EPILOGO

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Ruby stava riflettendo dentro di lei come si era evoluta tutta la sua vita in quei due anni che aveva passato a Sparta con Aleks. Era sul terrazzo della sua nuova casa a Ftia, quella dove avevano vissuto Achille e Patroclo, si erano appena trasferite lì. Lei, Aleks, e i loro due bambini: Lydia e Damian. Erano appena nati quando cinque mesi fa Ruby si era intromessa nella selezione dei bambini, per portarli via con sé, andando contro alle leggi di Sparta.
Erano due gemelli, nati troppo presto e quindi erano destinati ad essere scartati. Ruby era andata contro tutto e tutti per portare quei due bambini in salvo. Erano stati cinque mesi molto difficili per entrambe le ragazze.
La Troiana aveva preso i due bambini troppo magri e piccoli per essere considerati sani, e li aveva portati a casa di Aleks. Appena quest'ultima la aveva vista con quei due piccoli esseri tra le braccia, e le lacrime agli occhi, aveva subito intuito ciò che era accaduto.
Entrambe erano state chiamate nell'assemblea, che le obbligava a scartare i due neonati, oppure ad andarsene da quella città se li volevano tenere. Avevano 6 mesi di tempo per decidere.
Aleks e Ruby iniziarono a litigare, la prima non voleva causare problemi nella sua città, era la legge e andava rispettata, invece per Ruby era quasi un dovere morale. Non le importava della legge, dopo due anni non era ancora abituata a quei bambini che venivano lanciati giù dalla rupe.
<<Ruby...>>. Disse sospirando Aleks.
<<Cosa?>>.
<<Quanto ancora faremo questo discorso? Sparta è fatta così, è sempre stata così, questa legge c'è da migliaia di anni, non puoi salvare tutti i bambini che scartano>>. Le spiegò per l'ennesima volta.
<<Non tutti>>. Ribatté Ruby <<Solo questi. Non sono scartabili come gli altri, non sono malati, possono riuscire a sopravvivere>>.
<<Forse hai ragione te, ma sono troppo piccoli, non vanno bene per la città di Sparta, vanno scartati>>.
<<Teniamoli con noi>>. Provò ancora Ruby.
<<C'eri anche tu all'incontro, oppure no? Li hai sentiti, non possiamo tenerli. Non so più come dirti questa cosa, non possiamo affrontare questo argomento ogni volta che c'è un bambino che non è accettato>>.
<<Questi possiamo salvarli>>.
<<Ascolta...>>. iniziò a dire Aleks.
<<So già quello che vuoi dirmi: non possiamo, la legge è la legge, questa città si basa sugli infanticidi...>>.
<<Ruby, dovremmo andarcene se li vogliamo tenere>>.
<<E allora andiamocene!>>. Esclamò Ruby.
<<Non ti è mai piaciuto questo posto vero?>>. Le chiese allora Aleks.
<<Non mi è mai interessato del posto, a me basta avere te al mio fianco, e se per averti devo stare in questo posto, ci sto molto volentieri. Non ti ho mai chiesto niente, mai fatto pesare nulla, perché alla fine stare con te era tutto quello che mi interessava. Ma ora, ti sto chiedendo un favore enorme, e me ne rendo conto che è oltre le tue competenze, ma potresti almeno provare a salvare quei bambini? Te lo chiedo per favore. Fallo per me>>.
<<Forse non potrò fare molto, ma se questo è quello che vuoi, allora proverò a parlare all'intera assemblea per farceli tenere>>.
Aleks aveva parlato con l'assemblea, aveva provato in tutti i modi a convincerli a farle tenere quei due bambini, aveva anche usato la scusa che erano due donne e volevano dei figli senza un uomo. Ma nulla aveva scosso quei vecchi, la loro decisione è stata presa, e così si era vista la possibilità di salvare quei bambini strappare dalle mani, così fece l'unica cosa possibile per salvare quelle due piccole creature, ma tenendolo nascosto a Ruby.
Questa aveva pianto per tutta la notte, e per i giorni successivi era sembrata come se fosse l'ombra di sé stessa. I due gemelli non erano ancora stati scartati, per il semplice motivo che Aleks decise di fare l'unica cosa possibile per salvarle quelle vite e avere la sua donna felice: disse che se ne sarebbero andate.
L'assemblea aveva dato i bambini in affido ai genitori di Aleks, finché questa non fu sicura di aver preparato tutto il necessario per il viaggio verso Ftia.
Dopo cinque mesi di preparativi, finalmente era arrivato il momento di partire e di iniziare la loro nuova vita con i due bambini.
<<Dove stiamo andando?>>. Chiese Ruby. Aleks aveva preparato le valigie di entrambe e ora le stava caricando su una carrozza che aveva chiamato. Aleks le sorrise alzando le spalle.
<<È una sorpresa>>. Le rispose.
<<Ciao ragazze!>>. Alle spalle di Ruby apparvero i due genitori di Aleks, con i due bambini in  braccio. La Troiana appena vide i due bambini ancora vivi, rischiò di cadere per terra se Aleks non la avesse sostenuta con un braccio intorno alla vita.
<<Tu...>>. Sussurrò Ruby guardando la propria compagna, che continuava a sorriderle.
<<L'assemblea non voleva farli continuare a vivere, l'unica nostra opzione per tenerli con noi era andarcene. Così, ora, io e te ce ne andiamo. Achille mi ha lasciato a sua casa a Ftia, possiamo andare lì>>.
<<Oh, miei dei...>>. Ruby ancora stentava a crederci. Si avvicinò ai genitori di Aleks, insieme all'altra, e prese in braccio la bambina, mentre Aleks prese il bambino.
<<Andremo a Ftia>>. Continuò Aleks <<E lì potremmo crescere i nostri figli>>.
<<Ma i tuoi genitori...>>.
<<Noi staremo bene>>. Disse la madre di Aleks un pochino fredda. Anche lei come Aleks pensava che quello che stessero facendo andava contro la legge, in fondo era una Spartana, per lei quella legge faceva parte della sua vita, lei stessa aveva dovuto scartare una figlia perché dichiarata non adatta a quella vita.
Quella mattinata stessa avevano iniziato i loro viaggio da Sparta a Ftia, era durato giorni interi, nei quali le due ragazze si presero cura di quelle piccole creature. Erano deboli, lo sapevano bene, e un viaggio del genere non poteva giovare alla loro condizione, ma o quello, o la morte.
Quando arrivarono a Ftia, Ruby si stupì della grandezza della casa di Achille, che ora sarebbe stata loro. C'erano molte camere da letto, forse anche troppe, ma questo avrebbe consentito loro di avere anche altri figli in futuro. Dopo aver messo i due bambini nel letto matrimoniale per riposare dopo pranzo, Aleks si era diretta sul balcone principale di tuttala casa, e ora stava lì, a riflettere, finché non sentì due braccia che le circondavano i fianchi.
<<Non avrei mai pensato che due esserini potessero rendermi così felice>>. Disse Aleks, girandosi verso Ruby.
<<Sono contenta che alla fine tu abbia cambiato idea>>.
<<Non l'ho cambiata>>. Replicò Aleks <<Semplicemente ho fatto ciò che mi hai chiesto. Sono ancora convinta che tutte le leggi vadano rispettate, anche quelle che non piacciono e che sembrano disumane. Tu hai deciso di trasgredirle, e io ti ho seguita>>.
<<Però sei felice di averlo fatto, vero?>>. Chiese Ruby.
<<Ruby, per te farei di tutto solo per vederti felice. Rifarei esattamente ogni cosa che ho fatto se il risultato è la tua felicità>>.
Le due ragazze rimasero qualche minuto all'aperto, a guardare le stelle nel cielo nero.
<<Non sei triste?>>. Chiese Ruby, rompendo il silenzio.
<<Triste per cosa?>>. Domandò Aleks di rimando.
<<Per aver lasciato la tua terra>>. Aleks si girò verso Ruby, guardandola negli occhi.
<<Io non ho lasciato la mia terra, mi hanno cacciata per non aver rispettato le loro leggi. Mi dispiace? Certo, ma tu hai perso la tua città, il tuo popolo. Penso che a me non sia andata poi così male>>.
<<Non devi paragonare le nostre situazioni>>. Ribatté Ruby.
<<Sinceramente, pensare che a te è andata peggio, mi fa sentire meglio, perché così posso pensare che almeno io non ho perso tutto. Il mio popolo è ancora là>>.
<<Ti sei pentita, quindi?>>. Chiese Ruby.
<<Tu sei felice?>>.
<<Sì>>. Rispose convinta la Troiana.
<<Allora no, non sono pentita, lasciami solo qualche tempo per abituarmi a questa vita>>. Disse Aleks.
<<Avresti davvero mandato i nostri figli a iniziare l'addestramento a sette anni insieme a tutti gli altri?>>.
<<Certo, perché non avrei dovuto?>>. Chiese Aleks non capendo la domanda di Ruby.
<<È una cosa terribile>>. Ribatté Ruby.
<<Tu sai vero che è così che siamo abituati a vivere?>>.
<<La trovo comunque una cosa crudele da fare alle madri>>.
<<In tal caso direi che è una fortuna. Mi hai fatto cacciare dalla mia città, così non dovrai preoccuparti dei tuoi figli>>. Disse Aleks, il cui tono si stava facendo duro>>.
<<Io volevo salvare quei due bambini>>.
<<Non ne avevi nessun diritto>>. La discussione tra le due si stava facendo accesa.
<<Li avrebbero uccisi. Perché non hai un minimo di cuore?>>. Quella domanda di Ruby, fece bloccare tutto d'un tratto Aleks. Ruby si rese subito conto di quanto le sue parole fossero state cattive.
Aleks si divincolò dalle braccia di Ruby e tornò in casa. Per la strada della porta di casa, c'era la stanza dei due bambini che dormivano, a cui lei non riservò nemmeno un'occhiata.
<<Aleks!>>. La chiamò Ruby.
<<Esco>>. Le rispose, aprendo la porta di casa.
<<Mi dispiace>>. Si scusò la Troiana, con gli occhi liquidi.
<<Non m'importa niente delle tue scuse, non hanno alcun valore per me. Sai, non ho un cuore, non posso accettarle>>.
Aleks uscì dalla casa, sbattendosi la porta alle spalle, lasciando Ruby in casa. Quest'ultima si appoggiò con la schiena alla parete, scivolando per terra, scoppiando in un pianto isterico.
Le strade di Ftia erano piene di gente, e il mercato centrale era il nucleo di tutte le persone. Aleks rimase molto sorpresa da tutto ciò, ogni bancarella che vedeva era circondata da almeno cinque persone, non avrebbe mai pensato che Ftia fosse stata una città commerciale molto importante.
Una bancarella in particolare attirò la sua attenzione, dove vendevano giochi e vestiti per neonati. I suoi occhi incrociarono quelli della signora dietro essa.
<<Ha bisogno di aiuto? >>. Aleks fermò la sua camminata e si mie davanti a quella signora. La Spartana la superava di parecchi centimetri in altezza, ma quella non pareva farci caso, continuando a sorriderle.
<<Cosa le fa credere che io abbia bisogno di aiuto? <<chiese Aleks.
<<Hai gli occhi tristi, e chiunque abbia gli occhi tristi ha bisogno di aiuto>>.
<<Io e la mia compagna abbiamo appena avuto due gemelli>>. iniziò a dire <<O meglio, lei li voleva, e io mi sono fatta andare bene quello che voleva>>.
<<Non volevi dei figli?>>.
<<Certo che li volevo, ma non...>.
<<Vieni da Sparta, vero?>>. Le domandò la signora.
<<Esatto, come lo sa?>>. Aleks era stupita.
<<Non ci sono molte greche di altre città con questa altezza e questa corporatura>>. Le spiegò.
<<Ha ragione, vengo da Sparta>>.
<<E immagino che se si trova qua è perché la sua compagna ha salvato questi due gemelli dal venire scartati, sei stata cacciata e ora ti sembra di star perdendo tutto>>.
<<Mi ha detto che sono senza cuore perché se avessi avuto dei figli a Sparta, li avrei voluti crescere come crescono tutti i bambini laggiù>>.
<<Ogni città ha le proprie tradizioni, non tutti le capiscono e non tutti le accettano. Sparta è una città battagliera, il cui unico scopo è creare soldati per andare in guerra. Da dove viene la tua compagna? >>.
<<Era la principessa fi Troia>>.
<<Viene da una città dove la guerra non è minimamente contemplata se non in casi estremi, e i bambini crescono felici e coccolati tra le braccia della propria famiglia, non penso che avesse mai avuto il minimo sospetto di crescere i propri figli come voi Spartani>>.
<<Io ho rinunciato alla mia vita per lei, alla mia casa, alla mia famiglia, alla mia gente; sono stata cacciata dalla mia stessa città per farla felice, e a volte penso che lo rifarei mille volte per farla felice, altre volte mi chiedo se ho fatto la cosa giusta>>.
<<Ah, Spartana, la vita è sempre dura e fatta di strade intricate che quasi mai ci portano all'obiettivo che ci eravamo prefissati all'inizio di tutta quella strada. Bisogna diventare bravi ad accettare tutti quegli ostacoli che ci capitano e a fare di essi un nuovo punto di forza. Tu ami la tua compagna?>>.
<<Più della mia stessa vita, per lei farei di tutto>>.
<<E allora vivi giorno per giorno ciò che ti succederà nella vita insieme alla donna che ami, Hai la fortuna di averla con te, non tutti possono poter dire la stessa cosa. Fai passare i giorni, uno dopo l'altro, e vedrai che amerai quei bambini come se fossero tuoi e la tua vita non sarà più una perdita di ciò che avevi, ma una continua scoperta di ciò che troverai>>.
Aleks tornò a casa molto lentamente, riflettendo su ciò che l'anziana signora le aveva detto: forse non aveva mai dato una vera opportunità a quei due piccoli bambini che erano appena entrati nella sua vita, perché li vedeva come un ostacolo. Magari era l'occasione giusta per vederli come una cosa che migliorerà e basta la sua vita.
Giunse a casa e aprì la porta molto delicatamente, cercando di fare il minor rumore possibile. Vide Ruby appoggiata al muro alla sua sinistra. Era seduta, con le mani sulla testa, che spostò immediatamente non appena sentì il rumore della porta.
<<Aleks...>>. Sussurrò Ruby.
<<Ehi>>. Rispose quella, sedendosi davanti a lei, prendendo le sue mani tra le proprie.
<<Vuoi lasciarmi?>>. Aleks alla domanda di Ruby, spalancò gli occhi, e si affrettò ad abbracciarla.
<<No, assolutamente no. Non lo farei mai, qualsiasi cosa accada. Non ti lascio>>.
<<Pensavo non tornassi più>>. Altre lacrime tornarono a scendere sulle guance di Ruby, e anche Aleks iniziava ad avere gli occhi lucidi sentendo quelle parole.
<<Non devi mai dubitare dell'amore che provo per te, non ti lascerei mai, mi sentirei incompleta senza te nella mia vita>>.
<<Non dubitavo di questo, ma...>>.
<<Non abbandonerò mai né te e né i bambini, sono i nostri figli, e da ora in poi nessuno potrà dividerci: siamo una famiglia>>. Le due ragazze rimasero lì abbracciate per molto lungo, finché non sentirono i due bambini iniziare a piangere.
<<Andiamo, non si calmeranno di certo da soli>>. Disse Aleks, alzandosi in piedi, subito seguita da Ruby.
Quando calmarono i due bambini finalmente entrambe poterono stendersi a letto. Era stata una giornata intensa per tutti, avevano bisogno di dormire.
Aleks però si svegliò durante la notte, e vide Ruby che dormire al suo fianco, e le accarezzò i capelli con molta delicatezza. Ma Ruby si svegliò subito.
<<Che succede?>>. Le chiese quella.
<<Nulla, mi sono solo svegliata>>. Rispose Aleks.
Ruby si girò interamente verso di lei, iniziando a giocare con le sue dita.
<<C'è qualcosa che ti preoccupa?>>.
<<Tralasciando il fatto che ti ho trattata male, non penso che esista altro che possa occuparmi la mente>>.
<<No, Aleks, va tutto bene, era una reazione che poteva benissimo capitare a tutti, anche a me>>.
<<Non mi sembra quando hai abbandonato tutto per me>>.
<<Quello che ha allontanato me dalla mia vita, è completamente diverso da ciò che è successo a te. Tu non sei stata obbligata da una guerra, ma sei stata esiliata per una mia scelta>>.
<<Non mi interessa il perché, mi interessa il come ti ho trattata oggi, e ti voglio dire quanto mi dispiace, non avrò mai più una reazione del genere>>.
<<Ciò che è successo oggi mi ha ferita, è inutile negarlo, sono rimasta in quell'angolo della casa dal momento in cui hai chiuso la porta. Ho pianto, e sento ancora tristezza dentro di me se ci ripenso, ma so che è stato un solo episodio in una vita che so con certezza che sarà una vita perfetta tra noi quattro>>.
<<Quanto sei dolce, amore mio, io non so se riuscirei ad avere la tua stessa gentilezza>>.
<<Tu hai altre qualità: sei diretta, sincera e onesta, e non hai paura delle persone che incontri e che ti sfidano. Sei stata l'unica donna in una guerra combattuta da migliaia di soldati uomini. Sei stata compassionevole, sapevi che sarei finita schiava di qualcuno dell'esercito, e hai deciso di tenermi con te, perché sapevi ciò che mi sarebbe accaduto>>.
<<Eri troppo bella per venire sprecata da quei deficienti>>. Ruby sorrise.
<<Sei una donna stupenda, Aleks, l'ho capito la prima volta che ho incrociato i tuoi occhi che avevi un qualcosa dentro di te che mi avrebbe fatto stare bene, che avrei trovato qualcuno che mi avrebbe trattata in modo rispettoso e gentile. Non avrai il mio livello di sensibilità, ma so che dentro di te c'è un cuore che riesce ad amare le persone come nessun'altra persona di questo mondo>>.
Aleks sorrise a Ruby, rimanendo anche un pochino sorpresa di tutte quelle cose che le stava dicendo, non si sarebbe mai aspettata tutte quelle parole. Ma in fondo non si doveva stupire: Ruby riusciva a farla stare bene anche nei momenti peggiori.
Ruby, stava pensando invece a quanta strada avessero fatto per arrivare fino a quella notte lì, in quel letto e nella stanza di fianco quei due bambini. La sua vita era cominciata in una famiglia amorevole, in una città protetta da enormi mura che nessuno era mai riuscito a distruggere. La sua intera esistenza era perfetta, tranne per un'eccezione: non poteva avere il futuro che voleva, avrebbe dovuto fare ciò che le sarebbe stato ordinato.
Poi era arrivata lei, quella Spartana che era riuscita a entrare nella sua vita in maniera praticamente prepotente, distruggendo non solo le mura della sua città, ma anche quelle del suo cuore.
Non era stato facile all'inizio, entrambe avevano un carattere per nulla accondiscendente, ma alla fine erano delle anime gemelle, forse sempre state destinate a stare insieme. Ruby è andata contro a tutto ciò che la sua famiglia le aveva insegnato, tutti i valori con i quali era nata per stare con quella donna che le aveva rivoluzionato la vita da un solo sguardo. E non rimpiangeva nulla di tutto ciò che aveva dovuto fare, anche se per colpa del suo mancato avvertimento alla sua famiglia, alla fine la sua città era stata distrutta. Poche volte l'aveva definita "casa", perché casa sua, era dove si trovava quella Spartana con un carattere difficile e unico al mondo.
La sua Spartana.

Dieci anni di guerra e una notte d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora