L'avvicinarsi dei Joseon a cavallo fu annunciato dalla sentinella di vedetta subito dopo il canto del gallo.
Jimin si affrettò a vestirsi, sperando che fosse finalmente arrivato un messaggero a portare notizie di Jungkook, ma restò deluso quando, scendendo in volata le scale, trovò San a scaldarsi davanti al camino. Con lui c'erano Zithao e altri due Joseon, ma a una sua parola si eclissarono prontamente.
San si era liberato del suo mantello di lana e dintutte le sue armi, restando in tunica e calzamaglia di lana, ma aveva ancora la grande spada appesa al fianco.
Si voltò a guardare Jimin, e contemplò con un sorriso i suoi capelli sciolti e i piedi nudi. Nella fretta di scendere, aveva tralasciato di indossare le calzature, e ora il freddo del pavimento di pietra lo spinse ad avvicinarsi al camino. I cani guairono e strattonarono i loro guinzagli, chiedendo di essere liberati.
Jimin, senza rivolgere uno sguardo a San, li sciolse uno per uno e li fece uscire. Alla fine si mise a sedere davanti al fuoco e guardò in faccia Alpha Joseon, del tutto consapevole di essere solo con lui nella Casa dell'Alpha.
Yoongi e Chang-wook erano andati a caccia, e Somi non si era ancora alzata. Perfino i servi si erano affrettati a procurarsi qualche urgente mansione che li tenesse occupati altrove, pur di evitare quel Alpha Joseon che, non potevano certo dimenticarlo, era stato responsabile dell'orribile morte di tanti loro familiari e amici.
Jimin gli parlò con calma freddezza.
"Non ci sono più guerre da combattere, Gunin, o è proprio perché ce ne sono che sei tornato? Immagino che questo posto sia un rifugio più sicuro dell'accampamento di Kim Namjoon. Ormai il Gong si sarà del tutto ripreso dalla sua malattia, suppongo."
Gli scuri occhi di San gli scorsero audacemente lungo il corpo prima di soffermarsi sui piccoli piedi nudi seminascosti dall'orlo della veste. Sorridendo, si inginocchiò davanti a lui e, prendendogli un gelido piedino tra le mani, cominciò a scaldarglielo massaggiandolo vigorosamente. Jimin cercò di ritrarsi, ma lui non parve intenzionato a esimersi dal prestarle quel cavalleresco servigio.
"La tua lingua si fa sempre più tagliente, mio piccolo omega. Non sarai arrivato a odiare tutti gli alpha a causa di Jungkook?"
"Che può saperne di uomini un verme?" ribatté aspramente Jimin.
"E del tutto evidente, tesoro, che sei tu a non sapere nulla di alpha," rispose lui con la massima flemma, "altrimenti non avresti preferito Jungkook a me. Nessuno sano di mente avrebbe fatto una simile sciocchezza."
Jimin scalciò via la mano dell'uomo, incapace di sopportarne oltre il contatto, e balzò in piedi.
"Sciocchezza, dici, San? A me sembra di aver fatto la scelta migliore. Jungkook è l'Alpha di questa Casa, e tu cos'hai, se non il cavallo che ti porta lontano dalla battaglia?"
Lui si erse in tutta la sua statura e passò le dita tra le lustre chiome di Jimin. "Vorrei potermi fermare abbastanza a lungo da farti capire quanto tu sbagli, piccolo lupetto impertinente. Ma purtroppo dovrò rimettermi in viaggio tra poche ore. Sono diretto alla nave di Kim Namjoon per consegnare alcune lettere da recapitare."
"Devi ritenerla una missione davvero urgente per perder tempo così," fu pronto a rimarcare Jimin.
"È abbastanza urgente perché io debba affrettarmi una volta in sella, ma avevo proprio voglia di rivedere questa Casa dell'Alpha." San gli sorrise. "E naturalmente anche te, dolcezza."
"Bene, allora adesso che l'hai fatto puoi anche andartene. Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare lungo la strada? Che posso fare per accelerare la tua partenza?"
"Assolutamente nulla." San si posò una mano sul cuore. "Lo sai, sfiderei perfino la morte pur di indugiare un poco al tuo fianco."
Al piano di sopra una porta sbatté, e San si allontanò da Jimin al suono dei passi di Somi. Sembrò che si divertisse a sfidare Jimin a tradirlo, ma lui era ben contento di nascondere la sua infedeltà, se questo poteva servire a distogliere da sé la sua attenzione Somi apparve in cima alle scale e si morse un labbro. La veste che l'altra indossava era la sua preferita, quella giallo oro, l'ultima di un certo valore che le fosse rimasta. Somi si serviva liberamente dei suoi indumenti, e glieli restituiva solo quando erano ridotti a cenci. Ma mentre la donna scendeva le scale, Jimin dovette reprimere un sorriso canzonatorio. In quel vestito il piccolo seno di Somi si perdeva, apparendo quasi infantile, e le ossa del suo stretto bacino sporgevano in modo poco attraente sotto la morbida stoffa.
La sorella di Jungkook guardò sospettosamente i due prima di rivolgersi a San.
"Cominciavo a disperare di rivederti, Gunin."
"Ah, mia cara, la tua aggraziata bellezza non abbandona mai i miei pensieri," le assicurò l'uomo. "Le giornate mi sarebbero insopportabili, senza il tuo dolce ricordo ad allietarle."
"Le tue parole si sciolgono nel mio cuore come fiocchi di neve sul focolare, ma temo che tu mi inganni," replicò Somi "Non è forse vero che gli alpha sono traditori?"
"No, no, dolce Somi, non devi dubitare di me, anche se, lo ammetto, un soldato è sovente portato a dimenticare chi lo aspetta a casa per ciò che si trova fra le braccia."
"Ah, come sono volubili gli alpha!" La donna non si lasciò scappare l'occasione per rifilare una stoccatina "il tempo di salutare la loro amante, e già l'hanno dimenticata. Così, la fedele attesa si rivela del tutto vana. Molto meglio fuggire e risparmiarsi la pena di vedersi messa da parte per un'altra".
Jimin raddrizzò la schiena. "Tu misuri gli uomini col metro più corto, Somi. Io preferisco usarne uno più lungo, che mi permetta di scoprirne il reale valore. Così, invece di dare ascolto alle vanterie del millantatore mi attengo a ciò che il vero Gunin dimostra con i fatti."
Senza aggiungere altro né guardarsi indietro, Jimin li piantò in asso e sali le scale.
Somi lo seguì con gli occhi e fece una smorfia.
"È proprio matto, se si illude che mio Fratello modificherà le proprie abitudini e tornerà fra le sue braccia. Perché dovrebbe assaggiare un solo frutto, quando l'intero regno del Sud è ai suoi piedi?"
San dissimulò un sorriso e scrollò le spalle.
"Non so che dirti, mia diletta. Io non capisco gli omega: mi limito ad amarli." La prese per le spalle e l'attirò a sé. "Vieni qui, ragazza, e fammi sentire ilnruo corpo contro di me."
Lei gli picchiò rabbiosamente i pugni sul petto. "Lasciami andare!"
Lui le obbedì immediatamente, e con tanta veemenza da farla quasi cadere all'indietro.
"Non mi avevi detto di esserti portato a letto quella puttana!" lo accusò la donna con voce stridula, molto prossima alle lacrime. "Mi hai ingannata!"
San le si sedette di fronte con un sorriso sicuro.
"Non avevo alcun motivo di credere che la cosa ti riguardasse."
Somi si buttò in ginocchio davanti alla sua sedia e gli prese una mano fra le sue. I suoi occhi colmi d'angoscia cercarono quelli dell'uomo.
"Come sarebbe a dire? Stai sicuramente scherzando. Noi due siamo amanti, e quindi dobbiamo dividere ogni cosa." nella sua disperazione, affondò le unghie nell'abbronzato braccio dell'uomo. "Non accetterò mai di essere la seconda"
San le scostò scortesemente la mano "Ti converrà abituarti all'idea, mia cara, perché sfortunatamente lo sei già."
Il panico le trafisse il cuore come un pugnale. Sconvolta, gli si aggrappò alle ginocchia. "Oh, mio amore,
"Io non mi lascio dare ordini da una donna, Somi," dichiarò freddamente lui. "Non ti permetterò mai di mettermi il guinzaglio come a un cane. Se mi ami, non tenermi legato. Mi stai tanto addosso che mi stai soffocando!"
Somi non riuscì più a trattenere le lacrime. "Lo odio!" singhiozzò, nascondendosi il viso tra le mani. "Lo odio quasi quanto amo te!"
Sulle belle labbra di San si disegnò qualcosa che stava tra un sorriso di trionfo e una smorfia di scherno,
Le sollevò il mento con una mano e si chinò a baciarla.
"Quello che c'è stato tra me e Jimin non era altro che uno sfogo dovuto all'eccitazione della battaglia," mormorò raucamente contro le sue labbra. "Non è stato un atto d'amore come il nostro."
Premette la bocca su quella di Somi, all'inizio delicatamente, ma facendosi più insistente avvertendo la sua risposta. Con un braccio attirò a sé la donna fino a rovesciarsela in grembo, e con la mano libera cercò il suo seno. Toccando la morbida stoffa della sua veste, ricordò dove l'aveva già vista: Jimin l'aveva indossata per la cena la sera prima della sua partenza, e non poté fare a meno di considerare come su di lui facesse ben altro effetto.
"Vieni in camera mia," lo supplicò Somi. Si alzò e attraversò quasi correndo il salone, e ai piedi delle scale si fermò a guardarlo con un sorriso allusivo "Ti aspetterò con impazienza."
Quando fu scomparsa dalla sua vista, San finalmente si alzò e si versò con tutta calma un bicchiere di Soju. Alzò uno sguardo pensieroso verso la camera di Jungkook e cominciò a salire lentamente le scale.
Si fermò per un lungo istante davanti alla pesante porta di quella stanza, la sola barriera che lo divideva dall'omega che realmente desiderava, ma non tentò nemmeno di aprirla: sapeva già che l'avrebbe trovata sbarrata. Jimin stava ben attento a non fare qualche mossa falsa che potesse fargli perdere la sua condizione di favorito di Jungkook.
Evidentemente aveva capito quanto questa fosse precaria, e non poteva altrimenti, visto che nessuno era mai riuscito a ogni modo, a capire cosa lui pensasse o sentisse il suo cuore bastardo.
Ad ogni modo Jimin apparteneva a lui, e per San lui era seducente e irraggiungibile come la luna.
Ricordava con dolorosa chiarezza l'immagine di lui nel letto di Jungkook, morbido, dolce, apparentemente del tutto a suo agio con lui. Ma Jungkook era l'Alpha di Gungnae, o comunque lo sarebbe stato presto, e lui stessa aveva ammesso che era tutto ciò che voleva. Qualunque alpha avesse avuto il branco di Gungnae avrebbe avuto Jimin.
San si inchinò davanti alla porta. "A presto Jimin, sii paziente"
Con passo felpato proseguì fino alla stanza di Somi. Spalancò la porta senza bussare, e trovò la donna stesa sul letto. Il suo pallido corpo gli apparì levigato e grazioso, non più impacciato dalle vesti. Le sue braccia incrociate sul petto spingevano verso l'alto i piccoli seni, facendoli sembrare più pieni e invitanti. San sorrise e si chiuse silenziosamente la porta alle spalle.
Si liberò dei propri indumenti e si stese al fianco di Somi, prendendola tra le braccia. Le mani della donna erano insistenti su di lui, e le carezze dell'uomo le strapparono gemiti di piacere. Lo baciò con tutta la passione che si era risvegliata in lei e lo strinse a sé con impazienza.
Il vento mugghiava tra gli alberi spogli e inveiva furiosamente contro le persiane.
Somi si raggomitolò sotto le coperte, osservando silenziosamente San.
"Amore..." Lui si fermò al suono della sua voce e si girò a guardarla. " È presto. Resta ancora un po' a riposare accanto a me.
San finì di rivestirsi e andò alla porta.
"Riposare?" L'uomo fece una risatina. "Un'altra volta, Somi. Adesso devo pensare agli affari del Gong."
La lasciò senza dire altro e chiuse piano la porta dietro di sé. Guardò verso la camera di Jungkook; la porta era aperta, ma passandovi davanti vide che la stanza era vuota. Scese le scale e, con un certo rammarico trovò anche il salone deserto. Pareva proprio che non avrebbe avuto occasione di rivedere Jimin prima di partire.
Raggiunse il pesante portone e lo spalancò. La giornata era limpida e radiosa, e spirava una brezza frizzante Ilecendo alla luce del sole, si fermò un attimo a stiracchiarsi respirando a fondo l'aria fresca e profumata. Con la coda dell'occhio colse un movimento tra gli alberi, e girandosi verso il bosco vide un baluginio di capelli familiari incendiati da un raggio di sole. Zithao ei suoi altri due uomini sonnecchiavano accanto ai cavalli; non ci sarebbero state difficoltà a rimandare ancora un poco la partenza.
Con un certo disagio, ricordò il primo giorno in cui si era trovato davanti a quel portone e la notte che lo aveva seguito. Era ubriaco, e non poco; non aveva difficoltà a riconoscere di non aver fatto nulla per impressionare favorevolmente Jimin.
Era stato duro, forse si sarebbe ricreduto sul suo conto e sarebbe andato da lui spontaneamente se allora gli avesse mostrato dolcezza.
Si avviò per raggiungerlo, ma ebbe un momento di perplessità, domandandosi se ne valesse la pena.
Anche se in campo militare non era ancora riuscito a eguagliare Jungkook, non aveva mai stentato a ottenere la compagnia di un amante. Gli era difficile comprendere la lealtà di Jimin verso il bastardo. A ogni modo, la relazione tra quei due non poteva durare: presto Jungkook l'avrebbe lasciato per tornare alle Geisha della corte di Kim Namjoon
Allora, Jimin sarebbe stato suo: solo questione di tempo.
Dunque, perché seguirlo adesso, quando aveva impegni più urgenti? Ma lo splendido volto del ragazzo si affacciò alla sua mente, e, senza più esitazioni, affrettò il passo.
Inoltrandosi nel bosco, trovò uno stretto sentiero sul quale erano facilmente distinguibili le lievi impronte di due piccoli piedi. Quella pista lo avrebbe portato senza dubbio fino a Jimin.
L'omega aveva lasciato il Casa dell'Alpha appena sveglio, oppresso dalla consapevolezza della presenza di San e ferito dalle malignità di Somi, la cui lingua era ancor più tagliente quando aveva l'appoggio degno compare.
Per lui, San era indissolubilmente associato a sofferenza e disperazione. Non avrebbe mai potuto cancellare dalla propria mente il ricordo della terribile notte in cui quell'alpha, ubriaco fradicio, gli aveva legato una corda al collo, aveva approfittato di lui, né quello ancora più lacerante del corpo freddo e inerte di suo padre. Queste immagini tornavano a sconvolgerlo ogni volta che si trovava di fronte San Choi
Fermandosi vicino al ruscello, Jimin guardò pensierosamente nelle scure acque gorgoglianti. Si chinò a raccogliere un ciottolo e se lo rigirò a lungo tra le mani, poi lo tirò in acqua e restò a osservare i cerchi concentrici che si espandevano fino al bordo dell'acqua, ai suoi piedi.
"Vuoi spaventare i pesci, lupetto? Quelle povere creature già stentano a trovare di che cibarsi in questi giorni."
Jimin si voltò di soprassalto e lanciò un grido.
San gli sorrise e andò a mettersi a un passo da lui. Con le ginocchia tremanti, il minore si appoggiò contro un albero e lo guardò con diffidenza.
"Stavo passeggiando per il bosco e ti ho visto venire da questa parte. Non è prudente per te allontanarti dalla sicurezza della Casa dell'Alpha tutta solo. Qualcuno potrebbe..."
Jimin sollevò orgogliosamente la testa. "Non temo nessuno." dichiarò con spavalderia, nonostante nel suo intimo non era esattamente la verità.
San rise. "Ah. tesoro! Vedo che Jungkook non ti ha ancora domato. Temevo che potesse: raffreddare il tuo ardore: sarebbe stato un vero peccato "
Facendosi a un tratto serio, si allontanò dall'albero e andò a sedersi sulla riva del ruscello, fissando l'acqua come se fosse assorto in profonde riflessioni, e dopo un lungo silenzio si voltò a guardare Jimin da sopra la spalla.
"So bene di essere apparso ai tuoi occhi come un bastardo, Jimin. Ti ho trattato malissimo e ti ho causato dolore. Ma non dimenticare che io sono venuto a Gungnae in qualità di soldato, e non avrei potuto comportarmi altrimenti. Tuttavia, dal primo istante in cui ti ho visto ho capito che la mia vita non avrebbe più avuto senso senza di te." Si alzò e la guardò negli occhi. "Devo mettere a nudo la mia stessa anima, Jimin, per convincerti della mia sincerità? Non ho davvero alcuna speranza di riuscire a conquistare il tuo cuore?"
Jimin scosse la testa, confuso.
"San, le tue parole mi lasciano alquanto perplesso. Stai forse dimenticando che io appartengo a Jungkook? Lui è il mio Alpha e padrone, e io gli devo la mia fedeltà. E questo che vuoi realmente, che io lo tradisca?"
L'uomo le sollevò una ciocca di capelli dal petto.
"Perché dovrei avere dei secondi fini, Jimin? Pensi che io non possa desiderarti solo per quel che sei? Eppure la verità è semplice: tu sei più bello di quanto le parole possano dire e io ti voglio. Ti volevo quando eri mio, e adesso che non lo sei più vorrei riaverti."
"Io appartengo a Jungkook," ribadi Jimin.
"Il tuo senso dell'onore è encomiabile, Jimin, ma è il tuo amore quello che voglio."
I suoi occhi scuri cercarono quelli di dell'omega. "Non sai quanto vorrei poter ritrarre la spada che ha ucciso tuo padre e riportarlo in vita, ma oramai l'irreparabile è accaduto e non si può tornare indietro. Così non mi resta altro che appellarmi al tuo buon cuore e sperare che tu possa perdonarmi. Dammi il tuo amore, Jimin, e allevia il dolore che attanaglia il mio cuore"
"Non posso," mormorò Jimin. Guardò la scura mano affusolata vicino al suo petto e chiuse strettamente gli occhi "Ogni volta che ti guardo ricordo le sofferenze e nulla potrà mai lavare il sangue che vedo sulle tue mani."
"Io sono un soldato, proprio come lo è Jungkook. Credi sia più innocente di me? Hai mai pensato a tutti i poveretti che ha ucciso? È stato solo un fato crudele a volere che fosse proprio tuo padre a cadere sotto la mia spada"
I suoi occhi indugiarono ancora una volta ad ammirare i delicati lineamenti di Jimin, le fragili palpebre orlate di lunghe ciglia nere ora abbassate a nascondere gli intensi occhi viola. La sua carnagione di porcellana, soffusa d'una tenue tinta rosata, vibrava di giovinezza, e la sua bocca era dolce e invitante come un frutto maturo. L'uomo provò una fitta al cuore, tanto era forte l'impatto che quel ragazzo aveva in lui.
"Stai perdendo il tuo tempo, Choi San," mormorò Jimin. "Jungkook..."
San si fece cupo in volto. "Jungkook!" sbottò. "Non fai che ripetere il nome di quel bastardo. Ma si può sapere che ci trovi in lui? Non è che un volgare mercenario senza nome, che vaga da un campo di battaglia all'altro per una manciata d'oro, e io sono un Gunin di nobili natali. Lui vuole solo divertirsi con te e ti dimenticherà per la prima venuta, mentre io ti porterei adavanti al Gong come compagno e mate!"
L'uomo sollevò una mano in offerta, ma Jimin scosse la testa e si allontanò, volgendogli le spalle.
"Non posso. Anche se Jungkook non mi considerasse che un capriccio passeggero, io sono una sua proprietà, e non mi lascerà andare." Jimin tornò ad appoggiarsi contro l'albero e, sorridendo, sfiorò leggermente il braccio di San. "Ma non angustiarti per me. Sono certa che Somi sarà lieta di consolarti."
"Tu vuoi scherzare!" esclamò lui, con un gesto di stizza. "Una cagna spennacchiata, inacidita e scassata vicino al più candido dei lupi! Senza dubbio ti stai prendendo gioco di me."
San gli prese la mano prima che Jimin potesse ritrarla, e quel contatto gli fece pulsare il sangue nelle tempie.
"Jimin, abbi pietà. Non lasciarmi soffrire a questo modo. Dammi una speranza."
"No, non posso," ribatté affannosamente, torcendo la mano nell'infruttuoso tentativo di liberarsi dalla sua stretta. Vide gli occhi dell'uomo posarsi sul suo collo in un modo che non dava adito a dubbi sulle sue intenzioni, e il panico cominciò a impadronirsi di lui. San l'attirò a sé, e i suoi sforzi di opporgli resistenza furono vani.
"No San, ti ne prego. Non farlo!"
Lui fece scivolare un braccio dietro l'esile vita del castano e cercò di baciarlo sul collo.
"Non respingermi, lupacchiotto," le mormorò all'orecchio, la voce arrochita dal desiderio. "Sono pazzo di te!"
"No!" Jimin si dibatté tra le sue braccia. La sua mano raggiunse il manico del piccolo pugnale e lo estrasse dal fodero. "Non mi avrai un'altra volta, San! Mai più!" gridò, brandendo minacciosamente l'arma.
San rise. "Ah, eccola qui,il mio lupetto coraggioso." Con un gesto fulmineo, le sue lunghe dita si chiusero sul polso di Jimin, stringendolo crudelmente finché, con un grido, lasciò cadere il pugnale. San gli affondò una mano nei capelli e, torcendogli un braccio dietro la schiena, l'attirò a sé fino a sentire la morbidezza del suo corpo contro il suo.
"Assaggerò ancora il frutto proibito," ghignò, poi lo baciò con tanto forza da fargli male.
Con la forza della disperazione, Jimin riuscì a divincolarsi, ricadendo contro la quercia. Senza fiato, restò a guardarlo avvicinarsi inesorabilmente. A un tratto si udì un sibilo, e un secco tonfo, e una grande ascia da guerra parve spuntare dal nulla, conficcandosi nel tronco dell'albero a meno d'un palmo dalla faccia di San.
L' Alpha si voltò di scatto e si sentì gelare vedendo Yoongi a una decina di passi da loro. L'Isolano di ritorno dalla caccia colmo di selvaggina si fermò a pochi metri. Jimin si gettò verso di lui e la salvezza che offriva, ma San si accorse che il biondo aveva l'arco a tracolla, e ai suoi piedi c'era un paniere era disarmato, con l'arco momentaneamente inutilizzabile e l'ascia intrappolata nel tronco.
Deciso ad approfittare dell'insperato vantaggio, estrasse la spada e si lanciò dietro a Jimin.
Con un grido, l'omega schivò la sua mano tesa e rifugiò dietro il biondo.
In un batter d'occhio Yoongi recuperò l'ascia tirando il laccio di cuoio legato al suo manico e si preparò ad attaccare.
Con la grossa arma scintillante al ben bilanciata sulla spalla, agli occhi di chiunque sarebbe apparso come un triste mietitore.
San si fermò di colpo a parecchi passi da Yoongi, il volto contorto dalla rabbia. Avrebbe volentieri fatto a pezzi il suo avversario a colpi di sciabola, tanto violente erano l'ira e la frustrazione che provava, ma qualcosa nell'atteggiamento del vichingo gli riportò alla mente una scena alla quale aveva assistito tempo prima, quando, nel bel mezzo di una battaglia, Jungkook stava per essere colpito alle spalle.
Da allora, l'agghiacciante visione dell'ascia di Yoongi affondata nel cranio del nemico era sempre rimasta con lui come un avvertimento. Senti su di sé il gelido alito della morte, e la sua collera svani di colpo. Rinfoderò lentamente la spada, poi scostò le mani dai fianchi perché l'Isolano non potesse fraintendere le sue nuove intenzioni, e i due restarono così, a faccia a faccia, per un lungo momento.
Un sorriso si affacciò lentamente alle labbra di Yoongi, facendo brillare i suoi occhi.
"Ascoltami bene, Alpha Choi," lo ammoni. " Jungkook, mi ha ordinato di proteggere questo omega, ed è esattamente quello che farò. Se poi questo dovesse comportare la perdita di una o due teste, non credo che ne farò una gran tragedia"
"Ascoltami tu, pallido bestione," replicò San, caricando di veleno ogni sillaba. "Il giorno della resa dei conti non tarderà a venire, e allora i tuoi lunghi capelli da femminuccia diventeranno rossi di sangue sotto la mia spada."
"Staremo a vedere, San." Il sorriso sulla bocca dell'altro si allargò. "La mia schiena è a tua disposi zione, ma quest'amica" - l'uomo sollevò impercettibilmente l'ascia - "fa buona guardia ai miei altri lati. Lei ama baciare coloro che vorrebbero provare il filo della propria lama sul mio cranio. Vuoi che te la presenti?" domandò, indicando l'enorme lama con un ampio gesto del braccio. "Ti presento TaeTae."
Jimin, che era rimasto nascosto dietro la massiccia, rassicurante figura del biondo, si decise a uscire allo scoperto e, posando una mano sul braccio di Yoongi, guardò freddamente il San. "Va' a cercare i tuoi piaceri da qualche altra parte, San. Vattene e lasciami in pace."
"Sì, me ne vado, ma tornerò," fu la minacciosa risposta di San. Si voltò rigidamente sui talloni e se ne andò, seguito dallo sguardo severo di Yoongi e da quello disgustato di Jimin.
Poco più tardi, tornando al Casa dell'Alpha, Jimin trovò Somi nel salone, e dal nervosismo con cui camminava avanti e indietro non stentò ad accorgersi che qualcosa la contrariava.
Vedendolo entrare, la donna si voltò ad affrontarlo con occhi fiammeggianti.
"Che è successo tra te e San?" l'aggredi. "Avanti, puttana, rispondimi!"
La collera accese gli occhi di Jimin, ma si sforzò di dominarsi. "Niente che possa interessarti, Somi," replicò con un'alzata di spalle.
"L'ho visto uscire dal bosco, e guarda caso tu sei tornata proprio dalla stessa direzione. Gli sei saltata addosso un'altra volta?"
"Che cosa?!" Jimin avvampò d'indignazione "Devi essere pazza, se credi che io possa anche lontanamente concepire l'idea di tentare qualche approccio con quel disgustoso cane randagio."
"Lui ha già fatto l'amore con te, credi che non lo sappia?" La voce di Somi era strozzata dalla rabbia e gelosia. "Non ti basta avere mio Fratello attaccato ai tuoi piedi? No: tu vuoi che ogni uomo che incontri ti corra appresso ansimando!"
Jimin parlò lentamente, controllando a stento la propria ira.
"San non ha mai fatto l'amore con me; mi ha brutalmente violentato, e ti assicuro che c'è una bella differenza. Lui ha ucciso mio padre e ridotto mia madre come la vedi ora. Che cosa ti fa pensare che io possa anche solo lontanamente volerlo?"
"Lui ha molto più da offrire di mio Fratello. E un nobiluomo, la sua è una famiglia importante."
Jimin rise sprezzante. "Tutto qui? Ebbene, sappi che Jungkook è qualcosa che San non sarà mai: un uomo. Ma se ti accontenti di così poco, prenditi pure il tuo prezioso San con la mia benedizione. Siete fatti l'uno per l'altra."
Con questo, Jimin troncò la discussione e si avviò su per le scale, lasciando che Somi se la vedesse da sola con la propria furiosa gelosia.
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La Bestia
FanfictionCorea del Sud. Uno è il bellissimo e testardo figlio del Capo Alpha dei branchi di Geun, l'altro é la Bestia che l'ha fatto schiavo e prigioniero: un valoroso guerriero dedito all guerra fedele al Primo Alpha del Nord. L'unico sentimento che uno s...