Sembrava sparito nel nulla.
Era dalla Coppa del Mondo che non riuscivano più a contattarlo in alcun modo.
Alle lettere non rispondeva, anzi, queste a volte venivano rispedite addirittura al mittente. Quando Nott aveva provato ad andare direttamente a casa sua, alla porta aveva risposto la nonna, scura in volto quanto nel vestire, e gli aveva comunicato con tono atono che lui, sua madre e Ernest avrebbero trascorso il resto dell'estate dai genitori di Celie.
Una volta Theodore aveva persino cercato di telefonare all'amico, ma qualcuno aveva risposto e messo giù subito.
Così, Nott aveva smesso di provare.
Annie ancora gli scriveva, ma sempre più con la convinzione di star parlando da sola: ormai le lettere tornavano sempre indietro, anche se a volte erano aperte.Suo zio aveva avuto da ridire con alcuni al Ministero, per la questione della Coppa del Mondo, ma un piccolo contentino denaroso aveva messo a tacere ogni voce.
Era abituata a quel modo di fare, ma negli ultimi tempi sentiva sempre più spesso un certo fastidio all'altezza dello stomaco ogni volta che suo zio risolveva un qualche problema in quel modo.
In quel momento, poi, le dava più fastidio che mai.
E ora, la notte, a quegli occhi grigi e a quelle putride mani, si sommava un marchio nero come la pece sulla pelle diafana di un braccio.
Avrebbe preferito non essere mai andata alla Coppa del Mondo. Bellissimi posti, in Tribuna d'onore, ottima visuale... avrebbe preferito essere rimasta a casa. Aveva la netta impressione che quella notte fosse stata soltanto l'inizio della fine. Lo sentiva, a pelle.
E quel giorno la situazione precipitò, aggravando ancor di più quella sensazione.
Stava prendendo il tè con sua zia, in giardino, sedute sotto il leggero gazebo ricoperto di rampicanti dai mille fiori profumati.
C'era un leggero venticello a spezzare la calura estiva ed era piacevole stare lì, a parlare.
Poi accadde. Non fu affatto simile a quello che la Cooman tentava di insegnare loro. Non lesse nulla nelle foglie di tè. Vide qualcosa agitarsi nel liquido ambrato. Una coppa, o un calice. Poi fiamme, fiamme blu che si levarono alte ,quasi volessero uscire dalla tazza.
Grido e la lasciò cadere a terra, osservandola con orrore mentre si frantumava in mille pezzi.
Subito un elfo domestico si assicurò di pulire tutto, eliminare ogni cosa, ma non poteva certo eliminare il ricordo dalla mente di Narcissa.
La donna la fissava, guardinga, ma inizialmente non disse nulla.
Solo dopo lunghi, strazianti attimi di silenzio in cui la mente di Annie aveva lavorato frenetica per trovare una risposta a quel che aveva visto, la zia domandò - Cos'è successo?
- Nulla. C'era un insetto nella tazza. Non me lo aspettavo. Mi sono spaventata- spiegò, tentando di infondere tutta la paura e l'angoscia che provava in quel momento nella frase appena pronunciata.
Cissi parle crederle. O, in ogni caso, non fece altre domande, limitandosi a commentare con un - Impara a controllarti- per poi tornare a sorseggiare il suo tè.
- Sì, zia- mormorò lei, attendendo pazientemente che un elfo le portasse un'altra tazza e le versasse altro tè.
- E badate che non ci siano insetti, questa volta- ordinò la donna, rivolta ai piccoli servitori, a cui fremettero le orecchie, annuendo.
Lei sapeva cos'aveva visto. O meglio, sapeva di aver visto qualcosa. Era certa di aver visto qualcosa. Era stato così vivido, così reale... solo, non sapeva cosa quel tè le avesse mostrato. Ma, alla fine dei conti, il tè poteva mostrare veramente qualcosa?
Eppure, non sarebbe stata la prima volta che una cosa simile accadeva. Era già successo, anni e anni prima, quando ancora trascorreva gran parte delle giornate con sua nonna. E questa non l'aveva presa bene, per niente. Le aveva dato della pazza e l'aveva cacciata fuori dalla stanza, fuori di casa. Non aveva più visto l'anziana donna per quasi una settimana, dopo quell'episodio.
Aveva imparato la lezione, quel giorno. Non parlare. Non dire nulla. Gli altri non avrebbero capito, non aveva senso parlarne.
Così, tacque. E sua zia non sospettò nulla. E anche se lo fece, non lo diede a vedere.Quelle poche, semplici immagini continuavano a tenerla sveglia, quella notte, e a svegliarla nei rari momenti in cui riusciva a prendere sonno.
Era stanca, voleva dormire, ma quelle figure sembravano non essere d'accordo, quasi temessero che potesse scordare tutto. Come se avesse davvero potuto.
Ad un tratto, non sopportando più quella situazione di stallo, si alzò e, senza nemmeno perdere tempo per infilare le pantofole, si diresse alla scrivania, prese carta e penna e iniziò a scrivere.
Doveva sapere cosa fosse quel calice infuocato, doveva sapere cosa fosse quella Coppa. E forse lui poteva saperne qualcosa. Forse lui poteva saperne qualcosa in più rispetto alla biblioteca di Villa Malfoy, dove sì si parlava di calici, ma di nessuno che sputasse fuoco.
Doveva risponderle quella volta. Doveva.E, in effetti, rispose.
Impiegò quasi tre giorni, ma rispose.
Probabilmente un giorno era servito per decidere se rispondere o meno, ma l'importante era che aveva risposto.
"Non ho idea di cosa sia" non aveva nemmeno salutato, aveva saltato completamente la domanda precedente in cui Annie gli chiedeva come stava. Ecco perché non aveva risposto alle altre: contenevano sempre la stessa, identica domanda a cui lui non voleva rispondere.
"L'ho già visto raffigurato da qualche parte, un calice simile a quello che hai descritto (e abbozzato. Ti hanno mai detto che la pittura non è esattamente il tuo forte?). Credo fosse uno dei libri di scuola, in biblioteca, forse la sezione dedicata alla storia di Hogwarts, o forse quella del mondo magico in generale. In ogni caso, sezione di storia. Quando torniamo a scuola ci guardiamo, assolutamente.
Nel frattempo, se dovessi vedere di nuovo qualcosa di simile, non farti scrupoli a dirmelo.
Un caro saluto,
Earl
P.S. Per favore, di' a Nott che non ce l'ho con lui. Conoscendolo a quest'ora avrà già segnato il mio nome nella lista nera e sai quanto me che da quella lista nera non si esce. Grazie"
Era stato scritto dell'altro, sotto quel post scriptum, ma era stato raschiato via dalla pergamena.
Perfetto. Nemmeno Earl sapeva nulla. Ma almeno, avevano un punto di partenza: la biblioteca della scuola. Peccato che avrebbe dovuto aspettare ancora due settimane, prima di poter mettere mano su quei preziosi volumi.
Sbuffò e si lasciò cadere con la schiena contro la testiera del letto. Si prospettava un anno interessante, di sicuro. E di sicuro anche molto movimentato.Angolo autrice:
Una breve pausa dalla scuola e poi via, si ricomincia.
Dai che sono gli ultimi giorni, ce la possiamo fare! (Pov: non ci credo nemmeno io, ma vabbè)
A voi come sta andando?
🐾
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La figlia di Regulus Black - Convenienti torti
FanfictionSappiamo tutti cosa successe al quarto anno. Tutti ricordiamo il ritorno di Voldemort. Non è certo un mistero. Ma Annie Black? Lei, in questo quarto anno così imprevedibile, cosa farà? Ora che finalmente ha delle risposte sul conto di suo padre, cos...