11 - A Unique Gift

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Ammetto di non essere mai stata un'amante dell'attività fisica. L'unico motivo per cui fingevo entusiasmo alle lezioni della Jerkins era per avere la mia sfilza di A sulla pagella a fine anno.

Faccio una pausa appoggiandomi ad un tronco, la corteccia è ruvida al tatto. Il sole batte forte, i capelli alla base del collo sono appiccicati alla pelle. Per fortuna indosso il mio amato cappello di paglia, la visiera è quasi della grandezza di un ombrellone.

Programma del giorno: escursione e accampamento nella foresta. Domani proseguiremo e andremo al lago. È un'attività proposta ai ragazzi dai quattordici anni in su, per cui una metà dei ragazzini è rimasta al campo estivo. La foresta, nelle ore diurne, è magnifica. La Natura in generale lo è.

Cole, Bill e Ricky sono rispettivamente in testa, al centro, e in coda per assicurarsi di non perdere nessuno. Parlano, scherzano e ridono con i ragazzi.

«Hey». Iris mi affianca lasciando che il suo gruppo continui la camminata. «Tutto okay, Amy?»

Annuisco, prendo un respiro profondo e mi rimetto in marcia. «È la mia attitudine a non muovermi che prevale stavolta» ridacchio.

«La solita Amy» commentano in coro Caitlyn e Veronica dietro di me. Iris allora, più sicura, torna dagli altri.

Punto l'indice verso la riccia. «Disse quella che aveva il ciclo che durava due settimane!» le rinfaccio. E non ho mai capito come facesse la professoressa Jerkins a crederci.

Cat ride e poi schiocca le dita. «Me lo ricordo!», dice. «Così come quella volta, sempre a educazione fisica, Ronnie era seduta a guardarci e le arrivò una pallonata dritta in testa»

«Mio Dio, che discorsi interessanti», blatera annoiata qualcuno. Vanessa, reggendosi saldamente al braccio di Brett, ci cammina di fianco per poi sorpassarci. Il ragazzo in questione mi regala un sorriso a labbra serrate. Il mio istinto dice di salvarlo dalle grinfie di quella riccona sfrontata, ma qualcosa me lo impedisce perché le mie gambe non accennano a smuoversi. Sento però un dispiacere pervadermi fino a tramutarsi in... fastidio?

«Giuro, non la sopporto». A parlare è Emily, che si affianca a noi insieme al fratello. Si ficca due dita in gola fingendo di stare per avere un conato. «Praticamente si è appropriata di Brett»

Arcuo un sopracciglio. Che sia Emily la ragazza che ha qualcosa con Brett? Voglio dire, sono migliori amici da anni e vivono entrambi nella stessa città.

Oh, insomma, ma perché mi interessa tanto?!

Shane, con le mani nelle tasche dei bermuda, sospira. Cat indugia sulle braccia scoperte e i tatuaggi da cui sono macchiate. Purtroppo è difficile resistere alla bellezza di uno come lui, a meno che non si tratti di me. Il mio standard è e rimarrà Timotheé Chalamet.
«Comunque», dice il biondo, riportandomi alla realtà. «A Brett non interesserà mai e poi mai Vanessa»

«Perché ne sei così tanto sicuro?» mi azzardo a chiedere. Che idiota, è il suo migliore amico, è ovvio che gliene avrà parlato! Ma forse non è quella la risposta che cerco.

Proprio quando sembra stia per rispondermi, Cole ci richiama all'attenzione con il suo fischietto. «D'accordo ragazzi. Stasera ci accamperemo qui, poi domani proseguiremo e andremo al lago»

Molti di loro si lasciano cadere per terra, sull'erba umida. Shane ed Emily si allontanano dal nostro gruppo e al loro posto subentrano, a braccetto, Sebastian, Claire e Kelly.

La zona in cui ci siamo fermati è quasi del tutto priva di alberi, perfetta per montare le tende in cui dormiremo. Il punto è uno: chi ha il coraggio di mettersi ad assemblare la tenda sotto il sole cocente delle quattro del pomeriggio? E perché proprio io? Perché odio procrastinare. Quando c'è qualcosa da fare preferisco non rimandare; è parte della mia mania del controllo.

Our Last SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora