4 - LA NUOVA GUARDIA REALE.

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Io e Sun-Jung ci godemmo a malapena una giornata insieme in tranquillità finché a cena arrivò una notizia shock che destabilizzò tutti e tre.


"Cosa significa? Haruka è una ragazza!"


"Non per l'imperatore o per la principessa. Per loro lei è Marcus, un figlio di Roma e la principessa ti vuole come sua guardia del corpo. Non so perché. Non me lo sarei mai immaginato, nemmeno lontanamente, eppure è successo. Ho provato a farle cambiare idea ma è ferma nella sua convinzione."


Provai a controbattere ma dallo sguardo dell'uomo capii che non c'era molto da fare se non annuire.


"Sono riuscito a farti concedere un alloggio solo per te, per evitare che ti facessero dormire insieme alle altre guardie. Essendo la guardia personale della principessa non credo che qualcuno avrà da ridire. Haruka, mi dispiace, avrei preferito non farti immischiare in un guaio così grande. Dovrai stare attenta a non farti scoprire, potrebbero ucciderti per un inganno a sua Maestà. Te e me."


Mandai giù la saliva a fatica. Non solo avrei avuto apprensione per la mia di vita, ma anche per quelle due persone che senza chiedere nulla in cambio mi avevano salvato ed accolta in casa loro.


Quella notte non dormii per niente. Troppe responsabilità e troppi eventi uno dopo l'altro. E poi avevo il pensiero fisso su Felix e sullo zio Mok. Non si starà dando pace da quando non ho fatto rientro quella sera. Chissà cosa si sta immaginando. E Felix? L'ultima immagine era lui a un centimetro da me e la sua voce profonda che diceva di non volermi perdere.


Miao. Byakko si strusciò contro le mie gambe raccolte al petto. Lo accarezzai a lungo, tenendolo stretto a me. Per un po' sarebbe stato il mio unico compagno, l'unico che sapeva la verità su tutto e che non avrebbe mai potuto tradirmi.


L'indomani Sun-Jung mi rivolse un saluto veloce per non farmi notare le guance rigate dalle lacrime. Non dissi nulla se non ricambiare il saluto.


"Andiamo?" Il signor Kang mi accompagnò al Palazzo, dandomi consigli ed istruzioni. La mia fortuna era che comunque avrei potuto parlare con lui, sarebbe stato a Palazzo e all'occorrenza mi avrebbe potuto aiutare. Ero nervosissima. Non c'entravo nulla lì. Non c'entravo nulla nei panni di una guardia reale. Nulla mi apparteneva. Una dama di compagnia, diversa da quella che avevo conosciuto il giorno precedente, mi venne incontro. "Marcus?"Annuii mentre guardavo il signor Kang."La principessa la sta attendendo nelle sue stanze, vuole parlarvi." E seguii la ragazzina lungo lo stesso percorso che la principessa aveva intrapreso con me.


Una strana sensazione di calore mi pervase quando superammo una struttura più spartana rispetto a quella dove viveva la principessa. Per qualche motivo la ragazza di fronte accelerò il passo costringendomi a superare il punto in fretta. Gli alloggi della principessa profumavano di rose ed erano linde e pinte, abitate da sole cameriere e dame. Nessun altro uomo abitava lì e io sarei stato il primo. Gli occhi di tutte erano puntati su di me. Non dovevano essere abituate alla presenza maschile, neppure se quel giovane uomo in verità aveva i loro stessi cromosomi XX. Le sentii confabulare quando le sorpassavo: il fatto che fossi straniera attirava ancora di più l'attenzione.


Vennero aperte due coppie di pannelli che chiudevano una stanza in legno di ciliegio, con fiori ovunque e un profumo di rose che inebriava. Al di là di un telo sceso sedeva la principessa.


"Vieni Marcus, avvicinati."


Obbedii e mi avvicinai a quella parete bianca di stoffa e mi inginocchiai, la presa ben salda sulla katana a mo di protezione.


"Puoi stare tranquillo, voglio solo che vengano fatte per bene le cose." Si alzò e venne allo scoperto. Indossava una tunica morbida e semplice color avorio che le scendeva lungo le forme appena accennate di una ragazza appena sviluppata. Magari, pensai, se fossi stato uomo avrei provato un brivido ma quella scena non mi faceva alcun effetto se non valutare in maniera obiettiva l'eleganza e la bellezza raffinata di quella giovane donna. "Sfodera la katana e poi rimani in ginocchio."Rimasi titubante per qualche istante, poi fui costretta a fare nuovamente quanto da lei dettomi."Dammi la mano.". Un giuramento di sangue. Non poteva essere altrimenti. Con delicatezza mi tagliò il palmo della mano e la sottile linea di pelle rosea e fresca si colmò di un rosso intenso e denso, per poi colare sul pavimento. La principessa non emise nemmeno un sospiro di sorpresa. Rimase semplicemente in ascolto. E lì giurai che avrei dato la vita per lei, che non l'avrei mai tradita, di non mentirle mai e che se lo avessi fatto avrei meritato di morire, e di servirla come meglio lei credeva per il resto dei miei giorni. Era un giuramento pesante e mentre lo pronunciavo sapevo che non avrei mai potuto onorarlo.

THROUGH TIME // LEE FELIXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora