II - Gearard

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- Chi sono quei due?- indagò, non appena raggiunse gli amici.
Earl roetò gli occhi, evidentemente esasperato da quei bambini anche al solo sentirli nominare - Intendi le due canaglie? Sono i figli di mia zia, la sorella di mia madre.
- Quando si dice che i nomi sono azzeccati- aggiunse Nott, divertito. Lui conosceva già i due elementi in questione, aveva avuto modo di incontrarli l'estate precedente, e di sicuro si divertiva un mondo quando Earl era costretto a badare a loro, per disperazione del biondo.
- Che intendi?
- Gaillard. Di cognome fanno Gaillard- fu Earl a risponderle, mentre le labbra di Theodore si piegavano in un sorriso divertito. Era certa di aver già sentito quel cognome, ma dove? - È una delle famiglie Purosangue francesi- le andò in aiuto e lei annuì soltanto. Giusto. I tomi di genealogia che era stata costretta ad ingurgitare da bambina - Gaillard significa letteralmente forte, vivace. E direi che con loro calza a pennello.
Nott annuì, con ancora quel ghigno stampato in volto.
Annie sospirò, incrociando le braccia al petto - Pesti a parte? Com'è andata l'estate?
I due si scambiarono un'occhiata, poi scrollarono le spalle, quasi in simultanea. Non se ne rendevano quasi conto, ma più il tempo passava, più sembravano vivere in simbiosi.
- E allora perché non avete risposto? Vi ho scritto, l'altro giorno- cercò di usare un tono neutro, quasi leggero, ben consapevole che probabilmente i suoi zii li tenevano d'occhio.
- Scusa- mormorò Earl, passandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato - Ci siamo scordati di rispondere.
"Abbiamo creduto fosse meglio non rispondere, per evitare che i tuoi zii se ne accorgessero" sussurrò nella sua mente ed Annie annuì soltanto.
- Vieni dentro, dai- la invitò poi, scostando la tenda che fungeva da porta - Se puoi, sei invitata a cena- e, visto il profumino invitante che iniziava a levarsi dall'interno, Annie ebbe la tentazione di accettare sena nemmeno chiedere ai suoi zii.
Invece, inviarono un ambasceria tramite elfo domestico, e dopo poco tornò una risposta affermativa, in cui la Black aveva sperato ben poco.
La prima cosa che notò fu il colore.
Nonostante le pareti di tela fossero completamente bianche, sembrava che dentro quella tenda fossero esplosi dei barattoli di vernice. Soprammobili colorati, vestiti dalle mille sfumature sparpagliati un po' ovunque e un caos di gente che andava e veniva senza interruzioni.
Era una vera e propria casa, con tanto di vociare, seppur ordinato e abbastanza contenuto.
- Cucù. Mon chéri, qui est-elle? Tu me la présentes pas?- domandò una donna, spuntata in quel momento dal salotto, lasciando una veloce carezza fra le ciocche bionde del giovane.
- Elle est Annie, la fille de Regulus Black- rispose, in un francese stretto e aggraziato, che sembrava fluente quanto l'inglese sulle sue labbra. Se non fosse assolutamente certa del contrario, avrebbe potuto assicurare che l'amico aveva sempre vissuto in Francia - Je t’ai parlé d’elle, tu te souviens?
-Oh, oui, c’est vrai. J'avais oublié, désolé.
- C'est bon, tatie (non c'è problema)- la rassicurò lui, con un tiepido sorriso in volto.
- Annie, lei è mia zia Colette. Tatie, elle est Annie.
Nott, mentre Earl parlava, si sporse verso di lei e sussurrò - Spero che i tuoi zii ti abbiano insegnato bene il francese. Qui dentro a momenti non si parla altro, tranne quando sono tutti insieme... allora è un misto di inglese e francese e, davvero, non si capisce più nulla- Annie trattenne a stento una risata: non faceva per niente fatica ad immaginare la scena, specie con un Nott sull'orlo di una crisi nervosa.
- Je suis une Black, bien sûr que je sais le français- lo rimbeccò, assumendo istintivamente quel portamento così da Black di cui sua nonna sarebbe stata tanto fiera - Et toi?- e Nott le fece la linguaccia. Aveva sempre odiato le lezioni private di francese a cui suo padre l'aveva costretto da bambino, ma un po' per quelle e, soprattutto, per necessità (passare tanto tempo con la famiglia di Earl richiedeva una conoscenza base del francese), si era ritrovato a parlarlo abbastanza bene.
Dopo poco, il Corvo riuscì a svicolare dalle domande della zia e trascinò di due amici della stanza che divideva col fratello, momentaneamente fuori per questioni sue, su cui né MacMillan né Nott aveva voluto indagare.
Fecero appena in tempo a sedersi, che la tenda che separava la stanza dal corridoio si aprì di nuovo ed una nuvola irruenta si precipitò all'interno, quasi fuggisse da un nugolo di mastini assetati di sangue.
- Oh grazie, Godric, grazie- mormorò, quando si accorse chi c'era in quella stanza - Chiedo asilo al consolato inglese.
- Asilo accordato- rispose Earl con una mezza risata, facendo segno al giovane di entrare, prima ancora che Annie comprendesse il gioco di parole utilizzato.
- I tuoi parenti sono impossibili. Non capisco un'acca di quello che dicono- borbottò, buttandosi malamente sul letto di Earl. E lui, stranamente, non fece una piega.
- Ne sont pas si mal- ribatté lui, con uno scintillio canzonatorio negli occhi celesti.
- Oh no, anche tu no- biascicò l'altro, buttandosi un braccio in volto, come se volesse nascondersi dal mondo, o, più precisamente, dalla famiglia.
- Si tu n’avais pas été si têtu et décidé à apprendre le français, tu n’aurais aucun problème maintenant (se tu non fossi stato così testone e ti fossi deciso ad imparare il francese, ora non avresti alcun problema)- continuò Earl, con un sorrisetto divertito.
- Sì, sì, piccola peste. Ridi ridi, prima o poi ti farò conoscere Jorge e vedremo chi riderà- minacciò ed un bagliore di terrore illuminò lo sguardo del giovane. Ma durò poco.
- Qui est Jorge?- domandò, angelicamente, imperterrito nella lingua madre di Celie.
L'altro, però, comprese comunque e lo guardò male, quasi fosse pronto a fulminarlo con lo sguardo, le gote lievemente imporporate.
- Ríe, pequeña peste, ríe- borbottò e l'altro, in modo molto maturo, gli fece la linguaccia, tirandogli un cuscino dritto dritto in faccia.
Theodore rise. Rise di gusto. Annie non l'aveva mai sentito ridere, non in quel modo di sicuro. Una risata bella, cristallina, seppur un poco irrigidita dal poco utilizzo.
- E tu, taci per favore- borbottò il più grande, puntandogli contro un dito senza nemmeno guardarlo, prima di restituire il cuscino al suo proprietario con un potente lancio.
Seguì un momento di quiete ed Earl si ricordo finalmente che, in effetti, Annie non aveva idea di chi fosse il tornado che gli era appena capitato fra capo e collo.
- Oh, scusa. Annie, Gearard. Gearard, Annie- li presentò.
Intanto, Theodore si sporse appena verso di lei e sussurrò, a voce abbastanza alta perché anche Earl potesse sentirlo - Arrenditi, non esistono nomi normali in questa famiglia.
- Dimentichi di star parlando con una Black? Io ho un nome pressoché normale per gentile concessione di una Prewett, ho rischiato "Ankaa".
- Fantastico- borbottò Nott, un istante prima di ritrovarsi a levitare sul materasso, come se fosse privo di gravità.
E mentre ancora roteava lentamente senza riuscire a tornare seduto, sbottò - Fammi scendere, MacMillan! Giuro su Merlino che se non mi metti giù ora te ne farò pentire- e, prima ancora di potersene capacitare, si ritrovò a colpire il fondo schiena contro il materasso.
Rise anche Annie. Rise di gusto, come non accadeva dalla fine della scuola.
Sì, le erano mancati quei due. Le erano decisamente mancati quei due.

La figlia di Regulus Black - Convenienti tortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora