5 - CHI SEI PER ME: CIÒ CHE GLI ALTRI NON VEDONO.

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Le successive due settimane trascorsero tranquillamente. Una quiete quasi surreale. Le mie giornate erano divenute alquanto monotone anche se non mi lamentavo per la vita che conducevo. Avevo pasti di qualità ed abbondanti, stavo migliorando con la spada e, essendo diventata una presenza usuale a Palazzo, non venivo più guardato male dai nobili. Eppure quella quiete sapeva di una tempesta preannunciata. Tempesta i cui primi tuoni furono scanditi dai passi pesanti e veloci della principessa. Non era sua abitudine, solitamente si muoveva con estrema delicatezza con passi quasi impercettibili.


Le cameriere che ormai erano come delle alleate in quella prigione dorata erano stremate già di prima mattina.


"E' furiosa." esordì una allontanandosi dall'entrata della stanza della principessa. Qualcosa nei loro occhi mi suggeriva che erano fiduciose sul fatto che riuscissi a calmarla. Da fuori si udivano i danni causati dalla sua rabbia: oggetti lanciati ogni dove.


"Lasciatemi solo con lei."Non se lo fecero ripetere due volte."Vostra Altezza, sto entrando." La realtà si presentò peggio di quanto avessi pensato: l'intero mobilio era stato preso d'assalto con le suppellettili. Per non parlare degli arazzi in parte strappati. Lei aveva l'acconciatura ormai disfatta e gli abiti sgualciti. "Cosa direbbero se la vedessero così?".


Un animale selvaggio in gabbia. Cosa accade se si mette un animale feroce chiuso in una piccola gabbia? Cercherà di distruggerla e si ferirebbe nel tentativo non potendo fare nulla contro le sbarre di metallo. Per la ragazzina che respirava profondamente di fronte a me era lo stesso. La sua indole non era adatta ad obbedire con un sorriso.


"Non mi importa nulla di quello che pensa la gente." Pensai che avrebbe urlato e invece era calma, una calma apparente."Sta arrivando. E' reale."


"Cosa sta arrivando?"


Un altro impulso di rabbia. Mi lanciò un cuscino contro che parai facilmente anche se non mi avrebbe fatto del male.


"Chi sta arrivando vorrai dire! Il mio futuro marito. Sta venendo qui per conoscermi di persona ed assicurarsi che sia all'altezza di quanto l'imperatore gli ha promesso."


Sentire parlare di matrimoni e promesse mi fece salire la nausea ma cercai di controllarmi, ora la priorità era far calmare la principessa. Era un fascio di nervi pronto a scattare. Nonostante le buone intenzioni la notizia mi lasciò spiazzata.


"Da quanto sapevate di questo matrimonio?"


"Tre settimane. Ma a te cosa importa?Tornatene da mio fratello e lasciami sola."


"Importa. Sapevo che stavate male nonostante faceste finta di nulla."


Un istante. Non vidi nemmeno partire la mano delicata della quindicenne. Forse perché non me lo aspettavo come avrei atteso un colpo da Bang Chan durante l'addestramento, forse perché sapevo di meritarmelo. Mi tirò uno schiaffo in pieno volto con tutta la rabbia e la frustrazione che ribollivano in quel corpo minuto. Il tempo si fermò così: la mano di lei a mezz'aria, la mia testa voltata e la tensione che aveva raggiunto il suo apice e ora andava incontro al suo declino. La guancia pizzicava insieme all'orgoglio. Mi ero fatta deliberatamente schiaffeggiare da quella bambina alta pressapoco 140 cm. Gli occhi della principessa del tutto indecifrabili. Avevano perso tutto l'ardore dato da una rabbia cieca e ora mi guardavano storditi. Il passo successivo fu il rimorso di avermi colpito anche se non disse nulla sul momento. Io lo capii. Capii che quello era esattamente ciò che le serviva.


"Vattene."


E me ne andai. Più tardi sarei tornata a parlarle e a confortarla. Ora, conoscendola un poco, si sarebbe sentita soltanto a disagio con me lì. Le dame che avevano origliato l'intera conversazione mi osservavano curiose sperando che commentassi qualcosa ma così non fu. Tirai dritto verso un posto sicuro dove potessi rilassarmi un attimo.

THROUGH TIME // LEE FELIXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora