27 - Extra - New York, New Life

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Sette mesi dopo, febbraio.

Tamburello nervosamente le dita sulle cosce, coperte dalle calze nere. Questi ultimi cinque minuti — come indica il navigatore del tassista — sembrano durare un'infinità. Le due ore e gli altri quaranta minuti di taxi sono volati a confronto.

Accendo e spengo in continuazione il display del cellulare, i piedi si muovo smaniosi. Il semaforo diventa verde e l'auto riparte, sotto i miei occhi scorre il paesaggio mozzafiato di New York City, contornato dal cielo scuro delle sei di sera.

Rumore.
Persone.
Colori.

Senza accorgermene un sorriso comincia a farsi largo sul mio viso. Manhattan è un vero sogno ad occhi aperti! Il mio sogno.
Mi sistemo nervosamente i capelli dietro le orecchie, una scarica di adrenalina mi vibra in tutto il corpo.

La voce del navigatore ci informa che la nostra destinazione è sulla destra. Il tassista accosta lungo il maciapiede e spegne il motore. «Eccoci arrivati signorina»

Gli rendo i soldi del viaggio ed esco dalla macchina. «Mille grazie!». Recupero le mie valige dal cofano e mi soffermo a guardare il palazzo che mi si presenta davanti, alto solo quattro piani e dalla facciata in stile retrò fatta di mattoni.

Leggo i cartellini del citofono e un'emozione assurda mi costringe a fare una piroutte su me stessa.

C. Thomas, C. Walker, V. Harris e A. Reed.

In questo momento sono troppo felice per pensare al freddo che mi congela il naso e le guance. Recupero il mio mazzo di chiavi dalla borsa e le faccio ruotare nella serratura, entrando poi nell'atrio assieme alle valige.

Un semplice corridoio precede le rampe di scale. Purtroppo l'ascensore non c'è, ma quando abbiamo deciso di prendere la casa non ci è importato molto. Io me ne sono innamorata non appena l'agente immobiliare ci ha fatto mettere piede dentro. L'ho sentita subito nostra.

Mi rimbocco le maniche e mi trascino dietro le mie quattro valige. Uno sforzo che ne vale la pena quando mi ritrovo davanti alla porta dell'interno B7.

C'è una piantina accanto al battente e uno zerbino con la scritta Welcome accompagnata dal profilo di un gatto. Questa può essere solo opera di Cat.

Prendo un respiro profondo e premo il campanello, le mie gambe non ce la fanno a stare ferme. Dall'altro lato della porta riconosco la voce di Veronica che da' della pigra a qualcuno. «Si, chi-»
L'uscio si spalanca a l'espressione della mia amica cambia completamente. Sgrana gli occhi dalla gioia e mi salta addosso. «Amy!»

La stringo a me dopo più di un mese che non ci vediamo. L'ultima volta è stata per le vacanze di Natale e Capodanno. Sulla soglia di casa arrivano anche Caitlyn, con un mollettone in testa e gli occhiali per lo studio, e Claire, con i capelli corvini arruffati, tipici di chi si è appena svegliato.

Cat si copre la bocca con le mani, sorpresa quanto Veronica. Anche le altre due si uniscono all'abbraccio. Avverto qualcosa di morbido all'altezza della caviglia e, abbassando lo sguardo, noto Felix, il gatto di Caitlyn. «Micio!», esclamo. Ci stacchiamo e lo prendo in braccio per coccolarlo.

«Ma che diamine ci fai qui?», domanda Claire sbadigliando. «Sei in anticipo di tipo... una settimana!»

Alzo le spalle. «Volevo farvi una sorpresa!»

Ciascuna afferra una valigia e la porta all'interno. «Dai, entriamo»

Claire si occupa di richiudere la porta, poi va verso la cucina per versare il caffè in quattro tazze. Io mi guardo attorno, rendendomi conto di essere a casa mia.

Our Last SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora