1 - IL RAGAZZO NUOVO.

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"Haruka sbrigati!" Ero in ritardo, come ogni mattina. Eppure avevo impostato la sveglia dieci minuti prima rispetto al solito, ma niente, avrei potuta metterla un'ora prima e comunque sarei stata in ritardo."Haruk-" saltai l'ultimo gradino attenta a non scivolare."TADAN. Eccomi zio. Scusami, scusami ma ci sono.". Mi lanciò letteralmente il pranzo nello zaino dimenticato al piede di una sedia in cucina e mi passò velocemente il cornetto che rimase in bocca durante la difficoltosa operazione di mettersi le scarpe.


"Buona giornata!" "Ciao e fai attenzione. Ricordati che rientro ad ora di cena!"Annuii prima di chiudermi la porta alle spalle. L'aria frizzantina mi fece destare definitivamente dal tepore del sonno. Avevo studiato fino a tardi il giorno prima e non avevo dormito abbastanza. Tirai su il cappuccio del parka, quella mattina faceva proprio freddo, ormai l'inverno era alle porte. Byakko saltò sul muretto che delimitava la proprietà di mio zio. Lo accarezzai sotto il mento come piaceva a lui e poi dietro l'orecchio. Gli occhioni azzurri mi guardavano sempre innamorati e ringraziava con una serie di vibranti fusa. "Ci vediamo più tardi, fai il bravo e non allontanarti." E come se mi avesse davvero capito si andò a sistemare vicino al portoncino di casa, dentro la sua calda cuccetta.


Raggiunsi la fermata dell'autobus già gremita di pendolari. Seoul era fantastica: ovunque, in qualsiasi momento, senza dover fare nulla in particolare, era possibile assistere ad una varietà assurda di persone e di culture diverse. Almeno passavo inosservata agli occhi della gente. Almeno in città. A scuola era diverso, non so se dire in senso negativo, alla fine non ero mai stata vittima di bullismo, un pò anche per il mio carattere non propriamente passivo.


"Haruka"Mi voltai immediatamente sentendo la voce familiare di una ragazza dai capelli neri a caschetto. "Min-Jee, buongiorno!" la salutai con un bacio sulla guancia. A lei non dava fastidio, anzi, era molto contenta di questa nota occidentale che mai mi aveva abbandonata. Salimmo sull'autobus che ci portò fino a scuola. Eravamo all'ultimo anno delle superiori. Lei già era propensa a proseguire la tradizione di famiglia e diventare una famosa avvocatessa esattamente come suo padre. Io la stimavo per questo e proprio come suggeriva il suo stesso nome era una ragazza intelligente e sveglia, non le sarebbe stato difficile il percorso di Giurisprudenza. Io d'altro canto non avevo la ben che minima idea di cosa farne della mia vita. O meglio, un'idea ce l'avevo ma l'avevo sempre abbandonata sapendo che mio zio, modesto veterinario, non avrebbe potuto gestire tutte quelle spese da solo.


"Che hai alla prima ora?" Min-Jee era una ragazza minuta, non troppo socievole, un poco introversa, ma dal cuore d'oro. Forse quest'ultima qualità ci aveva avvicinate così da cinque anni a questa parte. Prima di lei non frequentavo nessuno, un pò perché il mio coreano faceva pietà, un pò perché ero la tipa nuova, straniera per giunta, e quindi attiravo quella curiosità che però teneva lontani i miei coetanei invece di avvicinarli. Min-Jee invece, andando contro la sua stessa natura, un giorno durante la lezione di storia antica, si presentò e mi invitò a studiare con lei quel pomeriggio.


"Coreano. Non mi va!" Sbuffai pesantemente. Avevo sonno e avrei preferito di gran lunga dormire in palestra."Il professore Chung è come un sonnifero. Per carità bravissima persona, ma dovrei portarlo a casa quando non prendo sonno." Lei accennò una risata per poi indicarmi proprio il professore che era dietro di me. Lui non disse nulla, per fortuna, ma mi sarei voluta sotterrare dalla vergogna. Quando si allontanò verso l'aula Min-Jee scoppiò in una fragorosa risata facendosi beffe di me.


"E anche oggi la figura di merda la possiamo smarcare." Ma la ragazza non mi stava più ascoltando. I suoi occhi marroni caddero oltre le mie spalle, al cancello d'ingresso. Seguii lo sguardo di lei fino all'oggetto di tanta attenzione e non solo sua. Parecchi alunni, ragazze e ragazzi, avevano esattamente la sua espressione. Il cancello d'ingresso, solitamente affollato a quell'ora, adesso incorniciava solo una figura: un ragazzo dai capelli grigi con striature nere di una ricrescita che non stonava su di lui. Non era alto, forse poco più di me, ed esile rispetto a tanti altri ma aveva un non so che ti spingeva a guardarlo. Fu subito dopo affiancato da un altro ragazzo, lui lo conoscevo però perché Min-Jee aveva una cotta per lui, come il resto del genere femminile dell'istituto. "Non sbavare o dovrò chiedere il mocho alla bidella.". La spintonai un poco per farla riprendere. Hyunjin era stato il suo unico punto debole. L'unica distrazione dai suoi studi. L'unico svago mentale che si permettesse. Secondo me sarebbe potuta essere il suo tipo ma lei, timida com'era, al solo sguardo del ragazzo si nascondeva dietro di me e spariva. Sì, spariva perché Min-Jee era alta 1,53 e io 1,67 e se ne approfittava.


La campanella ci riportò alla realtà: avevamo delle lezioni da seguire, e saltarle o arrivare in ritardo voleva dire rimanere il pomeriggio in punizione fino ad ora di cena e io avevo hip-hop alle 18:00.


"Va bene, ci vediamo per pranzo ok?"Annuii e la vidi sparire tra il fiume di alunni che si affrettava a raggiungere la propria aula.



Sospirai dal sollievo. Qualcuno, chiunque ci fosse lassù, aveva udito le mie preghiere e aveva fatto in modo che la lezione, causa di un imprevisto personale del professore Chung, saltasse. Volevano dire ben 60 minuti che avrei potuto utilizzare per recuperare il sonno arretrato. Mi intrufolai in palestra. La professoressa di educazione fisica era una sadica a cui piaceva portare i ragazzi a correre al freddo lungo il fiume Han per due ore. "Finalmente!"Mi gettai a peso morto su un ammasso di lettini da yoga e sprofondai in un sonno profondo. Eppure aprii gli occhi non per la sveglia e per niente soddisfatta del riposo. Avevo come l'impressione di aver chiuso occhio giusto per 15 minuti. Sbuffai. Qualcuno era entrato, aveva fatto cadere il cesto dove erano tenuti i palloni e ora si guardava spaesato e sorpreso di vedermi là. Quel qualcuno però lo avevo già visto da qualche parte....Ah sì. "Sei il ragazzo nuovo?" Annuì ora più sicuro. Si grattò il gomito scoperto dalla t-shirt della tuta della scuola. A lui stava bene quel rosso. Gli altri sembravamo dei pomodori. "Dovrei avere educazione fisica ma non vedo nessuno." Controllò l'orario che sicuramente gli era stato consegnato in segreteria "Sì, non ho sbagliato.". Mi alzai. "Guarda ormai ti consiglio di aspettare qui. La signora Kim adora far correre i ragazzi lungo il fiume Han. Ormai saranno lontani."


Guardò verso la grande vetrata che separava la palestra dall'esterno. "No, allora vado. Non mi sembra educato cominciare così." Si allontanò verso l'uscita poi però si voltò nuovamente. "Comunque sono Lee Felix, piacere di conoscerti." Inglese, parlò un inglese fluente, con un forte accento di cui non compresi l'origine. " Song Haruka" Annuì e basta.


La sua assenza lasciò un inspiegabile senso di vuoto. Scossi la testa. Lo conoscevo a malapena. Anzi, non lo conoscevo affatto.



La mattinata proseguì lentamente, senza alcun intoppo, in quel grigiume di una promessa pomeridiana che sapeva di pioggia e io non avevo l'ombrello, come sempre.


A pranzo mi unii a Min-Jee come solito, al solito tavolo, con la solita porzione di riso, funghi, pesce. Esattamente come era accaduto la mattinata all'ingresso, a mensa albeggiò un'atmosfera di curiosità e di attrazione, sì era sicuramente attrazione quella che brillava negli occhi delle mie compagne. Felix e Hyunjin formavano una bella coppia da guardare. Lo feci con discrezione, con la coda dell'occhio e senza alzare lo sguardo dal cibo di fronte. Eppure due paia di passi si avvicinarono fino al mio fianco sinistro. Min-Jee per poco non si strozzò quando Hiunjin le ammiccò.


"Ciao Haruka." Felix evidentemente prediligeva l'inglese piuttosto che il coreano."Ciao Felix. Hiunjin." Min-Jee mi guardò come si guardava un alieno. Fossimo state da sole avrei riso ma non avevo confidenza con quei due e quegli occhi, i suoi e quelli di altri duecento ragazzi, mi mettevano a disagio.


Il più alto dei due fece cenno all'amico e proseguirono verso un tavolo più avanti dove un gruppo di ragazzi li aspettavano.


"Ma lo conosci?"Min-Jee ancora stava fissando le teste dei due a un paio di tavoli di distanza. "No, cioè.."mi stava fissando ora con fare interrogativo."Diciamo che si è presentato. Ma ci siamo incontrati per puro caso e gli serviva una semplice informazione. Non ti fare film Min." Sbuffò, magari si aspettava uno scoop più succoso e io l'avevo delusa. "Comunque si è trasferito dall'Australia. A quanto ho capito vorrebbe provare a diventare un idol. Però al momento deve ancora partecipare ai provini e, in più, non parla benissimo il coreano. E' più grande di un anno e viene da una famiglia benestante. Infatti il padre è un primario all'ospedale centrale di Sidney e a quanto ho capito sono amici con Hyunjin perché suo padre e quello di Felix hanno frequentato la stessa università di Medicina qui a Seoul. Solo che poi si trasferirono prima che Felix nascesse. Ogni tanto però Hyunjin va insieme ai suoi a Sidney a trovare la famiglia Lee."


Smisi letteralmente di mangiare. La guardai con fare sospetto."Chi è il tuo informatore?" Lei ridacchiò, gettò uno sguardo alla schiera di ragazze che ormai mi fissavano come se avessi la lebbra. Sbuffai io questa volta. Già mi stavo pentendo di averlo conosciuto, eppure una piccola parte di me era contenta che Felix si fosse avvicinato a salutarmi, che non mi avesse ignorato."Diciamo che basta ascoltare e cogliere le informazioni d'interesse." Ok, si era sveglia.



Quindi era "straniero", almeno culturalmente parlando era molto più vicino a me che non a tutti quei giovani coreani.


THROUGH TIME // LEE FELIXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora