Chiaro di luna

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Era l'alba.
Guardavo attraverso il vetro, di uno dei grandi finestroni del primo piano, il cadere della candida neve. Non ero abituata a vederne così tanta: nell'impero d'Occidente gli inverni erano freddi, ma il ghiaccio sembrava qualcosa di fragile ed insignificante rispetto a qui.

Sentii dei passi alle mie spalle.

"Coma va Alexandra?"
Era vestito con una vestaglia che frusciava ad ogni suo singolo movimento. I capelli cinerei erano spettinati come se si fosse appena svegliato, cosa molto probabile data l'ora. Anche gli occhi avevano un carino gonfiore causato dal sonno che pervadeva ancora il suo corpo.

Stava sorridendo in modo dolce guardandomi.

E non potei trattenermi dal farlo anche io scrutando le sue iridi platino nascoste dall'arricciamento adorabile dei suoi occhi trasformati in mezzelune.

"Sto bene grazie, e tu?"
"Ora sto meravigliosamente perché sto con te."
In realtà Jimin non aveva dormito molto bene, anzi aveva avuto una notte burrascosa. La causa del suo tormento era la donna che aveva davanti e con la quale stava parlando.
Nelle lenzuola del suo letto la nottata prima non riusciva a smettere di immaginarla al suo fianco mentre condividevano una notte di piacere. Voleva sgattaiolare dalla sua stanza e bussare a quella di Alexandra. A ripensarci Jimin arrossiva dalla vergogna.

Una piccola risatina sgorgò dalle mie labbra mentre rispondevo. "Come mai sveglio all'alba?"

Jimin distolse la sua attenzione improvvisamente da me e un piccolo rossore gli abbellì le guance. Non capii il suo imbarazzo provocato da quella domanda.

"Non riuscivo più a riaddormentarmi ed inoltre ho un sacco di faccende da sbrigare."
Non ci credetti molto ma annuii comprensiva della grande mole di lavoro alla quale erano spesso sottoposti i regnanti.
Passò qualche minuto e forse per disagio o forse perché aveva veramente fame Jimin proferì una domanda.
"Vuoi che andiamo a mangiare qualcosa? Non penso che siano ancora svegli i cuochi di palazzo, ma io sono capace di cucinare dei deliziosi pancake."

Mi stupii per un momento perché non era comune che un principe sapesse cucinare, ma non aspettai ad accettare l'invitante proposta.

Nei corridoi si sentivano solo i nostri passi e sporadicamente il cinguettio degli uccellini probabilmente in cerca di cibo.
Non mi sembrava possibile che io, l'ormai affermata imperatrice d'Occidente, stava per fare colazione con uno degli uomini più bramati del momento.

Eravamo arrivati alle cucine e non rimasi sorpresa dalla bellezza anche di quest'ala di palazzo. I ripiani erano di un'accecante marmo bianco, i pensili in rovere grigio ed alcune piante erano disposte in modo casuale per le stanze, rendendo il tutto più accattivante.
Grossi lampadari di diamanti luccicanti pendevano dal soffitto riflettendo il chiarore del sole in piccole gemme di luce sulle pareti.

Nel frattempo che mi guardavo in giro Jimin non aveva perso tempo ed aveva preso tutto il necessario per preparare il nostro pasto. Si era persino messo indosso un grembiule dai colori dall'accozzamento discutibile, ma mi astenei dal fare qualsiasi tipo di critica.

"Come preferisci i pancake?" Ora si stava rimboccando le maniche della vestaglia e riuscivo a vedere gli avambracci magri e muscolosi. A proposito non avevo ancora commentato quanto gli donasse questa vestaglia blu notte. I lacci che la tenevano chiusa erano strettamente allacciati e facevano risaltare la sua piccola vita, il petto era semi esposto ed inoltre riuscivo a vedere l'ombra di un tatuaggio sulla schiena, purtroppo non riuscii a capire cosa dovesse essere.

"Stupiscimi."

Dopo la mia risposta girò lo sguardo verso di me e proferì ridendo.

"Grazie dell'aiuto." SI guardò intorno e poi continuò: "A proposito di aiuto potresti intanto tagliare il cioccolato intanto che io preparo l'impasto."

Mi alzai improvvisamente dalla sgabello in cui mi ero precedente seduta, facendogli prendere uno spavento, imitando il saluto militare portandomi la mano alla fronte e dicendo con fare scherzoso: "Signorsì capo."

Jimin scoppiò in una fragorosa risata per la mia stupidaggine, "Va bene allora diamoci da fare."

Erano oramai le cinque e mezza e la nostra colazione era finalmente pronta.

In realtà non ci eravamo fermati a preparare solamente i pancake, ma il ripiano davanti a noi era pieno di fumanti pietanze dall'aspetto appetitoso. Salsicce, frutta, porridge e toast erano pronti ad essere mangiati.

Con un sospiro Jimin si sedette nella sedia vicina alla mia ed iniziò a mangiare, non prima di aver servito anche a me un piatto pieno di un pochino di ogni cibo cucinato.

"Ho visto che sei legata molto alle tue guardie del corpo, nonostante bisticci vari." Mi guardava con uno sguardo strano mentre si riempiva la bocca con altra salsiccia in modo sicuramente poco regale.

"Taehyung, quello dai capelli neri, è il mio migliore amico e non riesco ad immaginarmi la mia vita senza di lui. Poi Jungkook, quello invece con i capelli nero-rossicci, non lo conosco da molto, ma poso dire che ci tengo a lui già molto, forse di più di quello che faccio vedere."

"Mmm...ok." Successivamente a una piccola pausa parlò di nuovo. "Ti va di andare a fare una passeggiata in giardino, ho qualcosa che mi piacerebbe tanto farti vedere."

"Certamente, mi piacerebbe molto ammirare la maestosità anche dell'esterno della tua tenuta." Detto questo mi ritirai nelle mie stanze per prepararmi al freddo gelido che fra poco avrebbe accarezzato la mia pelle.

La neve ricopriva ogni cosa come una coperta che al posto di scaldare congela chi ne è avvolto. Le fronde degli alberi erano rivestite da migliaia di piccoli cristalli, che facevano sembrare le chiome grosse pietre preziose e risplendenti. L'acqua delle fontane, ormai trasformata in ghiaccio da tempo, appariva come un'arma dall'elegante pericolosità pronta ad uccidere chi si fosse messo sotto alle sue stalattiti.

I miei stivali calpestavano il suolo congelato mentre osservavo il meraviglioso paesaggio che mi circondava.
Jimin era al mio fianco avvolto in un pesante cappotto blu e con rifiniture argentee. Le sue guance a causa del freddo erano arrossate facendolo sembrare adorabile. In testa indossava un buffo cappello in lana nera che gli donava un'aura quasi fanciullesca.

Non mi ero accorta, che lui, nel frattempo che lo ammiravo, stava formando nelle sue mani guantate d'avorio una pallina di neve pronta per essere scagliata contro la sottoscritta.

Dopo la collisione dell'arma con il mio pastrano nero i miei occhi si spalancarono dalla sorpresa e non esitai a rispondere all'attacco.Così iniziò una guerra di palle di neve, che si concluse con un pareggio. Eravamo troppo esausti per continuare.

Successivamente alla fine dello scontro ci sdraiammo sul manto nevoso ammirando l'azzurro cielo che non era più oscurato dalle nuvole colme di neve. Sui rami spogli degli alberi i pettirossi cinguettavano e il sole faceva capolino da dietro una delle montagne che ci circondavano.

Ci stavamo guardando a vicenda con ritrovata felicità. I suoi occhi luccicavano di contentezza e forse affetto per me, che ero riuscita a fargli dimenticare per una giornata lo strazio della guerra. Ci alzammo seduti e lui prese la mia mano guantata nella sua.

Scrutai il suo viso e il momento successivo le sue soffici labbra stavano toccando le mie.

La sua mano cullava il mio viso e la mia si era posata sulla sua nuca cercando di approfondire il bacio. Nel suo bacio mi dimenticai del mondo che ci circondava e mi smarrii nel suo profumo e tocco.

Ora eravamo di nuovo stesi sulla neve con la sola differenza che avevo il suo corpo sopra il mio. Schiusi leggermente le labbra e lui non perse tempo a trasformare il nostro bacio da un semplice incontro di labbra ad uno con anche la lingua.

Gli tolsi il cappello per sentire i suoi capelli biondi al tatto e gli morsi scherzosamente il labbro inferiore ponendo fine al nostro baciarsi. Appoggiò la sua fronte contro la mia e ci perdemmo nelle risate che sgorgarono dalle nostre bocche subito dopo.

Nell'ombra dietro un albero Jungkook ci stava osservando e una lacrima di tradimento gli bagno la guancia. Aveva portato per me una scarpa, perché era preoccupato che potessi avere freddo. Non mi accorsi della sua presenza, troppo impegnata a crogiolarmi nel calore corporeo e dai discorsi senza senso di Jimin.

L'imperatrice (BTS reverse harem)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora