Prologo

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Le avevano regalato un gufo. Una femmina di gufo reale dal meraviglioso piumaggio dei colori della terra, con un paio di bottoni d'ambra che scrutavano con attenzione tutto quel che la circondava.
Non c'era una ricorrenza particolare. Non era per il compleanno, non era per i bei voti. Gliel'aveva regalata Narcissa, pochi giorni dopo l'inizio delle vacanze, entrando in camera sua mentre lei cercava di studiare, con quel magnifico esemplare appollaiato su una spalla.
Era ancora giovane, aveva detto. Abbastanza giovane per essere rapida nelle consegne, abbastanza grande per poter portare ingenti pacchi.
Non l'aveva detto, non avrebbe potuto dirlo, ma Annie lo capì lo stesso, glielo lesse negli occhi, in mezzo a quei sensi di colpa così malcelati: voleva scusarsi, a modo suo. Nonostante la nipote fosse Grifondoro, nonostante fosse amica di Babbanofili.
Era libera di darle il nome che più le piaceva, le aveva detto, mentre il gufo si sollevava dalla spalla della donna e iniziava a svolazzare per la stanza. E lei aveva istintivamente pensato a quel nome, per liberarsene forse una volta per tutte. Dopotutto, ormai lo usava solo il quadro di sua nonna. Ankaa. Quel nome che odiava tanto e che neppure sua zia usava più. Aveva smesso poco dopo la morte di Walburga.
Narcissa aveva scosso il capo, nascondendo un'occhiata accesa di ironia, sentendo la scelta peculiare nella nipote, ma non aveva commentato ed era uscita, limitandosi a commentare con "Ricordati che questa sera abbiamo a cena i Parkinson".
Il becco di Ankaa bussò alla finestra e lei si affrettò ad aprire. Attendeva una sua lettera da giorni, ormai. Strano che ci avesse messo tanto. Probabilmente, quella volta, era più lontano della precedente.
- Buonasera- la salutò, facendola entrare, quasi fosse una persona, e il gufo si andò ad accomodare sul suo trespolo, porgendole la zampa a cui era legata una voluminosa lettera. Solo dopo che la sua padrona l'ebbe slacciata, buttò il muso nella ciotola sempre piena.
Annie aprì frettolosamente la missiva, con un gran sorriso ad illuminare gli occhi tempestosi. Era proprio curiosa di scoprire cosa stesse facendo, quella volta. Curiosa... decisamente, quel Corvo aveva doveva averla contagiata con quella sua curiosità fuorviante. Non era adatta ad una Black, ma stava imparando lentamente che sua zia e sua nonna non dovevano necessariamente esser messe sempre al corrente di tutto.
"Sperando che questa lettera ti trovi bene... o almeno, meglio dell'ultima" Annie trattenne a stento una risata. Decisamente, l'ultima lettera di suo zio non l'aveva trovata nelle migliori delle situazioni: Lucius l'aveva scoperta ad intrattenere una fitta corrispondenza via lettere con Earl e in casa Malfoy era scoppiato un putiferio. Stranamente, Draco era stato dalla sua parte e aveva tentato di aiutarla con suo padre, nonostante lui stesso non approvasse quell'amicizia. Forse l'aveva fatto solo per riconquistare il favore della cugina, perduto l'anno precedente, ma, al momento per lo meno, non le importava. Quel che contava era che l'aveva fatto, aveva, anche se momentaneamente, tenuto testa a suo padre per aiutarla, come non era mai stato capace di fare, fino a quel momento. E come non fu più capace di fare per anni, in seguito.
La lettera, dopo quell'iniziale saluto, proseguiva "Spero che Cissi ti tratti bene, da quel che so non è così tremenda come zia. E bel gufo, un ottimo esemplare. C'è lo zampino di mia cugina, per caso?" ovviamente c'era lo zampino di Narcissa, aveva sempre avuto occhio per certe cose "Qui tutto bene. Non ti posso dire dove sono per ovvie ragioni, ma ti assicuro che fanno dei Margarita spettacolari." la frase successiva era stata malamente cancellata, subito dopo esser stata scritta, quasi il suo redattore avesse avuto un ripensamento improvviso. In ogni caso, recitava: "Se vuoi, con la prossima lettera te ne spedisco una bottiglia, pronto già da versare nei bicchieri, sempre che arrivi integro." Evidentemente doveva aver rammentato in quel momento l'effettiva età della nipote. Annie sorrise appena, divertita. Sì, se lo immaginava facilmente quello zio (conosciuto solo tramite i ricordi del professor Lupin e qualche sporadico racconto di sua zia da cui questa stessa non riusciva a toglierlo come avrebbe voluto) seduto su una sdraio, con gli occhiali da sole in volto e un cocktail fra le lunghe dita affusolate. E, nonostante l'avesse visto ad Azkaban e sapesse bene che ormai somigliava più allo spettro che aveva conosciuto di persona piuttosto che al radiante giovane dei ricordi mostratole, in quel contesto riusciva solo ad immaginarlo come il sedicenne che aveva veduto nel Pensatoio.
Poi la lettera si faceva più seria, e riusciva quasi a vederlo, suo zio, smettere di sorridere mentre scriveva.
"In ogni caso, come sta andando con quella questione? Devo ammettere che la tua ultima lettera mi ha preoccupato non poco" gli incubi. Gli aveva parlato dei suoi incubi, l'ultima volta che gli aveva scritto, dopo che uno particolarmente violento l'aveva svegliata nel cuore della notte con un gran batticuore e sudore freddo a colare dalla fronte pallida. E la penna aveva scritto, da sola, raccontando di quegli occhi che ancora la tormentavano la notte e di quell'ultimo, orribile incubo a cui preferiva non pensare. Quell'orribile in cui passato e presente si erano confusi, in cui suo padre camminava a braccetto con Earl, seguiti da un ridente Sirius e da un infastidito Theodore, mentre lei camminava fianco a fianco con Draco. Poi la terra sotto i piedi delle persone davanti a loro si era aperta, risucchiandoli fin nel cuore del mondo, facendoli cadere nel vuoto. Uno sguardo di tempesta, venato di consapevolezza, ed uno celeste, tinto di terrore. Poi, Theodore e Sirius erano spariti, così, nel nulla, senza lasciare traccia di loro; a quel punto si era voltata di scatto verso Draco, con l'avambraccio che pungeva e bruciava come fuoco, mentre entrambi controllavano quel segno che sapevano istintivamente essere lì.
Poco prima di risvegliarsi aveva scorto una figura, nell'angolo della via, là vicino a quel boschetto scuro, fasciata da un lungo vestito sobrio, di un tenue azzurro cielo, che a sua volta era svanita come fumo nel vento, non appena aveva accennato ad un passo nella sua direzione.
Scosse il capo, ridestandosi dai ricordi, e si sforzò di continuare a leggere.
"La nostra famiglia, te l'ho già accennato, è un vero e proprio casino. E i Malfoy, da quel che so, non sono da meno. Mi spiace, vorrei non fosse così, ma temo che i tuoi sogni siano comprensibili, normali direi, visto l'ambiente. Il marchio? Hai paura che dovrai prenderlo. Tuo padre? Se ho capito bene, sono almeno tre anni che vai a caccia di risposte su di lui. MacMillan è il nipote di Joanne? In ogni caso, ho solo pochi frammenti sparpagliati sul suo conto, mi hai concesso solo le briciole delle storie in cui lui è presente. Mi devo preoccupare?" quasi poteva figurarselo leggendo, quel tono divertito e canzonatorio.
"Riguardo all'altra questione, non voglio sapere. Preferisco vivere nell'ignoranza, almeno per ora. Intanto, mi basta sapere che, almeno alla fine, ha trovato il coraggio per ribellarsi a quel folle." Annie scosse il capo, contrariata, quasi suo zio potesse vederla davvero. Quando aveva scoperto, e accettato, la verità sul conto del famigerato Sirius Black, del pluriomicida fuggito da Azkaban per ricongiungersi all'oscuro Signore... beh, aveva subito pensato che, forse, nemmeno lui sapeva la verità su Ragulus. Forse... forse avrebbe voluto sapere. E, invece, lui si era accontentato di sapere che, alla fine, aveva fatto la scelta giusta. Non era codardia, no, era dolore. Un dolore lancinante, acuto, pungente, che doveva averlo tenuto sveglio a lungo, a riflettere su quel brandello di informazione che Annie gli aveva donato; la Black lo capiva da come la mano dello zio aveva tremato, sbavando appena l'inchiostro, nello scrivere quell'ultima frase.
"Volevi sapere qualcosa su di lui, giusto? Tutto quel che ti posso dire io riguarda la nostra infanzia, ma puoi esser certa di una cosa: era una brava persona. Tuo padre era una brava persona. Giovane, remissivo e troppo educato, ma una brava persona. Lui..." ma Annie si dovette interrompere, perché qualcuno aveva bussato alla porta, sottraendola alla sua lettura.
Si affrettò a nascondere la posta sotto il materasso, poi andò ad aprire la porta.
Sulla soglia c'era Draco, con in mano due tazze di cioccolata fumante.
- Vuoi?- non riusciva a dormire.
- È estate- protestò debolmente. Non che le dispiacesse la cioccolata calda in estate, non quando la sera le temperature si abbassavano così tanto, ma in quel momento aveva altro per la testa, non aveva proprio voglia di parlare con il cugino.
- E allora? È sempre buona- era una muta richiesta di asilo e insieme un'implicita domanda: le stava chiedendo se era ancora accetto come amico, se non fosse stato soppiantato ormai definitivamente.
- Touchè- commentò e, arresasi all'evidenza che, almeno per quella sera, non avrebbe potuto finire di leggere la lettera, si spostò di lato per farlo passare.
- Abbiamo i biglietti- dichiarò, quasi subito, mentre appoggiava le tazze sul tavolino, con gli occhi che brillavano.
- I biglietti per cosa?
- La Coppa del Mondo, per cosa se no?- ribatté in risposta lui, prendendo una sorsata di cioccolata con un gran sorriso ad incurvargli le labbra, sporche del delizioso liquido marrone ancora fumante nella ceramica.

La figlia di Regulus Black - Convenienti tortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora