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Michelle
8 giugno 2022

Non avrei mai immaginato di stare così male per un ragazzo, non era nella mia natura.

Continuavo a rimuginare su ciò che probabilmente aveva spinto Olivier a fare una cosa del genere. Non ne capivo il motivo e non riuscivo a capacitarmi di ciò che era accaduto.

Il mascara ormai colato continuava a sporcarmi le guance e ben presto i miei occhi erano diventati rossi e gonfi.

Era notte, ormai inoltrata. Non potevo stare in silenzio, dovevo pur dire qualcosa, farmi sentire sui social per trasmettere un messaggio quantomeno positivo.

Non era davvero da me autodistruggermi così.
Così decisi di mettere una storia su instagram.

@i.am.michelle

Ignorai i messaggi e le risposte alla storia continuando a scrollare i vari post delle persone che seguivo

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Ignorai i messaggi e le risposte alla storia continuando a scrollare i vari post delle persone che seguivo.

Poi decisi di uscire nella nuova terrazza, avevano finito da poco i lavori di ampliamento perciò non avevo mai avuto l'occasione di usarla.

Mi infilai la felpa della nazionale brasiliana sopra il pigiama. Perché nonostante facesse esageratamente caldo, la notte si alzava sempre un venticello fresco. Afferrai il pacchetto di winston blue e l'accendino e uscii chiudendomi la porta finestra alle spalle.

Sapevo che era sbagliato, mi stavo facendo del male da sola, ma in quel momento fumare mi faceva stare tranquilla. Le lacrime si fermarono e smisi di singhiozzare. Ne avevo abbastanza di piangermi addosso, non si meritava nulla da me.

"Michelle?" una voce bassa mi fece sobbalzare sul posto, tanto che la sigaretta appena accesa mi volò dalle mani e andò a finire in strada.

Dannazione.

"sei impazzito?" sussurrai tenendo la mano ancora sul mio cuore, che mi batteva all'impazzata. Sembrava che volesse uscirmi dal petto.

"scusa, non volevo spaventarti" asserì, mettendosi a sedere sul suo divanetto, identico al mio.

La nostra terrazza era unica, divisa solamente da un vetro, con un piccolo cancello. In realtà la mia e la sua casa erano della stessa proprietà, una bifamiliare. Poi erano state vendute come separate dato che nessuno osava comprarle insieme per via del prezzo elevatissimo.

Mi osservò in silenzio mentre sfilavo una nuova sigaretta dal pacchetto e la portavo alla bocca.

"ti fa male" disse soltanto, nascondendo un piccolo sorriso.

"lo so" risposi soltanto "però mi aiuta"

Mi sembrava mio padre.

"è una cosa psicologica, lo sai vero?"

Non avevo voglia di spiegargli niente ma lui sembrava capirmi da un solo sguardo.

Mi sistemai meglio per guardarlo negli occhi, eravamo proprio difronte alla luna, che essendo piena, illuminava tutto.  Lui non mi sembrava per niente stanco, nonostante fosse ancora sveglio e anzi, sembrava avere molta voglia di parlare con me.

Non ne capivo la ragione.

Aveva anche lui una felpa e dei pantaloncini corti, identici a quelli che aveva il giorno che ci eravamo visti per la prima volta. In effetti mi aveva incuriosito abbastanza, ma tra la conferenza e i mille pensieri, non ero riuscita a fare delle ricerche su di lui. Come invece avrei voluto.

"bella felpa"

"grazie"

Perché era qui? e perché si ostinava a parlarmi?

"non mi hai ancora detto niente di te" disse, dopo qualche minuto di silenzio.

"ti interessa davvero? sei stato un arrogante l'altro giorno" sputai acida.

Lui deglutì rumorosamente poi iniziò a passarsi le mani nei capelli con fare nervoso.

"lo so e mi dispiace, abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Però anche tu non sei stata troppo gentile con me" ammise.

Si stava scusando e mi stava allo stesso tempo accusando?

"quantomeno potresti chiedermi scusa" borbottai sputando fuori il fumo.

"te l'ho già detto, mi dispiace"

"ti dispiace ma ti ostini a dire che la colpa è la mia? che io non sono stata troppo gentile" commentai con tono stizzito.

"non ti vorrai mettere a litigare adesso" esclamò con un espressione incredula sul volto.

"non avrei nulla da perdere"

"meu Deus, come sei complicata" abbassò il tono della voce.

"ti ho sentito" 

"e dai Michelle, ti ho chiesto scusa! mi sento ridicolo in questo momento" mi disse quasi piagnucolando.

"ho ferito l'esorbitante orgoglio di neymar jr forse?"

Mi lanciò un'occhiata fulminante e io iniziai a ridere.

"te l'hanno mai detto che è maleducazione fissare così le persone?" scherzai schioccandogli le dita davanti, dato che si era incantato.

"io non ti stavo fissando" mise le mani avanti mettendo su il broncio.

"scuse accettate?" propose poi con un sorriso a trentadue denti.

Rimasi in silenzio qualche secondo, ero arrabbiata per i fatti miei e me la stavo prendendo con un perfetto sconosciuto.

"scuse accettate allora" dissi, ma senza far trasparire molte emozioni.

Alla mia risposta mi sembrò sollevato, forse non era così male come pensavo?

In realtà non avevo nulla da perdere ormai, e poi, una normale presentazione non avrebbe fatto del male a nessuno.

𝐀𝐏𝐏𝐋𝐀𝐔𝐒𝐄 - neymar jrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora