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🌸🌸🌸Benvenuti nella serra🌸🌸🌸

Ciao Fiorellini!
Miracolosamente oggi ho lascito il lavoro quasi ad un orario decente...
Così  ho pensato

- Se pubblicassi il capitolo dell'altroieri e non domenica...domenica potrei dormire beatamente!!!-

Che dire la mia passione per il sonno è  infinita e dopo attenta e profonda riflessione ...
TA DAAA ECCO A VOI IL CAPITOLO 3!!

Comunque farneticazioni, deliri e sproloqui a parte, scusate il ritardo! Spero vi piaccia, anche se non mi convince molto.
Solita storia  e solite raccomandazioni.
Stellina e commentino divertente e costruttivo sono ben accetti!

XOXO 
ViAnDaNt





























I pochi uomini di Gungnae che erano stati fatti prigionieri vennero liberati dopo aver passato la notte all'aperto legati ad un palo di legno. Infreddoliti e storditi dalla sconfitta del giorno precedente, ora si guardavano attorno sperduti. Alcuni omega li raggiunsero nel cortile portando cibo e acqua, e quelli che trovarono i loro mate scoppiavano  in pianti di gioia che cozzavano  con le grida straziandi di quegli omega che giunti nel cortile trovavo solo la brutale consapevolezza di aver perso il compagno.
I primi asciugavano le lacrime,  rifocillavano e riportavano a casa i loro compagni.
Chi invece riconobbe tra i morti i loro compagni, fidanzati o mariti, restarono ad assistere in silenzio alla loro sepoltura. Altrei ancora cercarono inutilmente i loro cari tra i vivi e i morti, e si chiesero se li avrebbero più rivisti.
Jimin seguì la dolorosa scena dal portone della Casa dell'Alpha. I caduti furono sepolti dagli schiavi di Ungjin, che lavoravano lentamente sotto la guida di due fidati uomini di Jungkook. Sentendoli parlare, Jimin aveva appreso che un altro Gunin Alpha Joseon era rimasto a Ungjin con alcuni uomini per mantenere la pace.

Wang Lin, col viso devastato dalla sofferenza, si diresse con passo malfermo alla tomba sotto la quercia e vi gettò sopra una manciata di fiori autunnali, poi si accucciò a terra e, in lacrime, prese a gesticolare come se stesse parlando con il marito..

Il padre di Jimin aveva sessantacinque anni quando era morto, e la madre solo cinquanta. Nonostante l'uomo cominciasse a invecchiare quando la moglie era ancora nel fiore della femminilità, l'amore che li univa aveva reso luminosi e felici i loro giorni. Jimin aveva avuto un fratello maggiore ma lo ricordava appena: era morto quando era ancora piccolo durante un'epidemia che aveva colpito i branchi all'intorno. Da allora i suoi genitori avevano riversato su di lui tutto il loro affetto, e la Casa dell'Alpha era stato un luogo d'amore e pace, lontano dalle scorrerie dei conquistatori che si riversavano sui territori limitrofi come le maree. Park Do era un uomo saggio e aveva guidato il suo feudo attraverso una moltitudine di sovrani. Ora, però, sembrava che la distruzione della guerra fosse calata su Gungnae

La Luna, stanca e sola più che mai, si alzò faticosamente e, torcendosi le mani, vagò sguardo colmo di disperazione tutt'attorno, poi con passo lento si avviò verso il Casa dell'Alpha, come se fosse restia a incontrare le persone che sembravano scaturire da ogni angolo della sua dimora. Molti componenti del branco l'avvicinarono per chiederle conforto e assistenza, come avevano fatto per anni, senza badare a quanto fosse sconvolta lei stessa.
Wang Lin le ascoltò per un po', fissandole vacuamente da sotto le palpebre gonfie. Guardandola, Jimin rabbrividì e si lasicò sfuggire un singhiozzo; sua madre, una volta tanto bella e regale, ormai sembrava più una povera ebete che la Luna del Branchi.
Wang Lin prese ad agitare le mani come se non potesse più sopportare le lamentele delle persone e iniziò a gridare.
"Andatevene! Lasciatemi in pace! Ho già abbastanza guai. Il mio Park Do è morto per voi, e adesso accogliete i suoi assassini con nulla più che un paio di sguardi torvi. Sì! Li avete lasciati entrare nella Casa dell'Alpha, violentare mio figlio, derubarci di tutto... via! Andate via!"

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