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Aleks si stava allenando con suo padre nel cortile di casa. Era tornata a Sparta da qualche settimana ormai, e non poteva essere più felice di avere trovato un po' di pace.
I suoi genitori l'avevano accolta a braccia aperte, felici di poter tornare ad abbracciare loro figlia.
<<Aleksandra!>>. La chiamò la madre dalla soglia della porta.
<<Dimmi madre>>. Rispose quella.
<<C'è qui un messaggero per te>>.
<<Che cosa vuole?>>.
<<Non lo so, ha detto che ha bisogno di parlarti, dice che è molto urgente>>. Aleks aveva già sentito queste parole, l'ultima volta erano per Achille e non erano altro che il richiamo alla guerra.
<<Arrivo madre>>. Aleks sospirò e rimise la spada nel fodero.
<<Andrà tutto bene>>. Disse il padre.
<<Mi hanno chiamata per farmi combattere ancora>>.
<<Lo so>>.ammise lui <<Sei una risorsa importante per l'esercito>>.
<<Non voglio andare via, sono appena tornata dopo anni di lontananza>>.
<<Non sarà per sempre, e poi ancora non sappiamo il perché sia qua>>. Padre e figlia si diressero verso la porta d'ingresso, dove videro un messaggero con un foglio di carta in mano che, quando egli la vide, alzò e lesse.
<<Re Agamennone di Micene vuole averti al suo fianco per combattere una guerra contro la città di Troia, sarà mandato l'esercito più grande mai visto, tutti i re della Grecia suoi alleati con i loro eserciti saranno mandati con mille navi a conquistare tutto l'Egeo>>.
<<Quindi mi vuole a combattere>>. Concluse Aleks.
<<Il re Agamennone richiede la tua presenza a Ftia, tra due settimane, partirai e sarai assegnata ad Achille, combatterai con lui e i suoi Mirmidoni>>. Il messaggero se ne andò senza aggiungere altro, nemmeno un saluto.
Aleks guardò i suoi genitori e sospirò.
<<Sembra che io debba partire ancora>>. La madre la abbracciò, tenendola stretta a sé per qualche minuto, il padre invece rimase a fissarla, poco avvezzo alle dimostrazioni d'affetto troppo esplicite.
Due settimane dopo, si trovava su una nave piena di uomini, con al comando Achille. Gli andò di fianco.
<<E così siamo ancora qua>>. Disse lei.
<<E tutto perché un uomo non sa tenersi stretta la propria donna>>.
<<Quindi Elena è scappata>>. Aleks non pose quella frase come una domanda. Dentro di sé sapeva che prima o poi sarebbe accaduta una cosa del genere. Non avrebbe dovuto sottovalutare in quel modo Paride che saliva al piano di sopra poche settimane prima.
<<Non lo sapevi? È il tradimento del secolo. Come se nessuno fosse a conoscenza del fatto che usano la fuga di Elena solo come scusa per conquistare finalmente Troia>>.
<<Agamennone ha sempre voluto radere al suolo quella città, ne erano bene a conoscenza. Perché hanno deciso di rischiare così tanto quei due stolti?>>.
<<Non tutti sono come te>>. Disse Achille <<Non tutti riescono a comprendere il fatto che esistono altre persone oltre a loro>>.
<<Tu che mi parli di umiltà è un evento più unico che raro>>. Achille rise.
<<Non parlo di umiltà, parlo di rispettare il trattato di pace che sono riusciti a stipulare dopo anni passati a combattere. Non era così difficile riuscire a tenerselo nei pantaloni fino al ritorno a Troia>>.
<<Paride non ha mai tenuto le mani a freno con Elena, sono sicura che scopassero anche molto prima di quella festa>>. La voce di Aleks era sicura, non lasciava trasmettere nessun tipo di incertezza.
<<Quello era sicuro, Paride sapeva molto bene la strada che stava percorrendo per la camera di lei>>.
<<Alla fine hai visto Ettore tornare alla festa?>>. Chiese Aleks.
<<Sì, dopo pochi minuti è sceso di nuovo. Chi non ho più visto in giro è la tua troiana>>.
<<È venuta nella mia tenda>>.
<<Posso solo immaginare cosa sia successo>>. Replicò Achille.
<<Esatto, immagina e basta, ora abbiamo cose più importanti a cui dare tutta la nostra attenzione>>. A quelle parole, entrambi guardarono davanti a loro, vedendo la spiaggia di Troia distante a poche centinaia di metri da loro. Si sentivano già da minuti le campane che avvisavano i cittadini che stavano arrivando, e ora sulla spiaggia si riuscivano a vedere centinaia di soldati. Erano troppo lontani per vedere che armi avessero, ci avrebbero pensato quando sarebbero scesi dalla nave.
Le mura di Troia si stagliavano alte fino al cielo, grandi e possenti. Aleksandra non le aveva mai viste dal vivo, ma doveva ammettere che tutti i racconti che venivano detti su quelle mura, erano un eufemismo alla maestosità che presentavano.
<<E noi dovremmo abbattere quelle mura?>>. Chiese lei.
<<Solo metaforicamente, non conta se riusciamo a buttarle giù per davvero, la cosa importante è uccidere qualunque Troiano si trovi sulla nostra strada>>.
La spiaggia si stava avvicinando sempre di più. Aleks, andò a prendere lancia e scudo, mentre la spada era sempre attaccata al suo fianco. In lontananza vide Achille parlare a Patroclo, che dopo qualche secondo, si allontanò da lui gettando sul pavimento della nave le armi.
Achille gli aveva proibito di partecipare a quella battaglia, l'ennesima.
Aleks lo capiva, Patroclo sarebbe stato un pensiero durante quella battaglia, dove i cinquanta Mirmidoni stavano per affrontare centinaia di Troiani. Più avanti magari avrebbe potuto combattere, ma quella battaglia si prospettava molto più pericolosa delle altre, e Patroclo doveva stare al sicuro sulla nave.
Achille si girò verso i Mirmidoni e fece un piccolo discorso.
<<Mirmidoni, miei fratelli di spada, cinquanta di voi valgono più di un intero esercito, nessuno dimentichi mai la propria forza. Siamo leoni! Sapete cosa c'è da aspettarvi oltre quella spiaggia? L'immortalità! Andate! È vostra!>>.
La barca attraccò sulla sabbia, e tutti e cinquanta i Mirmidoni scesero da essa. Subito le frecce nemiche si fecero pesanti su di loro, uccidendo però solo un numero limitato di uomini. Corsero sulla spiaggia e si misero nella loro formazione a muro di scudi, camminando lentamente verso i Troiani. Andando sempre più vicini ad essi. Non era la prima volta che Aleks si ritrovava a combattere circondata da uomini, e di sicuro non sarebbe stata l'ultima. Ci aveva fatto l'abitudine.
Attaccarono quando erano troppo vicini per essere colpiti dalle frecce e subito la battaglia per la spiaggia dipinse la sabbia di rosso sangue.
Sangue Troiano.
Achille e Aleks erano diventati entrambi delle belve da combattimento, non pochi erano gli uomini di Troia che cadevano sotto i colpi delle loro spade.
Arrivarono anche le altre navi, e sempre più Greci arrivarono a combattere. Aiace si distingueva tra tutti per la sua grandezza e la sua forza.
Aleks e Achille risalirono la spiaggia verso il tempio di Apollo, uccidendo qualunque guardia ci fosse. I Mirmidoni entrarono nel tempio ancora prima di loro due, per razziare i tesori al suo interno.
<<Forse non è saggio offenderlo>>. Disse Aleks guardando la statua d'oro di Apollo che era situata all'entrata. Achille come risposta tagliò la testa alla statua del Dio.
Videro giungere guerrieri Troiani, guidati da Ettore. Tutti a cavallo. Così Aleks e Achille si diressero dentro il tempio a nascondersi. Dispersi sul pavimento c'erano i cadaveri dei sacerdoti, uccisi dai Mirmidoni, Aleks non approvava la loro morte, infondo erano disarmati ed erano uomini votati al Dio.
Non ebbe comunque tempo di pensarci che si dovette nascondere dietro una colonna, aspettando l'arrivo dei Troiani.
Quando entrarono nel tempio, ci fu una seconda carneficina di Troiani, nessun Mirmidone morì, ed Ettore, andò direttamente a cercare Achille. Aleks stava di fianco all'eroe greco, mentre entrambi guardavano il principe Troiano che era davanti a loro.
Ormai il piccolo contingente che Ettore aveva portato con sé, non era altro che un mucchio di cadaveri sparsi sul pavimento di marmo. Aleks si allontanò da Achille, lasciando i due eroi a vedersela da soli.
Tornò sulla spiaggia, dove ormai i greci avevano preso il pieno controllo, tra loro vide anche Patroclo, che stava aspettando il ritorno di Achille. Lui vedendola, si diresse in fretta da lei.
<<Achille?>>. Le chiese.
<<L'ho lasciato mentre era faccia a faccia con Ettore>>.
<<L'hai lasciato con il miglior guerriero di Troia?>>. Patroclo vagava tra uno stato stupito e uno terrorizzato.
<<Non c'è nulla di cui preoccuparsi, erano nel retro del tempio, figuriamoci se Achille lo uccide mentre nessuno guarda. Oh no, lui lo farà in grande stile, davanti a un vero e proprio pubblico>>. 
Come a confermare le parole della ragazza, a qualche metro apparve Achille, che camminava con molta calma. Scambiò qualche parola con Ulisse e con Aiace, per poi dirigersi verso Patroclo.
<<Sei tornato>>. Disse quest'ultimo.
<<Certo che sono tornato>>. Rispose Achille <<Dove sarebbe la mia gloria se uccidessi il principe Troiano davanti solo a un Dio?>>. Aleks alzò gli occhi al cielo, andando verso la tenda che le avevano montato i servi che Achille le aveva prestato per questa guerra.
<<Desidera qualcosa, mio signore?>>. Lo schiavo non sapeva che davanti a lei aveva una donna finché Aleks non si tolse l'elmo che le fermava i capelli neri come la notte <<Oh, mi dispiace tanto>>. Si scusava il ragazzino.
<<Non ti preoccupare, tutti mi scambiano per uomo la prima volta che mi vedono con l'elmo. Comunque, per il momento non ho bisogno di nulla. Anzi si, potresti portarmi un po' di cibo?>>.
<<Ma certo>>. Il servo uscì velocemente dalla tenda e Aleks rimase sola. Si tolse l'armatura e rimase solo con le fasce che le coprivano seno e parti intime. Si stava sciogliendo i capelli quando il ragazzo tornò nella tenda con del cibo.
Si girò dall'altra parte quando vide che era mezza nuda.
<<Non ti preoccupare, metti giù il cibo e portami una tunica da indossare, voglio dormire un paio d'ore, e con armatura e schinieri, non ci riesco>>. Aleks finì di sciogliersi i capelli e si vestì con l'aiuto del ragazzo. Poi si stese sulle pelli, e dopo qualche minuto, stava già dormendo.
Non sapeva per quanto tempo avesse dormito, e nemmeno se avesse sognato qualcosa, sapeva solo che era stata svegliata da due persone che erano entrate nel frattempo nella sua tenda. Non si spaventò solo perché riconobbe le voci di Achille e Patroclo che parlavano tra di loro.
<<Che succede?>>. Chiese lei ancora addormentata.
<<Achille è un coglione>>. Disse Patroclo, stendendosi di fianco alla ragazza.
<<Vero, ora ve ne andate?>>.
<<Ehi!>>. Esclamò Achille.
<<Ha chiesto la mia opinione e gliela ho data. Cosa avrei dovuto dire?>>. Aleks a malapena capiva cosa le stava succedendo intorno.
<<Visto che ho ragione?>>. Chiese retoricamente Patroclo ad Achille.
<<Comunque posso sapere cosa è successo?>>. La ragazza si mise seduta, ormai non c'era più molta speranza di riprendere a dormire.
<<I Mirmidoni hanno trovato questa sacerdotessa che si nascondeva nel tempio di Apollo, di stirpe reale>>.
<<Aspetta cosa?>>. Lo interruppe Aleks improvvisamente preoccupata>>. Perché parli di stirpe reale?>>.
<<È una delle cugine del principe Ettore a quanto ne so>>.
<<Devo parlarle>>. Aleks si alzò in piedi e si diresse fuori dalla tenda ancora con la tunica con cui aveva dormito, e si diresse verso quella di Achille. Gli altri due la seguirono guardandosi confusi l'un l'altro.
Aleks entrò nella tenda di Achille, trovando la donna seduta per terra e legata al palo centrale.
<<Tu chi saresti?>>. Le chiese la sacerdotessa.
<<Taci, tu chi sei?>>.
<<Briseide, sono una sacerdotessa di Apollo>>.
<<Sei una figlia di Priamo?>>. Le chiese Aleks.
<<No>>. Briseide rispose a monosillabi.
<<Una nipote?>>. Chiese allora la Greca.
<<Esatto>>. Confermò l'altra.
<<Quindi di sicuro conoscerai Ruby>>.
<<È mia cugina>>. Rispose Briseide, guardandola fissa negli occhi.
<<Come sta?>>.
<<Si trova a palazzo. Priamo ha deciso che non avrebbe dovuto combattere questa guerra, è pericolosa perfino per lei. Sta seduta nella parte più alta del castello, a guardare ciò che accade nella terra di suo padre>>.
<<Come faccio a parlarle?>>.
<<E perché mai vorresti parlare a Ruby? Cosa vuoi da lei?>>.
<<Questo non ti riguarda>>. Rispose Aleks sbrigativa. Non voleva di certo rischiare.
<<Sei Aleksandra, vero? Certo che sei lei, quale altra donna potrebbe esserci a combattere in questo esercito. Mi ha parlato di te, di come le hai salvato la vita>>.
<<Devo parlarle>>. Continuò convinta.
<<Dammi carta e matita, le scriverò una lettera, le dirò che mi hanno rapita e di venire qua da sola>>.
<<No!>>. Disse Aleks decisa <<Si farà uccidere>>.
<<Non succederà>>. La rassicurò Briseide.
<<Se la dovessero vedere, per lei sarebbe la fine, e non potrò salvarla ancora>>.
<<Questa è la sua terra, pensi che non sappia dove andare per venire qua viva? Devi fidarti di lei>>. Aleks la osservò per qualche secondo, le passò carta e matita e uscì dalla tenda.
Si diresse in riva al mare, osservò le onde che si aprivano sulla spiaggia e che le bagnavano i piedi. Decise di fare una piccola passeggiata, tanto ormai il pomeriggio era giunto alla fine, e il carro di Apollo stava per compiere la fine del giro. Patroclo la seguì, e camminò insieme a lei per minuti interi in silenzio prima di parlare.
<<I Mirmidoni hanno portato Briseide ad Achille pensando che potesse allietargli lo stress della battaglia appena combattuta. Pensavano che quella donna potesse aiutarlo per farlo sentire meglio>>.
<<Ma i Mirmidoni non conoscono la storia che lega te e Achille?>>. 
<<Sì che la conoscono, ma il vero problema è stato che Achille non ha rifiutato la donna. Comme hai appena visto, la sta tenendo con sé>>.
<<Magari lo fa perché non vuole che finisca nelle mani di un altro soldato>>. La spiegazione di Aleksandra non sarebbe stata errata, se non si stesse parlando di Achille.
<<Conosciamo entrambi Achille, non farebbe mai una cosa del genere. Specialmente a una Troiana>>. Aleks sospirò.
<<Patroclo, non puoi dubitare dell'amore che Achille prova per te. Sei l'unica persona di questo mondo che riesce a farlo ragionare. Se un giorno tu dovessi morire, lui morirebbe con te
E se qualcuno ti uccidesse, lui ucciderebbe quella persona e l'intera famiglia per vendetta>>.
<<Un po' estrema come cosa non credi?>>. Tuttavia, quella frase aveva sollevato l'umore di Patroclo.
<<Ma è esattamente ciò che succederà, e lo sai bene anche te>>.
<<Già...>>.ammise Patroclo.
<<È solo una donna, una sacerdotessa, non è nessuno di importante per lui, magari ha avuto questo istinto di pietà nei suoi confronti e ha deciso di tenerla>>.
<<Pensi sia così?>>.
<<Penso tu debba smettere di preoccuparti. Ad Achille piacciono sia uomini e sia donne, ma non metterebbe mai a rischio quello che avete voi due per una notte di sesso>>. Le parole di Aleks sembrarono far calmare Patroclo.
<<Perché i Mirmidoni lo hanno fatto?>>. Le chiese lui, comunque triste.
<<Perché sono degli stupidi>>.
<<Stai parlando dei tuoi compagni>>. Patroclo rise.
<<Lo so bene, ma sanno di esserlo, glielo ho ripetuto varie volte. Non so perché gli abbiano portato una donna, la vostra storia è pubblica e ognuno di loro sa quello che siete. Forse era per omaggiarlo come comandante>>.
<<Omaggiarlo come comandante?>>. Chiese Patroclo.
<<Perché no?>>.ipotizzò Aleksandra <<Achille è colui che li guida, colui che li porta alla vittoria ogni volta e che li ha raccolti dalle fila di opliti semplici trasformandoli in guerrieri della morte>>.
<<Ha fatto la stessa cosa con te, ti ha persino presa in casa sua, ma tu non gli porti una cagna Troiana come ringraziamento>>.
<<Perché io ho rispetto per te e per la vostra relazione. Si vede che loro la vedono come una specie di storiella senza importanza e non credono che voi durerete>>.puntualizzò la ragazza.
<<Mi piacerebbe tanto sposarlo>>.
<<Fallo>>.
<<Non penso che Achille lo voglia a sua volta sai? La sua unica passione è la guerra>>. Disse Patroclo.
<<Glielo hai mai chiesto?>>.
<<Se vuole sposarmi?>>.
<<Sì esatto, chiediglielo, se va proprio male ti dirà di no e la vita tornerà normale>>.
<<E cosa farò intanto con Briseide?>>.
<<Nulla, non puoi fare nulla, puoi chiedere ad Achille di non tenerla nella sua tenda, ma sappiamo tutti e due che ti riderebbe in faccia, quindi non fare nulla, continua con la tua vita, giorno dopo giorno. Vedrai che prima o poi quella donna se ne andrà dalla tenda, tornerà a casa sua e si dimenticherà dell'esistenza di Achille se non come suo carceriere>>.
<<Hai ragione, non devo fare nulla che aspettare, prima o poi dovrà andarsene. Grazie Aleks>>.
<<Figurati>>. Patroclo tornò verso l'accampamento dei Greci, mentre Aleks continuò a camminare. Pensò a ciò che era successo nella sua vita negli ultimi dieci anni: era stata portata via dalla sua casa per fare la puttana, aveva ucciso il suo primo uomo e le era rimasta la cicatrice come ricordo. Era stata arruolata nell'esercito e addestrata dal guerriero più valoroso che esisteva e poi aveva partecipato alla sua prima guerra, nella quale neanche aveva combattuto nella battaglia decisiva. Era rimasta in prima riga mentre guardava un Achille giunto in ritardo che infilzava un Troiano alto più di due metri e lo gettava negli Inferi con un solo colpo di spada.
Finalmente era riuscita a tornare a casa, per poi essere strappata di nuovo via da quelle mura che la avevano cresciuta durante i pochi anni della sua infanzia. Il saluto con i suoi genitori non era stato altro che un abbraccio da sua madre e un sorriso da suo padre, ma in fondo erano in pubblico, all'entrata della città di Sparta.
Non puoi mostrare debolezze a Sparta.
E l'amore era una di quelle.
Così, senza nessuna sacca in spalla e con solo spada, lancia e scudo, era salita a cavallo, per raggiungere la città di Ftia, dove la stava aspettando una nave con la vela totalmente nera, la nave dei Mirmidoni, guidata da Achille.
Agamennone la aveva sempre guardata come se fosse una Dea, finché non aveva ucciso l'uomo nel suo harem, e allora era stata guardata come se fosse una ribelle. Ma alla fine, Aleks era sempre stata una ragazza che non rispettava le regole, era cresciuta con l'idea che i bambini che non rispecchiano gli ideali non fossero utili per la società. Era cresciuta con la convinzione che la guerra fosse ciò che era più importante a questo mondo e che morire in battaglia fosse l'onore più alto che potesse succedere a un guerriero.
Non aveva cambiato il suo modo di pensare, e per questo si era unita a quell'uomo, il suo esercito di soli cinquanta uomini riusciva a spodestare chiunque gli si trovasse davanti, con o senza l'approvazione del re in persona.
Agamennone forse pensava di poterla controllare, di poterla scatenare a suo favore, ma non aveva messo in conto che avrebbe potuto voltargli le spalle e andare a seguire ciò che lei descriveva come un vero esercito.
E ora si trovava lì, a camminare su quei granelli di sabbia, quella sabbia che non apparteneva a niente che la legasse a quel luogo. Alzò lo sguardo e vide che ormai la luna era stata trasportata sul carro nel cielo da Artemide.
Così tornò anche lei verso l'accampamento.
Forse fu ancora più lenta nel ritorno verso la sua tenda, ma non poteva farci nulla, era come se i pensieri che le stavano in testa fossero caduti lungo il suo corpo rendendola più pesante, e quindi lenta nel suo passo. Si ritrovò davanti alla sua tenda quando ormai anche le stelle formavano le costellazioni. Si fermò qualche minuto a guardarle dalla soglia delle strisce di pelle, prima di entrare nella tenda. Quando scostò quelle strisce, il suo sguardo cadde all'interno, in particolare sul suo letto, dove trovò una figura incappucciata. Il suo istinto le disse subito chi fosse.
<<Ruby?>>. Chiese sottovoce. La figura si tolse il cappuccio che le copriva il volto e il mantello che le copriva la tunica color blu scuro che la avvolgeva. Poi si alzò in piedi. Aleks, le si avvicinò, ritrovandosi subito abbracciata dalla ragazza davanti a lei.
<<Te lo avevo detto che ci saremmo riviste>>.

Dieci anni di guerra e una notte d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora