Settantacinque

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[Katherine's Pov]

Due Giorni Dopo

Entro nell'aula di algebra e vedo la professoressa che sbatte un paio di volte un pacco di fogli sul tavolo per sistemarli, mentre con la testa si gira verso di me.

"Signorina Black, arriva giusto in tempo" mi informa intanto che guardo gli altri studenti già seduti cercando di capire cosa voglia dire.

"Porti questi fogli al professor Atlas" mi dice quasi come se fosse un ordine, dandomi i fogli che noto essere verifiche.

"Perché io?" chiedo dato che manda sempre i più secchioni a fare queste cose.

"Perché sei lì in piedi a non fare nulla e poi, se lo fai, potrei sentirmi generosa e chiudere un occhio sulle assenze che fate tu e la signorina Moon qui davanti" risponde lanciando un'occhiataccia a Wendy, seduta in prima fila e la lupa abbassa la testa con le guance rosse per l'imbarazzo.

"Ricevuto" dico lasciando il mio zaino in parte alla porta e uscendo per dirigermi verso l'aula di Incantesimi.

Una cosa che ho notato, da quando ho rotto con i miei, è che quasi più nessuno mi da del lei o mi chiama Principessa.

Sono finalmente una persona normale.

L'aula di Incantesimi si trova nell'altro edificio, perciò mi toccherà uscire al freddo, ma per saltare un po' di algebra questo e altro.

Apro la porta e il mio morale cade a terra nel vedere una nebbia fittissima, così tanto da non permettermi di vedere gli alberi attorno alla Moonlight.

Scendo le scale, facendo attenzione a non scivolare, svolto a sinistra e poi giro l'angolo ancora a sinistra, vedendo in fondo l'altro edificio della scuola.

"Katherine" mi chiama una voce in un sussurro bassissimo. Mi guardo intorno ma non vedo nessuno, solo un muro di nebbia ovunque mi giri.

"Katherine" mi richiama la stessa voce e forse riesco a capire da dove provenga: dal bosco che al momento non riesco a vedere.

Assottiglio lo sguardo in quella direzione e forse mi sembra di vedere una figura.

Tuttavia, vedo qualcosa che arriva rapidamente verso di me e senza darmi il tempo di reagire vengo sbattuta contro il muro, con un dolore atroce alla spalla sinistra.

Giro la testa in quella direzione e vedo una lancia conficcata nella spalla, che è uscita da dietro e si è incastrata nel muro della scuola.

Allungo la mano destra per tentare di liberarmi, ma all'improvviso ne compare un'altra che mi penetra la spalla destra.

"Cazzo!" dico stringendo i denti per il dolore, ritrovandomi inchiodata al muro.

Davanti a me, la figura che credevo di aver visto si fa sempre più nitida, fino a quando non la vedo perfettamente e riconosco la persona.

"Tu?" domando non credendo a chi io abbia davanti.

Caronte, il miglior sicario di Amdis, il responsabile di diversi assassinii famosi tra gli umani e anche colui che non sbaglia mai un colpo.

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