JoanneDoveva essere successo qualcosa nella strada sotto di noi. Udivo sempre più chiaramente il suono lacerante della sirena di un'ambulanza, mentre fluttuavo nel mondo di mezzo tra il sonno e il risveglio. Poi i miei occhi si spalancarono di colpo, e con essi tutti gli altri miei sensi. Il suono era attorno a me.
Io ero nel suono.
La luce fredda mi fece lacrimare. Il mio letto si stava muovendo, e ogni movimento più brusco generava dolore. Quando la vista mi si snebbiò, ricordai con un gemito che non ero mai arrivata nell'attico e di conseguenza nella mia stanza. Ero io in una fottuta autoambulanza. Cercai di gridare il nome di mia moglie, ma avevo qualcosa sulla bocca.
Il paramedico mi guardò e sorrise. Mi appoggiò la mano sullo stomaco per quietarmi.
<< Stia calma, non deve agitarsi.>> Mormorò.
Io alzai un braccio a fatica e abbassai la mascherina dell'ossigeno senza dargli retta.
<< Dov'è Jade?>> sibilai. Il cuore era un martello pneumatico impazzito che mi stava perforando il petto. Stavo pian piano rivivendo la scena, o quel poco che mi ricordavo.
La spinta violenta di Chef che mi aveva fatta volare sul marciapiede davanti all'atrio del nostro palazzo. E quel rumore...prima che tutto scomparisse nell'oblio.
Quel rumore non l'avrei più dimenticato per il resto della mia vita.
<<Per favore, mi dica come sta mia moglie...>> singhiozzai afferrando la giacca dell'uomo. Lui mi rimise la mascherina e poi mi fece un'iniezione nel braccio.
<< Tra poco...>> mi sussurrò. Tentai di obbiettare, ma il tranquillante mi zittì.
Quando mi ridestai, ero in una stanza d'ospedale con mia madre accanto che mi accarezzava una guancia. Il suo volto ingrigito dalla preoccupazione e dalle luci al neon, era completamente struccato, e la prima cosa che mi sorpresi a pensare fu che erano anni che non la vedevo al naturale.
<< Joanne? bambina mi senti?>> mi stava dicendo, sporgendosi verso la mia faccia. Notai gli occhi identici ai miei, gonfi e rossi di lacrime.
<< Mamma. Mamma, e Jade?>> balbettai a fatica, ancora stordita da quella dose che mi avevano fatto ormai due ore prima.
<< Shhh, sta bene... lei sta...in un'altra stanza. Adesso tu devi riposare...>>
Scattai a sedere, facendola sobbalzare indietro. Avevo una flebo attaccata che cercai di rimuovere, ma appena cercai di piegare le ginocchia per alzarmi, un dolore bruciante mi fece guaire come un cagnolino. Scostai le lenzuola e notai che avevano applicato due grossi cerotti su entrambi. Anche i palmi delle mani mi bruciavano. Ma erano solamente abrasioni da sfregamento contro l'asfalto. Non avevo nulla di rotto. Semplicemente avevo fatto una brutta caduta ed ero svenuta per lo spavento.
Grazie a Dio.
E a Jade.
<< Mi ha spinta via perché la macchina mi stava venendo addosso...>> realizzai con il respiro mozzo. << ...Dov'è adesso??>> urlai come una pazza, alzandomi. Mia madre cercò di fermarmi, ma senza troppa convinzione. Conosceva fin troppo bene come reagivo quando non sapevo dove fosse, e soprattutto come stesse Chef. Diventavo simile ad una belva. Incontenibile e pronta a tutto.
<< Si è svegliata?>> sentii dire a Bob mentre entrava nella camera.
<< Tu devi dirmi di Jade. Adesso! O mi metto a cercarla urlando per tutto questo fottuto ospedale.>> Lo aggredii. Lui si passò la mano sulla testa. Quel suo gesto così tipico mi aumentò l'ansia.
<< Sta bene vedo. È già la solita.>> disse rivolto a Margot, nel tentativo di sdrammatizzare.
<< Bob cazzo! >>
Lui mi prese per un braccio e mi accompagnò verso il letto. Iniziai a piangere. Sapevo che Jade non stava bene. Quel rumore mi risuonava nelle orecchie. Una botta tremenda. Qualcosa, o meglio, qualcuno che sbatteva violentemente contro una superfice dura. La mia piccola Chef delle patatine fritte.
<< 'E viva. Ha sbattuto la testa e ora è priva di conoscenza. Le stanno facendo una tac in questo momento. Porta pazienza Jo, presto ci faranno sapere.>> spiegò finalmente.
<< Quella macchina stava per investire me e lei mi si è gettata contro per scansarmi. Tu l'hai vista Bob? È sbucata all'improvviso dall'angolo...io...io ero quasi dall'altra parte...>> raccontai tra i singhiozzi.
<< Stavo ripartendo e ho notato quella vecchia Chevrolet scura, svoltare di furia. 'E successo tutto in pochi secondi. La frenata...la botta. Cristo. Un ubriaco probabilmente.>>
Smisi di piangere di colpo. Guardai Bob e poi mia madre in rapida successione.
<< In che senso "probabilmente"?>>
Margot scosse la testa portandosi un pugno sulle labbra per frenare un singhiozzo.
<< Non si è fermato.>>
Jade
Galleggiavo. Cercavo di appigliarmi a qualcosa per smettere di farlo, ma non c'era nulla attorno a me. Solo una flebile luce alternata al buio totale. L'unico senso attivo credo fosse l'udito, perché sentivo , anche se ovattate, voci concitate e rumori che però non avevano nulla di familiare. Era come essere immerse in una bolla d'acqua scura e paludosa. Volevo riemergere, ma non potevo. Ma dovevo farlo. L'avrei fatto. Per lei.
Joanne
Guardavo il medico. Ascoltavo ciò che mi stava dicendo, ma la mia mente non recepiva, o più precisamente, non voleva farlo.
Era entrato nella mia stanza, mentre ancora cercavo di elaborare il fatto che chi ci aveva investito era fuggito senza neppure guardarsi indietro.
<< Adesso è stabile. Il trauma cranico le ha causato un piccolo ematoma subdurale che dobbiamo tenere monitorato. Un bel taglio sulla fronte, una spalla lussata e il polso fratturato. Ma tutto sommato poteva andarle molto peggio.>>
<< Molto peggio. Peggio del fatto che è in coma?>> dissi a denti stretti. Sapevo di essere ingiustamente aggressiva nei confronti di quel dottore che stava solo facendo il suo dovere, ma l'ansia mi rendeva isterica. Lui però sorrise, abituato a quelle reazioni.
<< Sua moglie non è in coma fortunatamente. Ed è per questo che le ho detto che poteva andarle molto peggio. È solo momentaneamente sedata. Tra poco si sveglierà.>>
<< Jade ha la testa dura, lo sai.>> Intervenne Bob. Scoppiai di nuovo a piangere, ma stavolta per il sollievo, e lui mi strinse.
<< Posso vederla?>> chiesi, soffiandomi il naso.
<< Vada pure da lei. L'abbiamo appena trasferita nella stanza qui accanto.>>
Joanne
Mi affacciai socchiudendo la porta, titubante. Volevo andare da Chef, starle accanto, ma allo stesso tempo temevo di vederla stare male. Non ero sicura di essere in grado di sopportarlo. Ma quando la scorsi in quel letto enorme che pareva inghiottirla, con la flebo nel braccio e un grosso cerotto bianco che le partiva dalla tempia fino a metà fronte, le mie paure andarono a farsi benedire, e corsi (per quanto potessi farlo con le mie gambe ammaccate) da lei. Era molto pallida e aveva le labbra socchiuse, un po'come quando dormiva profondamente. Le accarezzai una guancia.
Il braccio destro era fasciato e piegato a L, ed era appoggiato sul petto. Respirava ritmicamente e in autonomia, e io ripresi a mia volta a farlo, rendendomi conto di essere stata in apnea fino a quel momento per l'ansia. Mi lasciai cadere sulla sedia e appoggiai la testa sul letto all'altezza del suo fianco e scoppiai in un pianto irrefrenabile.
STAI LEGGENDO
Color inside the Grey La voce del cuore II
Roman d'amourJoanne e Jade Grey Zander sono sposate da pochi mesi, finalmente libere di amarsi alla luce del sole. Joanne ha rinunciato ad una brillante carriera da popstar per amore della sua "Chef" facendo coming out, e adesso cerca di riemergere nel panorama...