Capitolo 9

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Oggi è il 2 febbraio. Tra cinque giorni sarà l'anniversario della morte di mia sorella, e quest'anno sarò a casa perché sarò dimessa il 6. Sono molto agitata per il mio ritorno a casa, ho paura di cadere di nuovo, ho paura di non sapermi di nuovo gestire.

Riinizierò l'università, ricomincerò i tirocini in ospedale che tanto mi spaventano. Dovrò lavorare, studiare, compilare cartelle, scrivere report. Ho paura di non farcela. L'università mi ha fatta inciampare malamente l'anno scorso, ho paura di esplodere di nuovo.

Ho paura di non riuscire a gestirmi con i pasti, di non avere il tempo che mi serve da dedicare a me stessa per pensare, per calmarmi visto che sono sempre, perennemente, in uno stato di tensione.

Contemporaneamente però ho tanta voglia di provare, di mettermi in gioco, di studiare, di lavorare, di laurearmi, ogni giorno che passa è un giorno in cui sarò più vicina alla mia laurea.

Sto imparando a vivere sempre di più la quotidianità, a cercare di non andare troppo avanti con la testa, anche per quanto riguarda il cibo.

Ieri pomeriggio, nei 15 minuti in cui ho la possibilità di stare fuori da sola senza educatrici, guardavo il cortile della struttura dove sono ricoverata: guardavo le mura galline, grigie, la chiesa, i fiori, e pensavo: "Questa è l'ultima volta che vengo". E lo spero veramente. Spero di crollare riuscendo a farmi aiutare dalle persone che ho fuori, che sono tante, senza finire qua una terza volta. Crollare crollerò ancora, perché è così la vita. Ho smesso di aspettarmi che filasse tutto liscio, perché i dossi ci saranno ancora.

Se c'è una cosa che ho imparato da questo ricovero è che se ci sono brutte giornate, passano: può essere un giorno, due, tre, una settimana, ma finisce.

Alla prossima!

La mia anoressiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora