7 - Throwback - Fight

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«Non hai possibilità di vincere se non combatti»

Mikasa Ackermann, Attack on Titan.

CAITLYN

Un anno e mezzo prima, gennaio.

Il trillo inconfondibile della campanella segna la fine della lezione di matematica, così scrivo le ultime cose sul quaderno e raccatto lo zaino che giace ai piedi del banco.

È l'ora di pranzo, infatti la folla di ragazzi si muove verso la mensa. Io, al contrario, faccio una piccola deviazione in bagno, dove trovo alcune ragazze della squadra delle cheerleader intente a truccarsi. Dopo pranzo ci sono le attività pomeridiane, quindi presumo si stiano agghindando per fare colpo su qualche giocatore della squadra di rugby.

Ad ogni modo, rispondo al richiamo di madre natura e mi lavo le mani sotto il getto del rubinetto, però mi accorgo che è finita la carta!
Mi tocca rovistare nello zaino e mi sorprendo della roba inutile che ci trovo dentro. C'è perfino una merendina al cioccolato!

Fortunatamente trovo un pacchetto di fazzoletti e riesco ad asciugare le mani, poi decido di mangiare la merendina siccome non ho una gran fame.

«Mio Dio» biascica una ragazza bionda con la divisa delle cheerleader. Osserva ciò che tengo tra le mani. «Solo a vederla ingrasso»

Corrugo la fronte. «Ma se non pesa nemmeno cinquanta grammi?!»

Interviene un'altra dai capelli rossi. «Questo è il punto.» dice caricandosi un borsone in spalla. «La gente pensa che un po' non fa mai male. Ma se ne mangi una, poi tre e poi cinque...»

«Quindi mi state dicendo che voi non mangiate nemmeno una di queste?» mi viene da chiedergli.

La bionda scuote la testa. «Né quelle, né schifezze del genere. Non potrei mai tenere la mia trentotto se le mangiassi»

Sgrano gli occhi e le osservo i fianchi e la vita, fasciati dalla divisa che lascia scoperta la pancia. Queste ragazze sono due stecchini praticamente, ma quegli abitini gli stanno addosso alla perfezione.

Salutano e sgusciano via dal bagno. Fisso prima la merendina e poi la mia immagine nello specchio davanti. La camicetta aderisce lungo la vita - tutt'altro che stretta come quella della bionda - e i fianchi, dove il jeans blu marca la pelle in eccesso. Potrebbe essere poca, ma a me sembra molta di più rispetto a quella delle due cheerleader.

Non posso fare a meno di farmi coinvolgere da ciò che hanno detto. Le parole hanno il potere più grande di tutti: si radicano in testa e non smettono di tartassarti. Ricordano un po' un disco rotto, che si inceppa su un punto e lo ripete in continuazione fino a quando non arriva qualcuno a cambiare musica.

Il telefono, sul ripiano del lavandino, vibra. È Claire che mi domanda dove sono finita. Chiudo la zip dello zaino e prima di uscire getto la merendina nel cestino ed esco. Alla fine non ho poi tutta questa gran fame.

La mensa come al solito pullula di gente ed è immersa in un chiacchiericcio capace di stordirti. Individuo tra i tanti il tavolo del mio gruppo e mi avvicino salutandoli.

«Bleah, lì non ci metterò mai più piede!» sento dire ad Amy mentre mi siedo al suo fianco. Fa oscillare la lunghissima coda castana mentre scuote il capo. La sua smorfia di disgusto mi fa sorridere involontariamente. È così buffa, sembra una bambina a volte.

Our Last SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora