«Oh, grazie mille Amy»
«Di nulla, mi fa piacere aiutarti»
Mi sono proposta di dare una mano a Josie per riordinare e ripulire l'atrio della reception. Stamattina non mi va proprio di partecipare alle attività e di vedere Brett. Scommetto che ora non mi vorrà parlare più, ma che posso farci? Preferisco tenerlo lontano che dovergli mentire.
Il tempo oggi non è dei migliori, infatti è tutto annuvolato. Il cielo plumbeo riflette perfettamente il mio stato d'animo. Josie spalanca la porta, la sua risata si spegne d'improvviso. Nella stanza è presente un uomo a me sconosciuto, lo scruto da cima a fondo. Le spalle larghe sono fasciate da una semplice maglietta blu, che risalta i chili di muscoli. Un paio di occhi azzurri spiccano sul viso e la mascella perfettamente squadrata è coperta da una leggera barba. I capelli corvini sono il fiore all'occhiello. Probabilmente si aggira attorno alla trentina.
Ecco, ora posso confermare l'esistenza degli dei greci.
«Scusi», comincia Josie. «Lei sarebbe...?»
L'affascinante sconosciuto sfoggia un sorriso da capogiro e tende la mano alla campeggiatrice. «Malcom Moore, piacere»
Riluttante, Josie contraccambia. «Josie Laurence. Posso sapere come mai si trova qui?»
«Oh, sono di passaggio e sono venuto a fare un saluto a Victor», risponde.
«Conosce il direttore?», subentro nella conversazione.
Gli occhi di Malcom si spostano lentamente su di me, mi scruta guardingo. La cosa mi mette leggermente in soggezione. «Sì», dice secco. «Speravo di trovarlo qui, ma a quanto pare non c'è»
Josie sposta una ciocca castana dietro l'orecchio. «Oh, no, mi spiace. Il signor Smith è andato fuori per alcuni giorni, non so con precisione quando tornerà»
Malcom annuisce lentamente, le labbra si tendono in una linea dritta. «D'accordo. Grazie dell'informazione», fa lui. Ci sorpassa e va verso l'uscita. «Fategli sapere che sono passato»
«Sicuramente», dice Josie.
Lo sguardo penetrante torna su di me per qualche secondo. Un brivido corre lungo il braccio, mi viene la pelle d'oca. «Bene, allora arrivederci».
Lo scricchiolio dei cardini indica che è andato via. Rilascio un sospiro. «Che tipo strano»
Josie, al mio fianco, incrocia le braccia e arcua un sopracciglio castano. «Non immagino nemmeno cosa possa avere uno come lui in comune con il direttore»
Effettivamente...
Batte le mani e torna sorridente. «Dai, diamoci una mossa, così torniamo presto dagli altri»
Serro delicatamente le palpebre e metto su un finto broncio. «Oh, no, ti prego!»
Spalanca le ante di un mobiletto, rivelando tutti i prodotti per pulire nascosti al suo interno. Mentre preleva il necessario, mi chiede: «Perché no?»
«Perché ho litigato con Brett», le spiego. Si volta e mi lancia un paio di guanti di gomma. «C'è un feeling diverso tra di noi. Stamattina non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo!»
Sorride sotto i baffi. «Ah! Lo sapevo!», esclama come una ragazzina. «L'ho sempre saputo»
«Era davvero così chiaro?!», mi sbraccio, sconcertata. Com'è possibile che lo avessero capito tutti tranne me?
Josie annuisce. «Chiaro come il sole», enfatizza. «Ma per quale ragione avete litigato?»
Mentre infilo i guanti le racconto, omettendo ovviamente la nostra fuga in piena notte e il furto della macchina di Bill. «Capisci? Io non posso fare nulla in questa situazione. Non lo sanno nemmeno i miei amici!»
STAI LEGGENDO
Our Last Summer
Kurt AdamAmy è una diciassettenne dall'indole romantica e da sempre crede che l'estate abbia qualcosa di incantato, come una magia che aleggia nell'aria. Il White Firs è pronto ad ospitare per il loro ultimo anno Amy, i suoi amici, le loro storie e i loro pi...