13 Luglio 1293 – Perugia
Rin scattò di lato quando la donna fece per trafiggerlo, e scattò di lato ancora una volta quando ella provò ad afferrarlo per i capelli, mancato il primo tentativo. Sussurrava qualcosa, sua madre, qualcosa che assomigliava tanto a una nenia folle. Inizialmente il ragazzino non riusciva a capirne le parole, ma, appena si accorse del sangue luccicante su quella lama che non si sarebbe mai neppure vedere, collegò ogni cosa e comprese finalmente ciò che la donna andava dicendo: «Amore mio, amore mio... è per te, solo per te: non soffrirai più, bambino mio». Gli occhi si spalancarono, i muscoli si indurirono, la paura lo possedette completamente. Colpì le dita conosciute e quella fu costretta ad abbandonare il coltello; si avventò quindi al collo del figlio che però, afferrata la lama corta che era appena scivolata dalle mani della madre, la infilò sotto il suo sterno, uccidendola.
Rin e Aru si diressero in piazza con tutto il resto della popolazione: come tutti, erano curiosi di sapere chi sarebbe stato il condannato e quale fosse il suo crimine; non erano molti i crimini punibili con la morte, anzi, non erano nemmeno necessarie tutte le dita di una mano per contarli: tradimento, omicidio (ma di quello nessuno se ne curava troppo, a meno che fosse ucciso un personaggio particolarmente importante da un uomo qualsiasi) ed eresia.
Ad Arunte non erano mai piaciute troppo le esecuzioni, e Rinaldo non vi aveva mai partecipato. Era la prima volta che si recava in piazza per vedere una cosa simile, ma quella volta non aveva voluto lasciar andare solo Aru, soprattutto dopo la paura che aveva preso sentendo il dialogo dei due uomini il giorno prima.
Decine e decine di uomini e donne si accalcavano intorno al palco di legno allestito al centro, bambini lerci e magri iniziavano a girare tra la folla, con il palese tentativo di rubare qualche spicciolo dalle tasche degli spettatori e, ogni volta che erano troppo lenti a fuggire o troppo maldestri per non farsi vedere al momento del furto, venivano colpiti sul viso tanto forte da farli quasi svenire. La situazione era sempre la stessa, ogni esecuzione era uguale a tutte le altre, ma quella destava parecchia curiosità, prima di tutto perché a volerla era stato lo Zoppo, secondo perché nessuno conosceva l'identità del condannato.
Trascorse qualche minuto che entrarono in scena Carlo e la sua schiera di soldati. Un uomo era trascinato in catene dietro di loro, i capelli mossi e scuri incorniciavano un viso scarno che, una volta, doveva essere stato piuttosto bello con i suoi lineamenti duri e affilati, ora coperti da una barba incolta e da numerose ferite. Sotto tutta quella sporcizia, nessuno lo riconobbe, nonostante fosse un viso piuttosto noto a Perugia e, solo quando Carlo lo Zoppo disse il suo nome – il conte di Acerra -, si levò un boato di stupore. Ma ce ne fu uno ancora più alto quando venne annunciato il suo crimine: sodomia.
Rin sentì la testa girare, e solo la spalla di Aru contro la sua gli impedì di crollare al suolo come un pesante rotolo di stoffa. Il caldo era opprimente, il suo sguardo si stava offuscando e sentiva il peso del suo corpo farsi sempre più pesante. La gente intorno a lui gridava insulti contro l'accusato, ma quello non si faceva intimidire: non piangeva, non implorava pietà, se ne stava solo lì, rassegnato, aspettando con nobiltà la sua fine.
Quindi Carlo Martello diede il segnale al boia di procedere: quello prese un palo di legno con la punta acuminata e strappò gli abiti lerci dell'uomo. Solo dopo un po' Rin si rese conto di ciò che stava per accadere, e fu troppo tardi per distogliere lo sguardo: l'uomo venne trafitto da dietro, dalla parte del corpo con cui aveva commesso il suo peccato e così lacerato letteralmente a metà. Le sue urla erano così terribili e animalesche che, per tutta la procedura, la folle rimase in silenzio, congelata. Quando il palo raggiunse la testa e infine morì, dopo qualche altro singulto, il boia accese un fuoco e iniziò a bruciarlo.
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Liberum - Libero
FanfictionMedioevo: un'epoca oscura, la chiamano in molti, sia per i bambini e i vecchi, sia per le donne, sia per gli uomini. Dio è inteso ancora come entità sovrana, come si trattasse di un grande signore feudale che dall'alto tutto osserva. Sotto di lui, d...