I - La Coppa del Mondo

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La Coppa del Mondo.
Draco non parlava di altro.
Lucius non pensava ad altro.
Ma le ragioni erano completamente differenti.
Aveva visto suo zio aprire quell'armadio, quello proibito, quello a cui loro non potevano avvicinarsi neppure per sbaglio, pochi giorni prima, per estrarne una candida, spaventosa maschera.
Lei aveva già visto quelle maschere. Su vecchi articoli di giornali, nei ricordi del professor Lupin. Sapeva cosa fossero, lo sapeva bene.
L'aveva visto metterla in uno dei bauli che si sarebbero portati alla Coppa del Mondo, sfiorandola un istante con timore reverenziale. Poi aveva sollevato lo sguardo e l'aveva puntato verso la porta, pronto ad uscire dallo studio. E lei era corsa via prima che lui potesse vederla, chiudendosi in camera sua con il cuore in gola e un fischio acuto a perforare le orecchie.
Mangiamorte. Quella era una maschera da Mamgiamorte. Certo, sapeva bene che suo zio era uno di loro, sapeva bene che la sua famiglia era legata al Signore Oscuro più di qualsiasi altra in Gran Bretagna, ma quella... quella maschera... non si aspettava di vederla così presto.
Tremava convulsamente, mentre scriveva velocemente quattro righe su un pezzo di pergamena, per poi consegnarlo svelta ad Ankaa. Doveva avvertirlo. Doveva avvertirli. Il tempo era scaduto. Presto i loro incubi sarebbero divenuti realtà.
Earl sarebbe andato a quella maledetta partita, nonostante odiasse il Quidditch, perché suo fratello lo amava. Si sarebbero portati dietro anche Nott, i MacMillan, per passare qualche giorno piacevole senza il padre di Theodore ad alitare loro sul collo.
Sarebbero stati entrambi a quella maledetta partita. E lei aveva la netta impressione che suo zio e la compagnia avrebbero colpito proprio lì, dove il panico sarebbe dilagato a macchia d'olio. Lì, dove il nome dell'Oscuro Signore avrebbe fatto tremare ancora una volta l'intera comunità magica.
E quei due non avrebbero assolutamente dovuto trovarsi là. E probabilmente nemmeno lei. Lei, perché figlia di un traditore e nipote di un traditore del suo sangue, checché ne dicesse sua zia. Nott, in quanto amico di Babbanofili e in quanto accompagnato da feccia traditrice del suo sangue. Earl... beh, Earl perché era Earl e lì, in quel folto gruppo, ci sarebbe stato anche Lucius Malfoy.
La sua lettera non aveva ricevuto risposta. Ankaa era tornata il giorno dopo, senza alcuna missiva, con lo sguardo offuscato da qualcosa che lei non si seppe spiegare.

Ci sarebbero stati anche i Weasley. Ed Harry Potter. Ed Hermione.
Maledizione.
Non aveva mai imprecato contro la candidissina barba di Merlino, ma in quel momento le parole sgorgarono come un fiume in piena, suscitando l'ilarità di Draco e l'occhiata di monito di sua zia: una Black non imprecava.

Sua zia la prese da parte, poco prima di smaterializzarsi assieme a lei.
- Non fare nulla di avventato, sono stata chiara?- e senza che lei potesse rispondere, si erano già smaterializzate, con quella familiare sensazione di risucchio alla bocca dello stomaco.
"È pericoloso" avevano aggiunto i suoi occhi, mentre la loro proprietaria parlava con volto impassibile.

C'era una gran folla. Un'immensa, grandissima folla.
Tende si estendevano ovunque e dovunque sventolavano bandiere. Inglesi, francesi, tedeschi, italiani, irlandesi, scozzesi, spagnoli, portoghesi, greci, egizziani, americani, senegalesi e chi più ne ha più ne metta.
C'era un invitante profumo di cibo, proveniente da una tenda particolarmente ampia, probabilmente immensa all'interno grazie alla magia; da una poco distante si levava un invitante odorino di grigliata; da un'altra ancora proveniva quello di pollo al curry; da un altra di paella; da un altra un intenso odore di piccante che quasi le fece prudere il naso.
Poi, oltre a quel marasma, c'era una zona più tranquilla, in cui poche tende erano state piantate. Piccole e sobrie, a vedersi da fuori. Immense e maestose ad entrarvi.
Alcuni bambini ridevano e si rincorrevano, schiamazzando in lingue che Annie non comprendeva. Probabilmente venivano da una sezione poco distante, non potevano essere di lì; in quel punto, infatti, alliggiavano solo alcune famiglie di Purosangue. E quasi tutti inglesi, con l'eccezione di qualche francese.
Un giovane alto, dalla scarmigliata chioma dorata simile a quella di un leone, passò loro di fianco e rivolse loro un cenno di saluto. Eppure, le era sembrato che avesse fissato proprio lei. Che strano. E la forma degli occhi era tremendamente familiare.
Poco dopo, mentre alcuni elfi domestici piantavano la tenda, Annie si accorse di due bambini, un maschio ed una femmina, che se ne stavano appoggiati con i gomiti sulle ginocchia, seduti su un tronco ribaltato al suolo, poco distante da una delle tende. Su questa, stranamente, non svettava alcuna bandiera.
-C'est elle!- esclamò uno dei due bambini, balzando in piedi e ridendo come un matto. Poi corse all'interno della tenda come una scheggia, seguito a ruota dalla gemella, e tornò con al seguito uno scarmigliatissimo e confusissimo Earl, a sua volta tampinato da Theodore.
Entrambi la salutarono con uno sbrigativo cenno del capo, poi il biondo si chinò sulle due pesti con un cipiglio scuro.
- Ce n'est pas poli de crier comme ça (Non è educato gridare così)- li sgridò, sottovoce, con un brivido gelido a percorrere tutta la schiena: Malfoy lo stava fissando. Malfoy lo stava fissando. Malfoy lo stava fissando.
Riuscì a tornare a respirare solo quando l'uomo allontanò lo sguardo da lui. E si sentì precipitare quando capì su chi si fosse appuntata l'attenzione dell'uomo: suo fratello.
Malfoy stava fissando suo fratello. Malfoy stava fissando suo fratello.
Malfoy stava fissando suo fratello.
Nott gli appoggiò una mano su una spalla, ma Earl si scansò velocemente, infastidito al momento da quel tocco gentile. Improvvisamente, il suo copro aveva iniziato a dolere quasi per riflesso involontario e la sua mente correva, correva veloce.
- Zio- sussurrò Annie, quando comprese, calamitando l'attenzione dell'uomo su di lei.
- Sì?- domandò svogliatamente lui, voltandosi appena verso di lei - Parla, ti ascolto.
- Ho visto degli amici, posso andare a salutarli? È da molto che non li vedo- espose, con tono atono. L'uomo sorrise, compiaciuto, in modo impercettibile. Atona. Impassibile. Come un'aspirante seguace del loro signore avrebbe dovuto essere.
- Se proprio lo desideri- accordò senza sbilanciarsi oltre e lei ringraziò, senza aggiungere altro.
- Prima ti cambi di vestito e ti dai una risistemata, non è consono che un membro della nostra famiglia vada in giro ridotta in questo stato- Narcissa. Ad un occhio inesperto, la giovane Black sarebbe apparsa in perfetto ordine. Ma all'occhio meticoloso della fiera Purosangue lo stato della nipote era a dir poco disdicevole: pieghe sui vestiti, ben tre capelli fuori posto e una macchia di fango sulle scarpe. Lucius sorrise, di nuovo, forse ancora più compiaciuto di poco prima: ecco perché l'aveva scelta come moglie.
- Certo- acconsentì soltanto. Dopotutto, quando c'era lo zio non poteva permettersi di sbilanciarsi oltre.
- Draco, anche tu- sentì la donna ordinare, mentre si dirigeva verso la tenda appena montata, con l'intenzione di fare il più in fretta possibile.

La figlia di Regulus Black - Convenienti tortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora