Parte 11: famiglia

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"Cara!" mi salutò Morticia, allargando le braccia, io scansai il suo abbraccio e mi sedetti in macchina. "Disolito è meno fredda di Mercoledì" si lamentò sotto voce. 

"Mi dispiace Persefone" disse Gomez, che era seduto davanti a me. Non risposi, stavo cercando di ideare un possibile piano di fuga, dovevo dire a Mercoledì di Tyler. Non sapevo bene cosa fare, ma avevo intenzione di scappare di notte e usare la loro macchina o un bus, con mio padre la avrò fatto almeno una decina di volte. La macchina partì.

"Uuuh, di chi è quella?" chiese curiosa Morticia, indicando la maglietta che tenevo tra le mani, ora poggiata sulle mie gambe. 

"Di nessuno" risposi secca, tenendola stretta tra le mani, non doveva toccare la maglia di Xavier. "Siamo curiosi, l'amore è una cosa speciale!" esclamò Gomez, guardando innamorato Morticia, quest'ultima ricambio lo sguardo e dopo di che lo baciò. 

Ero romantica anch'io, ma vederli baciare mi faceva venire il volta stomaco. 

"E' mia" dissi, interrompendo il loro vigoroso bacio. Loro sorrisero. "Non ti preoccupare, non lo diciamo a tuo padre" ridacchiò Gomez. 

"Lui già lo conosce" risposi senza pensare, ma me ne pentì subito, avevo ammesso che non era mia. Loro si guardarono cupi. 

"Non intendiamo Fester, cara mia, intendiamo tuo padre vero, la preside non ti ha detto della nostra decisione?" chiese Gomez. 

Mi si gelò il sangue, idea pietosa, per due motivi: il primo, non avrei avuto modo di scappare, secondo non volevo incontrare qualcuno che mi aveva abbandonato, io vedevo Fester come padre e non mi avrebbe fatto cambiare idea trovare i miei veri genitori. 

"No, comunque passo, non voglio conoscerli" risposi secca, era la verità. Beh non avevo altra scelta, visto che la macchina si era fermata ed eravamo arrivati davanti a una casa grande e bianca. 

"Non voglio scendere" protestai. "E' giusto che gli incontri" Morticia provò a farmi cambiare idea, incredibile, non volevo questo. 

Sbuffai, ma immediatamente mi era venuta un altra idea, sarei entrata nella casa, avrei chiesto di usare il bagno e pregando che ci fosse una finestra sarei scappata da lì. 

Entrai nella casa, dentro mi aspettavano una donna e un uomo, mi assomigliavano, tra le braccia la donna aveva un bambino piccolo, invece la casa era enorme, arredata bene, con muri color pistacchio, mobili bianchi e tanti quadri. 

Guardai la casa, personalmente non ci avrei mai abitato, i quadri erano inquietanti, invece la famiglia non mi dava delle buone aspettative. 

"Finalmente ti vediamo! Come se cresciuta!" esclamò l'uomo, si avvicinò a me e mi abbracciò senza chiedere il consenso, lo scansai, volevo tutto tranne che il suo affetto. 

"Capisco" sussurrò. "Piacere Ade, lei è Persefone" si presentò e presentò sua moglie. Patetico, mi avevano chiamato come mia madre, colei che mi aveva abbandonata. 

Ridacchiai e mi girai verso Morticia e Gomez, "Patetico, mi avete chiamato come lei". Dopo di che mi girai verso i miei genitori, avevo molta rabbia che mi ribolliva in me, non volevo vedere qualcuno che non voleva me, era patetico, avrei dovuto correre verso di loro e piangere dalla commozione? Dire cose come "che bello vedervi"? No, il mio vero genitore era Fester, Bianca aveva torto, non trovato la forma genitoriale che non avevo mai avuto in Xavier, perché avevo Fester... 

"Perché mi avete abbandonato?" chiesi ai miei veri genitori. "Eravamo giovani, Fester era il nostro più vicino amico, eri in buone mani, poi sei cresciuta benissimo, sei così bella, sembri pure educata" spiegò mia madre vera. 

"Bene, come in ogni racconto per adolescenti, si riassume tutto con un -eravamo giovani-, no, voi non volevate avere delle preoccupazioni, fidatevi, se Fester è riuscito a crescermi da solo, potevate farlo anche voi due. Ma eravate spaventati, senza maturità e dignità di crescere vostra figlia". Emanai tutta la mia rabbia repressa così, se lo meritavano. 
"Dove è il bagno?" aggiunsi. 

Ade mi indicò una stanza con le lacrime agli occhi, piangevano? Bene. 

Andai in bagno, per fortuna c'era la finestra, la aprì e uscì. 

Fuori trovai... Fester? 

"Papà!" urlai abbracciandolo. "Sapevo che saresti scappata" sogghignò lui.
"Ti voglio molto bene, te lo giuro" continuai, quasi con le lacrime agli occhi. 
Lui mi diede una carezza sulla testa e mi sorrise. "Anch'io ti voglio bene" rispose. 

"Sì okay ma dobbiamo scappare! Andiamo a casa?" disse staccandosi da me, porgendomi un casco per la moto. "No! Portami alla Nevermore Academy ho delle cose da fare" spiegai. 

Aprì la borsa, dove astutamente prima misi la maglia di Xavier, sorrisi guardandola, poi mi misi il casco e salì sulla moto con mio padre Fester verso la scuola. 

Arrivai, c'era il panico totale: Tutti che uscivano dalla scuola ma soprattutto fuoco alto che proveniva dal centro della scuola.

"Non andare è pericoloso" mi avvertì Bianca. Io scesi dalla moto e diedi il casco a mio padre. 

"Bianca non ti preoccupare, io sono il fuoco" risposi. 
Lei fece per dirmi qualcosa con la sua voce da sirena, ma poi si bloccò. "Scusa, è stata tutta colpa di Tyler, vai a salvare Xavier" si scusò. 

Io sorrisi. "Lo sapevo" risposi. Poi diedi la borsa a mio padre e corsi verso la scuola. 

Entrai era pieno di fumo e pezzi rotti della scuola, che succedeva? Il fumo che di solito mi creava piacere questo mi dava il volta stomaco. La scuola ridotta così era spaventosa e mi dava i brividi. Snetì delle urla e dei rumori di spade che combattevano. 

Seguì il fuoco... 

Mercoledì e Xavier stavano combattendo contro un uomo vecchio e rugoso. L'uomo prese una freccia a la lanciò verso Xavier, non pensai più, mi buttai e mi feci prendere io al posto suo... 


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Spazio autrice

Sono qui per dirvi che il prossimo capitolo sarà (forse) corto e (forse) l'ultimo, ma non preoccupatevi ho già delle idee per una nuova storia, con Y/N come protagonista. 

Grazie per tutto <3. 

   

The artist and his work -Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora