Capitolo 7

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"Se non sei pronto tranquillo, posso aspettare." Mi sorrise e mi si scaldò il cuore, avevo davvero fatto centro. Era una persona altruista, generosa, gentile e sempre disposta ad aiutare gli altri. Ero felice di averlo come amico.

Scossi la testa. "Lo sai che se non avessi voluto non lo avrei fatto. Non mi faccio supplicare o manipolare, tutto ciò che faccio lo faccio perché lo voglio io." Dissi sinceramente.
Respirai profondamente e guardai l'orologio, mancava ancora un po' alla mezzanotte e volevo lasciarmi indietro questo discorso in modo tale da iniziare il nuovo anno al meglio, sarebbe stata dura questo era certo.

"Sin da quando ne ho memoria ho sempre avuto un rapporto ostico con mio padre, era come se non mi conoscesse...all'inizio non capivo sai, ero un bimbo e ogni volta che andavo da lui mi liquidava dicendo che doveva lavorare." Grugnii e mi portai le braccia dietro la testa.

"La prima volta che mi ha picchiato è stata a cinque anni, mamma non c'era e io volevo andare al parco. Dico io, non potevi semplicemente dirmi di no? Pazzesco. Col passare del tempo non mancarono, oltre le botte, gli insulti...mi scherniva davanti i miei compagni di classe e quando eravamo soli mi diceva che non sarei mai dovuto nascere, che ero stato un errore e cazzi vari.
Era furbo, cazzo se lo era...agiva sempre quando rimanevamo soli e sapeva anche come non lasciarmi segni sul corpo." Il mio tono era basso e grave, accanto a me Izuku si mordeva il labbro e a stento tratteneva le lacrime.

"Non capisco...perché non hai detto nulla a tua madre?" Chiese curioso e come biasimarlo...
"Secondo te a chi avrebbe creduto? A un moccioso o all'uomo che ha sempre amato?" Domandai retorico con una punta di arroganza.

"Mi stavo chiudendo sempre di più in me stesso, avevo il terrore di parlarne con qualcuno perché poteva benissimo fare del male a mia madre, me lo disse lui. Per colpa sua adesso ne pago le conseguenze, sono silenzioso, non mi fido di nessuno e sono sempre nervoso.
A scuola andavo male, non avevo amici e, ironia della sorte, mi bocciarono in seconda media...come cazzo è possibile ti dirai, non riuscivo a stare mai attento in classe, non dormivo la notte per paura che mi venisse a picchiare e non studiavo, volevo ammazzarmi.
Mia madre se ne rese subito conto ma le dissi che era colpa della pubertà. Tsk, non ci credette per niente. Ero sempre stato diligente ed educato, provò a farmi andare da uno psicologo ma rifiutai. Odiavo apparire debole...

Avevo quindici anni quando mio padre cambiò lavoro, era sempre fuori casa e io ne fui grato, anche se sapevo benissimo cosa facesse in realtà,  tradiva mia madre ma lei era troppo cieca e presa dal lavoro per accorgersene."
"E tu come facevi a saperlo?" Domandò a bassa voce.
"Semplice, gli spiai il cellulare e scoprii che aveva un amante di dieci anni più giovane." Cercai di ritornare al discorso di prima.
"Mitsuki mi ha parlato di Mario, mi disse che spesso passavi le giornate da lui, come mai?"

"Mia madre e Mario si conoscono da una vita, una volta quando ero piccolo mi portò alla sua azienda e io me ne innamorai. Diventammo subito amici, se così si può dire e pur di evitare mio padre supplicavo mia madre di portarmi da lui, in modo da non rimanere da solo con quel mostro. Col passare del tempo studiai il percorso e imparai persino a prendere l'autobus, un moccioso non dovrebbe fare queste cose...pensa che l'autista non mi faceva mai pagare il biglietto, mi guardava con disperazione e quando Mario lo venne a sapere tentò di dirlo a mia madre, lo implorai di rimanere in silenzio e in compenso ogni volta mi pagava lui il biglietto.
Nè mio padre nè mia madre lo sapevano, lei era sempre a lavoro e lui pure...
Più o meno a undici anni raggiunsi la mia indipendenza aiutando mia madre con le faccende di casa, lo stipendio di mio padre non arrivava e lei faceva doppi turni per non andare in miseria, non ero viziato e non chiedevo mai nulla per non risultare un peso.
L'unica cosa che desideravo era una batteria, ho sempre amato la musica e quando il giorno del mio dodicesimo compleanno mia madre me la fece trovare in camera esultai, non ero mai stato felice come quel giorno. Però la sera stessa sentii mio padre accanirsi su di lei perché non mi meritavo un regalo del genere, a detta sua ero un somaro...era vero da una parte, ma non ho mai mancato di rispetto a mia madre.
Iniziai anche a sfogare il tutto con la palestra, passavo le ore e fare esercizi e la mattina prima di andare a scuola uscivo di soppiatto di casa per andare a correre. I risultati si videro si da subito infatti." Guardai Izuku e gli feci vedere i muscoli che avevo sulle braccia.

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