VI - La Dama

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Lo stava seguendo da una decina di minuti e aveva già snocciolato una serie di improperi ancora sconosciuti al mondo magico: da quando il suo amico era diventato tanto lesto fra i corridoi del castello?
L'aveva pedinato su per le scale, lungo il Corridoio degli Sbagli (adiacente alla Sala delle Punizioni e all'aula di Storia della Magia), poi su di nuovo per le scale, fino a raggiungere il Magazzino del Terzo Piano.
Earl si era guardato un attimo attorno, poi si era infilato dietro ad un arazzo ed era sparito.
Nott avrebbe voluto sbattere la testa contro il muro: c'era andato così vicino, quella volta. Non poteva certo seguirlo là dentro, o l'amico avrebbe capito di essere osservato. Così, si limitò ad attendere.
Dopo quel che parvero ore, il Corvo uscì, guardingo, tenendo una mano ben premuta sulla sacca che portava a tracolla, quasi a volerla proteggere.
Poi aveva ripreso a camminare, scivolando lesto fra i corridoi secondari.
Ad un tratto voltò un angolo così velocemente che quasi Theodore lo perse di vista, ma riuscì a capire alla svelta l'errore, perché sentì delle voci sussurrare poco distante da lui.
Così si acquattò, premuto contro l'angolo del muro, attento a non perdersi neppure una parola di quel che veniva detto.
-Ecco, madame- stava dicendo il Corvo. Nott si sporse appena, quel tanto che gli permise di vedere l'amico porgere la sacca a nientemeno che la Dama Grigia.
Ma che diamine ci faceva il suo amico con quel fantasma lunatico?
- V'è tutto quel che ti ho comandandato?- il giovane annuì e la Dama Grigia si fece pensierosa, poi annuì a sua volta - Sì, hai svolto un buon lavoro, devo ammetterlo- lo scrutò un istante, poi proseguì - Per quel tuo quesito, recati nelle stanze di mia madre am cambio di luna. Ci troveremo lì e, se ancora alberga su questa terra, lo troveremo.
Poi il fantasma scomparve, come dissoltosi nel nulla.
Earl, dopo un istante di esitazione, imboccò il corridoio e, se Theodore non fosse stato svelto a spostarsi, l'avrebbe di sicuro notato.
Invece, proseguì, ignaro di esser stato scoperto.
"Che stai combinando, per Salazar?" pensò il Serpeverde, mentre osservava il mantello dell'amico sparire ondeggiando nel corridoio principale.
Cosa poteva volere il Corvo da un fantasma?

-La Dama Grigia? Perché?- domandò Annie non appena Theodore ebbe concluso il suo racconto.
- Non lo so. Chi lo capisce è bravo- borbottò in risposta, lasciandosi sprofondare nella fredda poltrona della Sala Comune di Serpeverde. Annie non sarebbe dovuta essere lì, ma era una Black, in fin dei conti, e nessuno l'aveva guardata male quand'era entrata, quasi fosse normale che lei stesse lì. Anzi, qualcuno aveva persino annuito in approvazione: una Black non sarebbe mai dovuta stare fra quella feccia rosso e oro.
- D'accordo. Cosa sappiamo su di lei?- sussurrò.
- A me lo chiedi? È MacMillan l'enciclopedia ambulante, non io- si lamentò, giocherellando con la pelle nera del mobile.
- Già, ma non possiamo chiedere a lui. Si insospettirebbe, sai com'è.
- Ma no?
Annie rimase in silenzio per un po', rimuginando su una qualsiasi soluzione. Poi l'idea.
- Aspetta. Forse conosco qualcuno he potrebbe saperne qualcosa- e, senza aspettare una risposta, schizzò fuori dalla Sala Comune, precipitandosi nel suo dormitorio.

Sirius. Come aveva potuto essere così cieca? Sirius era la risposta! Lui doveva di certo saperne qualcosa.
Non badò neppure a Hermione, seduta sui divanetti della Sala Comune, che le urlò dietro, preoccupata, per capire se stava bene o no.
Si fiondò alla scrivania, prese un foglio da lettera e penna e inchiostro, poi iniziò a scrivere come una forsennata.
Aveva detto al cambio di luna, no? Bene, per fortuna mancavano ancora una ventina di giorni, ma doveva fare in fretta: non poteva sapere quanto tempo avrebbe impiegato la lettera a raggiungere lo zio e a tornare indietro.
Poi, non appena ebbe concluso, la affidò alle cure di Ankaa, che ormai pareva essere in grado di rintracciare l'uomo ovunque in giro per il mondo.
E sperò che almeno lui sapesse qualcosa.

Quell'anno aveva diminuito il carico di studio. Aveva mollato molti corsi, come Divinazione, Cura delle Creature Magiche e Babbanologia (di cui ovviamente i suoi zii non sapevano nulla).
Aveva restituito la Giratempo ed era riuscita a tirare un sospiro di sollievo. L'anno precedente era stato devastate e non aveva intenzione di ripetere. Avrebbe continuato solo con Artimarzia e Antiche Rune, per il resto no.
Earl, invece, sembrava di tutt'altro avviso. Certo, non seguiva direttamente i corsi (seguiva soltanto Artimarzia), ma si faceva passare gli appunti di Babbanologia dal fratello una volta che a lui non servivano più. Faceva più o meno la stessa cosa anche con Cura delle Creature Magiche, anche se con meno impegno. Divinazione, invece, sembrava aborrirla come la peste. E Antiche Rune... beh, non era certo un mistero che sua nonna fosse particolarmente amante di quella lingua.
- Quella è una feoh, non una os- commentò, sbirciando il compito di Annie.
- Ma vuoi farti gli affari tuoi?- borbottò. Nonostante le lamentele, però, sgrattò via l'errore e riscrisse la lettera corretta. Anche sua zia aveva provato ad insegnarle, ma poi aveva lasciato perdere per motivi che ancora Annie non capiva. Quindi c'erano cose che comprendeva con estrema facilità, in quella lingua, e altre che proprio con riusciva a fissare.
- Ti aiuto a non prendere un brutto voto, visto che ultimamente sembri più distratta del solito- e Annie si trattenne dall'osservazione che, negli ultimi tempi, era distratta per colpa sua, per capire che diamine stava architettando.
Erano passati tre giorni dall'inizio della scuola e quella mattina Theodore se ne era uscito con quella scoperta. E lei, poche ore prima, aveva scritto a Sirius. Ora non restava che aspettare, perché cercare in biblioteca avrebbe soltanto destato sospetti nel troppo attento amico.
- Ma quanto sei gentile- lo rimbeccò, senza staccare gli occhi dalla pergamena.
Earl faceva passare lo sguardo dal compito di Annie al suo libro (e la Black aveva preferito non chiedersi perché all'improvviso avesse inziato a leggere romanzi Babbani) e poi viceversa.
Ad un tratto, quando la giovane appoggiò la penna per sgranchire le dita, il Corvo attaccò.
Con tono calmo, ma terribilmente serio, dichiarò - So cosa state facendo. So che mi state seguendo. Questa mattina ho visto Nott, appostato dietro l'angolo del muro... no, non dirgli niente, sarà così fiero di essere riuscito a cogliermi di sorpresa- fece una pausa, lasciandosi scorrere fra le dita il segnalibro di cuoio - Ti chiedo solo una cosa: perché?
- Perché?- ripetè lei, come stordita. Ma gli era dato di volta il cervello? - Non so, secondo te? Ti incontri con un fantasma, anzi, con la Dama Grigia... e lo sappiamo tutti che è un po' matta, non negarlo... e rubi qualcosa dai magazzini. E secondo te non dovremmo preoccuparci?
- È tutto sotto controllo, te l'ho già detto- ripetè il Corvo, come già giorni prima.
Annie sentì il sangue salire al cervello e poi scoppiò, come una valvola a pressione - Almeno dicci che cosa stai facendo! Non interferiremmo, lo sai. Ma almeno non passeremmo le giornate a preoccuparci da morire perché non sappiamo se ti sei cacciato in un altro casino come l'anno scorso. Merlino, quanto sei egoista- sbottò, fissandolo dritto negli occhi con sguardo di fuoco. Quegli occhi di tempesta sembravano avere vita propria e le nuvole al loro interno si agitavano, adirate e inquiete, pronte a lasciar liberi i lampi di scattare e attaccare. Ed Earl rimase a lungo in silenzio, ipnotizzato e schiacciato dai sensi di colpa.
- Mi dispiace- mormorò soltanto, prima di richiudere il libro che ancora teneva aperto fra le mani e appoggiarlo sul tavolino davanti a lui.
- Earl- lo richiamò, quando si accorse che non avrebbe detto nulla. Non da solo.
- E va bene, d'accordo- ringhiò, agitandosi sulla poltrona e stringendo una mano con l'altra fino a far scricchiolare le dita - Sto cercando una persona e la Dama mi può aiutare.
- Chi? E perché proprio lei?
- È il fantasma di Corvonero, ha sempre un occhio di riguardo per quelli della sua casa- non aveva detto tutto, Annie glielo leggeva in faccia.
Rimase in silenzio a fissarlo, attendendo che proseguisse. Il biondo finse di ignorarla per qualche minuto, poi crollò.
- È un fantasma. La persona che sto cercando è un fantasma- ringhiò fuori dai denti, con un furore tale che stupì non poco la Black - Per questo la Dama.
- Perché?- non rispose - Earl. Perché lo cerchi?
Il giovane serrò la mascella, quasi a trattenere le parole e Annie notò quel velo quasi imoercettibile andare a coprire lo sguardo dell'amico: stava Occludendo, di nuovo. Ma poi soffiò - È colpa mia se è morto. Almeno questo glielo devo.
Detto ciò si alzò dalla poltrona prima che Annie potesse chiedere nulla ed uscì dalla Sala Comune, ignorando i richiami dell'amica.

Aveva appena fatto in tempo a bussare, che una voce dall'interno l'aveva invitato ad entrare.
- Salve professore- salutò, andando a sedersi alla scrivania del vecchio preside e prendendo una caramella alla menta dalla scatola che l'uomo gli porgeva. Ormai era diventata un'abitudine, tanto che era arrivato ad associare istintivamente il profumo di menta agli occhi nubilosi di Silente.
- Buongiorno, ragazzo mio. Passate buone vacanze?- sulle prime Earl pensò che fosse una frase come tante, ma quando si accorse dello sguardo con cui l'uomo lo fissava, si accorse che sapeva. E forse sapeva anche fin troppo. Ma che non gli avrebbe messo alcuna fretta, né gli avrebbe imposto la sincerità.
Ed Earl lo apprezzò, sinceramente.
- Credo sappia cosa sia successo alla Coppa del Mondo.
- Naturalmente.
- Ecco. L'estate è andata di conseguenza.
Il preside rimase in silenzio per un po', poi annuì - Le mie condoglianze, Earl. Ho conosciuto Gearard, quand'era qui a scuola: un vero Grifondoro. Sono sicuro che sia stato coraggioso fino alla fine- oh, non aveva idea di quanto. E non aveva idea di quanto da vicino Earl avesse potuto constatarlo.
- Ne sono sicuro, professore.
Sulla stanza calò un silenzio profondo, poi Silente si appoggiò allo schienale della sedia e intrecciò le mani, senza smettere di osservare il suo pupillo.
- E con il signor Malfoy?
- Tutto regolare, signore.
Silente sospirò. Per quel che aveva imparato a conoscerlo (e poteva dire con orgoglio di conoscere il suo animo meglio di tutti gli altri docenti della scuola) sapeva quanto quelle risposte fredde, studiate, celassero.
Così, decise di pungerlo un po'. Dopotutto, non gli era mai piaciuto quello sguardo troppo serio sul volto del giovane Corvonero: momenti bui sarebbero sopraggiunti e tutti avrebbero avuto tempo a sufficienza per indossare quei volti tetri.
- Bello spettacolo, l'altra mattina. I più amati dispensatori di pettegolezzi non parlano d'altro da allora- e notò con sollievo le guance di Earl tingersi di porpora, preso alla sprovvista dall'improvviso cambio di argomento.
- E lei ascolta i pettegolezzi?
- Quel che basta- rispose, con una strizzatina d'occhi che fece venir voglia al povero Corvo di sprofondare sotto la scrivania. Eppure, una parte di lui se la stava ridendo della grossa, sotto lo sguardo scaltro del vecchio preside.
- Iniziamo?- il giovane annuì e Silente accennò ad un sorriso - Conosci già Mobilicorpus?
Earl annuì di nuovo e il preside dovette nascondere lo stupore. Ma poi si diede mentalmente dello sciocco: di che si stupiva? Non per niente quel ragazzo era un suo protetto.
- Scommetto un'Ape Frizzola che Dismundo non lo conosce- e già dallo sguardo del Corvonero comprese di aver fatto centro: non aveva idea di cosa fosse e aveva appena catturato la sua più totale attenzione.
E il vecchio preside era certo che, non appena avesse scoperto quali spaventose visioni quell'incanto fosse capace di generare nella mente di una persona, il giovane ne sarebbe stato ancor più affascinato.

La figlia di Regulus Black - Convenienti tortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora