Dea! Sono ancora peggio degli Isolani: quei ladri cercavano un buon bottino, ma questi briganti vogliono solo distruggere."
Jungkook scrutò in direzione di Ungjin, schermandosi gli occhi con la mano. "Se sopravviveremo, buon Mistico, potrai avere il vecchio tempio di Gungnae per le tue funzioni. Dovrebbe essere un buon posto per attendere il giorno del giudizio.
Il monaco mormorò i suoi umili ringraziamenti e si chinò di nuovo sul suo carretto, e Jungkook ordinò a Kawasa di prendere con sé qualche uomo e scortare la gente fino a Gungnae.
Quando Jungkook arrivò a Ungjin, la città era ridotta a un cumulo di rovine fumanti. Alcuni corpi giacevano a terra; quelli di chi aveva cercato di difendere la propria casa e non era riuscito a fuggire abbastanza velocemente.  Il suo volto si incupi, e ripensò al giorno in cui aveva visto un villaggio dov'erano appena passati il suo cuore si fece di pietra. Chi aveva devastato questo avrebbe sicuramente pagato per il suo misfatto, anche se avesse dovuto inseguirlo fino ai confini del mondo.
Con cuore pesante, fece segno ai suoi uomini di seguirlo e tornò verso Gungnae. Entrando nel Casa dell'Alpha trovò Jimin e Chang-wook ad attenderlo, e rispose quietamente al tacito interrogativo dei loro occhi ansiosi.
"I ribelli se n'erano già andati, ma temo che li rivedremo presto. Hanno trovato ben poco a Ungjin, e non credo che se la stiano passando molto bene: uno di loro è stato ucciso col suo cavallo, ed entrambi erano piuttosto scheletrici. Non potranno andare lontano, se non troveranno da mangiare per sé e per i loro cavalli."
Chang-wook assentì.
"Già. Lasceranno pascolare i loro cavalli nelle nostre fertili terre e poi si procureranno selvaggina finché saranno soddisfatti tersi in marcia. Dovremo stare attenti, se non vogliamo che trovino più comodo servirsi dalle nostre greggi."
Jimin ordinò di portare la colazione a Jungkook, e Chang-wook si sedette con lui a tavola per continuare la discussione. Whee-in servi un grande piatto di carne e pane, poi tornò in cucina a prendere bicchieri di Soju. Una ventata d'aria fredda entrò nel salone quando Yoongi fece il suo ingresso e raggiunse gli altri al tavolo. Senza complimenti, afferrò un cosciotto di montone e lo divorò in un baleno, innaffiandolo con del Soju. Un attimo dopo il portone si aprì di nuovo ed entrarono i tre cavalieri. Anche loro si sedettero a tavola e attaccarono con gusto il cibo rimasto, tracannando Soju a volontà. Jungkook rimase a guardare il piatto vuoto davanti a sé con aria perplessa.
"Anche se io fossi il re, amici cari, temo che morirei lo stesso di fame con voi come compagni."
Il suo commento suscitò la scrosciante ilarità degli uomini, e Jimin, ridendo, ordinò di portare altro cibo.
Le risate attirarono Somi, che scese in salone per unirsi agli altri, nonostante avesse già mangiato. La sorella di Jungkook si sedette a ricamare, com'era divenuta sua abitudine, e sembrò gradire la compagnia. Presto arrivò anche Taemin, un po' pallido e tirato. Si lamento della mole di lavoro che gli era capitata tra capo e collo con quel pasticcio, e alzò la mano destra contraendo le dita come se fossero deformate.
"Guardate qua!" esclamò. "Mi è venuto un crampo a forza di tenere in mano la penna tutto il santo giorno per apportare modifiche e correzioni ai miei registri.
Gli altri scoppiarono a ridere alla sua battuta, ma poi Taemin si fece serio e si rivolse a Jungkook.
"È stato con dolore che ho registrato la morte di otto abitanti di Ungjin," disse tristemente, e il salone si fece silenzioso. "Li conoscevo tutti. Erano amici. Vorrei mettere da parte i miei libri per un po' e unirmi a voi nella caccia a quei bastardi."
"Sta' tranquillo, Taemin," replicò Jungkook. "Ci penseremo noi ad assicurarli alla giustizia. Tu sarai di maggiore utilità restando qui a cercare di mettere un po' d'ordine in tutta questa confusione."
Si rivolse agli altri e parlò con più fermezza, esponendo i suoi piani.
"La vigilanza sarà organizzata come prima, con il sistema degli specchi. Chang-wook," si rivolse al vecchio Gunin, "scegli gli uomini che conoscono già i segnali e falli nascondere nei boschi e sulle colline. Dovranno uscire stanotte per essere pronti alle prime luci dell'alba." Poi spostò lo sguardo sui cavalieri Joseon. "Noi ci terremo pronti a uscire in caso i ribelli si mostrino di nuovo. Quando usciremo, ci terremo in contatto con questa Casa dell'Alpha con i soliti segnali per comunicare la nostra posizione e venire informati su quella di quei vandali. Cha, tu resterai qui e continuerai a occuparti dell'approntamento delle difese del Casa dell'Alpha contro possibili attacchi. A proposito, i lavori procedono bene?"

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