Capitolo 2

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<...La lessi più volte. Cosa dovrebbe significare?>

[...]

<Wow. Incredibile. Quindi Anne ha trovato i suoi genitori naturali! Quanto sarebbe bello vivere in un libro..>

disse Evelyn, chiudendo un libro, il terzo che leggeva quel mese.
Si alzò dal letto, si stiracchiò e aprì la finestra.
"Bene, oggi è uno dei soliti giorni a Parigi. Non fa né caldo né freddo. Odio uscire in giorni come questi, ma suppongo di doverlo fare comunque"
disse ad alta voce, anche se era da sola in quella stanza. A volte sentiva la necessità di parlare, sfogarsi con sé stessa.

Decise di iniziare a vestirsi, verso le 15 voleva uscire di casa per andare a svolgere alcune commissioni, quindi alle 14.10 iniziò a prepararsi. Non era solita indossare trucco, si sentiva bene anche al naturale. La sua fase in cui si odiava era finita in terza superiore, quando ha iniziato a concentrarsi su se stessa e non più sugli altri.

 La sua fase in cui si odiava era finita in terza superiore, quando ha iniziato a concentrarsi su se stessa e non più sugli altri

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Si era vestita come sempre splendidamente, il suo stile era unico e soprattutto adatto a Parigi...
Adorava uscire con gonne, vestitini, cose vintage, era fiera di non essere come tutte le ragazze della sua età che pensavano solo a grandi marche, scarpe da ginnastica, leggings e crop top. Era fiera di essere diversa in un modo buono.

Si sistemò i capelli molto velocemente e prese la sua borsa di tela, che conteneva tutto il necessario per uscire

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Si sistemò i capelli molto velocemente e prese la sua borsa di tela, che conteneva tutto il necessario per uscire.

"Mamma, papà, sto uscendo"
"Va bene, tesoro. Stai attenta" rispose il padre, e come ogni volta che usciva, le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte.

[...]
Appena uscita di casa andò da Starbucks, dove prese il suo solito pumpkin spice latte. Quando lo prendeva poteva esserci la fine del mondo, ma Evelyn era calma e felice.
Con il suo caffè in mano e un sorriso stampato in faccia, si diresse verso la biblioteca.

"Bonjour Evelyn! Che piacere vederti qui!".

Era una signora anziana, ma sembrava molto dolce e premurosa.
Era la bibliotecaria, ed era sempre felice di vedere che anche i giovani a volte leggevano. Aveva un debole per Evelyn, la trattava come se fosse sua nipote.

"Ciao Adèle! Come stai? Aspetta che poso il caffè" disse togliendosi la borsa e poggiando il caffè sul bancone.

Si abbracciarono. In realtà, anche se ne riceveva pochi, Evelyn amava gli abbracci. Era una persona che si fidava poco, timida, ma se voleva bene a qualcuno sapeva dimostrarlo.

"Oh, io sto molto bene, cara. E ora che ti vedo ancora meglio" disse Adèle, sorridendo e analizzando l'outfit della ragazza. "Sei stupenda vestita così, e il nuovo taglio ti dona un sacco!"
"Grazie mille. In realtà penso che questa gonna sia un po' corta, ma prima di darla a Maia la volevo indossare un'ultima volta." replicò Evelyn.
"Beh, sai, Parigi è una grande città.. ha i suoi rischi, soprattutto per una ragazza della tua bellezza. Mi piace che tu non sia come il resto... che non ti piaccia mostrare tutto il tuo corpo. Fossero tutte come te..." disse l'anziana, sorridendo ancora.

[...]
<Avevo parlato un po' con Adèle, restituito i libri, e ne avevo presi altri tre. Non sapevo se a Edimburgo mi sarei annoiata o se mi sarei divertita un sacco, quindi ne ho presi solo tre.>

Si, per Evelyn tre erano nella norma. A volte ne leggeva anche cinque al mese, dipendeva da tante cose, tra cui il suo umore, che ultimamente non era il migliore.

Tornata a casa salutò i suoi genitori, e, per la seconda volta, chiese alla madre tutte le informazioni suo suo volo.
"Partirai domani mattina alle 6:45 da Charles de Gaulle, l'aeroporto di Parigi, il volo dura quasi due ore, arriverai alle 8:30 all'Edimburg Airport. Abbiamo prenotato un taxi che ti verrà a prendere alle 9:10, così avrai tempo di presentare i documenti e di farti un giro nei negozi dell'aeroporto. Chissà, magari c'è una libreria." disse la madre.

Evelyn era molto felice che la madre avesse pensato anche ai libri. Era una passione che avevano entrambe, ma la madre non aveva più avuto tempo di leggere quando ha avuto le sue figlie.

"Va bene, controllo per l'ultima volta la valigia" rispose Evy.

[...]

"Tesoro, vuoi aiutare tua sorella? Sai che tra qualche giorno ha la recita di Natale..."
"Certo mamma, vado subito ad aiutarla."

<Maia è la mia sorellina, la più piccola di noi cinque. Le voglio molto bene, abbiamo molte passioni in comune, tra cui la musica. Io suono il pianoforte e il violino, Maia suona il flauto traverso. Amiamo cantare, e fino a qualche anno fa ho dato lezioni di canto ad alcune ragazze. La devo aiutare con una canzone per la recita di Natale che avrà a scuola.>

"Ciao Evyyy!" disse Maia, saltandole in braccio.
"Ciao principessa, come stai?" rispose Evelyn.
"Benissimo"

<Maia aveva sedici anni, ma la trattavamo come se ne avesse molti di meno. Era molto più piccola di alcune di noi, per Daphne era come una figlia.
Andammo in salone e iniziai a suonare il piano. Dopo pochi minuti avevamo iniziato a cantare, e la casa era invasa da un'aria natalizia, come quando eravamo piccole. Era il primo anno in cui non sarei stata a casa per Natale, significava solo una cosa: stavo crescendo.>

[...]
"Ma', pa', buone feste!" disse Evelyn, a pochi minuti dalla sua partenza.
"Tesoro, abbi cura di te, divertiti e goditi queste settimane. Lascia che la perfezione svanisca, ricorda..." disse la madre.
"È nel disordine che ritroverai te stessa" concluse il padre.

Si abbracciarono e si salutarono.

<Ok, Evelyn Cooper. Sei grande, ce la farai. È una nuova avventura.>

Fece un respiro profondo, si girò per l'ultima volta a salutare i suoi genitori e uscì dalla porta. Stava succedendo. Stava partendo da sola per la prima volta, verso una meta sconosciuta.

Quella frase, quella dannata frase le rimbombava in testa...
"È nel disordine che ritroverai te stessa"

Fine seconda parte


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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 27, 2022 ⏰

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