Dita paffute

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1279 - Perugia


Un bambino dai capelli rossi come il sangue appena sparso era seduto su un giaciglio di paglia, sotto il tetto di una casa di campagna. I suoi occhi erano chiusi, come se stesse dormendo, ma in realtà stava solamente ascoltando. Dal piano inferiore giungevano urla indistinte, urla di donna e gemiti di uomo. Pianti di neonato.

Il ragazzino dai capelli del Diavolo ascoltava le urla della madre che veniva presa a forza, ascoltava i gemiti del padre ubriaco e gli strilli del fratellino di pochi mesi; ascoltava tutto ciò e si chiedeva se quelle persone chiassose fossero davvero la sua famiglia.

Passano le ore e, dopo un po', tutto tace. Il ragazzino allora scende di sotto e guarda: osserva una donna che singhiozza piano nel sonno, sporca di sangue, osserva un bambino finalmente addormentato e un uomo accasciato su un fianco nel pavimento della cucina. Una volta accertatosi che tutto era tornato alla tranquillità, torna nella sua stanza, pronto a non dormire.


La pioggia non smetteva, erano giorni ormai che continuava a cadere senza sosta, tanto che alcuni già iniziavano a sussurrare con timore che quella fosse una punizione divina per i loro peccati. Che lo fosse o meno, però, non cambiava il fatto che il nuovo raccolto di grano fosse andato nuovamente distrutto e che, ormai tutti lo sapevano, si sarebbe andati incontro all'ennesima carestia: il contadino Tommaso, quello con due dita in meno nella mano destra, era stato trovato ubriaco in una delle taverne della città e, si sa, tutte le volte che succede, da lì a poco sarebbe successo qualcosa di brutto ai pochi campi presenti in quel posto troppo inclinato per essere fiorente. Quindi la pioggia continuava a cadere e a inzuppare i terreni e gli abitanti, che divenivano ogni giorno più scontrosi, come se in ogni goccia fosse contenuta una piccola quantità di veleno che inaspriva i loro animi. E forse è proprio a causa di questo veleno che, quando un bambino che non doveva aver visto più di otto estati superò le mura, molte porte gli vennero chiuse in faccia. Nessuno aveva abbastanza denaro o risorse per prendersi cura di un ragazzino pelle e ossa, per di più se questo aveva una zazzera di capelli come il fuoco impiantata nella cute: si sa che quelli con i capelli rossi sono figli di Satana e portano solo sciagure. Probabilmente fu proprio per quella sua chioma che la sua vita fu tanto miserabile, e fu per quella sua chioma che tutti – dal panettiere Lemmo al cavaliere Ser Feliciano – lo ritennero la causa principale della pioggia e della carestia che ne sarebbe conseguita, ma nonostante ciò, gli innocenti a volte sono un poco fortunati e, in questo caso, Dio volle che una sarta, Giuliana, ebbe compassione di quello scricciolo e lo accogliesse in casa sua.

Giuliana era una donna di buon cuore, lo sapevano tutti a Perugia, ma era stata estremamente sfortunata: sorella di un cavaliere piuttosto importante, era stata data in sposa a soli quindici anni a un altro giovane e promettente ser, cugino, seppur alla lontana, di quello che era stato un Console della città; ma il matrimonio durò poco, poiché lui morì pochi mesi dopo durante una battuta di caccia. In poco tempo una serie di lutti avevano segnato Giuliana, portandola a perdere il padre e il fratello, oltre che una sorella. Aveva dunque ereditato le sostanze di famiglia, e con esse anche i numerosi debiti del padre, di cui non era mai stata a conoscenza; poco dopo era morta anche sua madre e, con lei, ogni speranza di una vita signorile: si era quindi rimboccata le maniche e sfruttando la sua abilità nel cucito, con il denaro rimasto, era riuscita ad aprire una sartoria. E, da quel momento, vi aveva lavorato senza sosta per anni da sola... o quasi.

****

Quando i battenti della porta sgangherata della sartoria si aprirono per farlo entrare, Rinaldo si sentì così sollevato che scoppiò in lacrime. Non era mai stato un bambino che piagnucolava troppo, ma veder finalmente l'interno di una casa, dopo quasi tre giorni che dormiva sulle sterpaglie umidicce per la pioggia senza toccare cibo - se non per poche bacche - aveva avuto un effetto così devastante da fargli sciogliere tutta la tensione in un sol colpo. Era così preso dal tepore che proveniva dalla stufa di fronte a lui, così abbagliato dalla tenue luce delle candele – così forti rispetto a quella della Luna – che quasi non si accorse che la donna gli aveva parlato.

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