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Jimin non passò una delle serate più belle della sua vita: ma pur di non guastare la visione del il film al suo migliore amico, decise di stare zitto e soffrire in silenzio.
Fu proprio Jungkook ad accorgersi che stava male e alla fine della prima parte del film, chiamò sua mamma per portarlo immediatamente in ospedale.

Era preoccupatissimo.
Aveva anche lui paura che si trattasse di qualcosa di serio.

La mamma del ragazzo, arrivò dopo pochi minuti e li caricó in macchina dirigendosi verso l'ospedale più vicino.

《Dovresti essere in sala a finire il film...》Mormorò dispiaciuto.

《Non dire Jiminate, Hyung: sei più importante del film stesso.》Rispose roteando gli occhi.
Il rosato gli rivolse un sorriso: aveva gli occhi lucidi ed il suo bel visino, era contratto da una smorfia di dolore.

Non aveva mai avuto mal di stomaco per così tanto tempo.

Si acciambellò su se stesso, assumendo per un attimo le sembianze di un piccolo gattino addormentato. Poi, appoggiò la testolina sopra la coscia del suo migliore amico che non perse tempo ed iniziò ad accarezzargli i capelli; sapeva quanto lo calmasse quel piccolo gesto d'affetto.

Poco dopo arrivarono in ospedale: Jungkook sollevò senza alcuna fatica Jimin, pensando a quanto fosse  leggero.

Lo era così tanto, che gli sembrava di portare  fra le braccia qualcuno di molto piccolo e non un ragazzo di diciassette anni.

In quelle famose tre settimane dopo la festa Jimin, non aveva mangiato quasi nulla: soprattutto da quando aveva iniziato a notare quel leggero gonfiore all'addome.
All'inizio pensava che fosse dovuto ad un inspiegabile aumento di peso, che si sarebbe risolto senza concedersi dei giorni di sgarro dalla dieta.

Ma quando aveva cominciato ad avvertire quei dolori, si era dato subito per malato.
Speró con tutto se stesso che quel giorno, non sarebbe stato l'ultimo della sua vita.
Non avrebbe potuto lasciare Jungkookie: era il suo unico amico ed entrambi, avevano solo l'altro su cui contare.

Arrivati all'interno dell'edificio, nessuno dei due seppe spiegare a medici ed infermieri cos'avesse esattamente.
Passarono quasi l'intera notte, fra esami, analisi ed ecografie; solo all'alba del giorno dopo, un medico uscì dalla stanza con Jimin sulla sedia a rotelle.

《Allora, cos'ha il ragazzo?》Chiese la donna con aria piuttosto preoccupata: lo conosceva da quando era praticamente in fasce.

Praticamente, un secondo figlio.

《Signora, lei é sua parente?》Ribatté l'uomo con un pizzico di arroganza.

《Si, sono la zia.》Mentí la donna: sapendo quanto fossero pignoli questi dottori.

《Perfetto, allora: il ragazzo non ha nulla di preoccupante dalle analisi non abbiamo rilevato niente. Gli abbiamo dato degli antidolorifici.》Spiegó il medico, accennando un piccolo sorriso.

❝Ma come non ho nulla?❞ Pensó invece il rosato sorpreso e leggermente deluso.

《Possiamo portarlo a casa?》Domandó sentendosi improvvisamente più sollevata.

《Certo.》Rispose l'uomo, invitando subito dopo il ragazzo ad alzarsi: mostrando un'andatura ancora incerta e barcollante.

Da quella terribile notte, passarono altri due mesi e la situazione non era affatto migliorata: la pancia gonfia era molto più evidente e al mal di stomaco si erano aggiunti anche la nausea, il vomito e difficoltà evidenti del sonno.

Aveva ogni giorno, sempre più paura di addormentarsi e non riaprire gli occhi il giorno successivo.
Aveva iniziato a vivere, temendo che ogni giorno sarebbe stato l'ultimo.

Ancora una volta, espresse il suo desiderio di farsi visitare da qualcuno di più competente a sua madre che, sapendo esattamente cosa stesse succedendo a suo figlio si comportò come se quella non fosse un'urgenza: decidendo di rimandare ogni giorno la prenotazione di una visita.

Temeva che una volta scoperta la vera causa del suo malessere; si sarebbe arrabbiato ancora di più con lei per non avergli detto nulla.

D'altra parte, lei voleva bene a suo figlio;  stava iniziando anche a piacerle il fatto che sarebbe diventata nonna.

Non  gli permetterebbe mai di farlo abortire.
Forse, era una mossa veramente egoistica: ma non ci avrebbe mai rinunciato.

Non avrebbe mai immaginato che  il suo Jimin, sarebbe diventato genitore così presto  e sperava tanto che il padre del bambino fosse Jungkook: li vedeva così bene insieme, anche se continuavano a ripetere di essere solo ed esclusivamente amici.

Dopo varie insistenze durate altre tre settimane, finalmente il ragazzo venne portato da uno specialista il quale; era già a conoscenza della condizione di Jimin.

《Congratulazioni, figliolo!!》Disse il dottore, rivolgendogli un grosso sorriso.

Il rosato, gli rivolse uno sguardo perplesso: non riuscendo a capire cosa c'era da congratularsi se aveva un tumore dentro la pancia.

《Ma scusi, in che senso?》Gli domandó confuso.

《Non sei malato terminale: sei semplicemente in dolce attesa.》Rispose, facendogli vedere l'ecografia.

Jimin si raggeló all'istante: non voleva un bambino.

E poi, com'era possibile che un ragazzo potesse rimanere incinto?

《No non è vero. É impossibile una cosa del genere!》Esclamó incredulo.

La sua vita era irrimediabilmente rovinata.

《Invece, é possibilissimo: dal momento che sei un omega.》Gli spiegó pazientemente il dottore.

Si voltó verso sua madre e la guardó negli occhi: cercando conferma in ciò che quel pazzo gli stava dicendo.

Sperava con tutto se stesso che quello era soltanto un brutto sogno.

《 É la verità Jiminie: hai la possibilità di procreare come noi donne. 》Disse la donna.

《Quindi tu lo sapevi e non mi hai mai detto nulla?》Le domandó amareggiato: si sentiva  tradito dalla donna che lo aveva messo al mondo.

《Si, che lo sapevo. Ma non sei contento? É una condizione molto rara al giorno d'oggi. E poi, puoi avere figli anche se sei omosessuale.》Gli rispose facendogli un sorriso.

《E poi, era ora che tu e Jungkook facevate qualcosa.》Aggiunse poco dopo.

《Ma cosa cazzo stai dicendo??? L'ammasso di cellule che tu chiami bambino, non é di Jungkook!!!》Urló diventando paonazzo in volto.

《Perché me lo hai nascosto per tutto questo tempo? Bella stronza che sei. Non ti voglio più vedere.》Concluse sempre più arrabbiato  e deluso di prima.

Dopodiché, uscì da quello studio di corsa: aveva ancora qualche soldo in tasca. Avrebbe preso l'autobus e sarebbe andato nell'unico posto in cui sapeva che si sarebbe sentito al sicuro: a casa del suo migliore amico.

Angolo angoloso dell'autrice che non si caca mai nessuno:

Ci ho messo il mio tempo, lo so.
Ma il weekend é vicino e spero, che sarà un lunghissimo weekend di aggiornamenti!!
Durante la settimana, ho avuto molto da fare: ho i micetti ammalati e li devo seguire personalmente.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto ☺️💜
Buona lettura e al prossimo!!!

Single Dad's Life |Yoonmin|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora