Affronto

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Athin.

Si svegliò con la mente che vagava ancora nel mondo dei sogni, come se non volesse staccarsi dai fantasmi del suo passato che la volevano far danzare a ritmo di Valzer e la incitavano a rimanere fino alla fine della canzone.

E sebbene il suo cuore anelasse a continuare quei sogni, l' istinto la svegliò prima di riuscire a prendere una decisione e fu così che si accorse di essere in una stanza al buio con nient' altro che una lampada a led posta sopra ad una scrivania a fare luce.

Provò ad alzarsi, ma si accorse di avere le braccia e le mani incatenate con robuste manette fissate alla sedia su cui era seduta.

Si sentiva i muscoli intorpiditi e quando provò a muoversi sentì una lieve fitta al braccio destro. Si girò e vide che la manica era macchiata con una minuscola macchiolina di sangue.

Il suo sangue.

Iniezione di morfina.

"Cazzo!"

All' improvviso si ricordò tutto. Dell' interrogatorio, dell' evasione, del poliziotto che la minacciava con una siringa in mano, lei che si gettava in avanti per impedirgli di somministrargli la sostanza, fregandosene di essere ammanettata. Il colpo che riverberava lungo tutto il braccio dopo aver fatto svenire il poliziotto con una gomitata abbastanza forte alla testa, la guardia che la raggiungeva e le conficcava la siringa nel braccio iniettandogli la morfina. A quel punto aveva afferrato una bottiglia e l'aveva calata con tutta la forza che aveva sul cranio della guardia, spaccandola. La guardia era crollata a terra inerme.

La nausea che aveva provato quando aveva estratto la siringa dal suo braccio era vivida nella sua memoria.

Si era tolta le manette dopo qualche secondo passato a smanettare con le chiavi appese alla cintura del poliziotto ed era fuggita, la morfina che le faceva diventare i movimenti lenti e la mente sempre più stanca.

Era corsa su per le scale antincendio e aveva raggiunto l' unico posto in cui poteva avere un margine di vantaggio sugli agenti: il tetto.

Aveva avuto la spiacevole sensazione che la morfina le scorresse nelle vene, andando a mescolarsi col suo sangue, ma questo era semplicemente improbabile.

" È solo un'illusione data dalla tua paura." si era detta " Nient'altro che una stupida illusione".

Detto questo si era costretta a calmare il respiro per fare in modo che la droga arrivasse più lentamente alle vene. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma di sicuro era meglio che arrendersi e venire catturata per la quarta volta di fila.

Aveva cominciato a correre, ogni singola parte del suo corpo che lanciava un grido di protesta andando a creare un coro di voci che le faceva venir voglia di rannicchiarsi e scomparire.

Quando aveva raggiunto il confine aveva visto un altro edificio a distanza di pochi metri dalla centrale. Le sarebbe bastato saltare per raggiungere la struttura e continuare la sua fuga.

Non era neanche un salto troppo difficile: l' altezza era praticamente la stessa, ed il salto non superava i quattro metri. Aveva già fatto salti più difficili in passato.

Tuttavia esitò.

Se la morfina le avesse indebolito i muscoli quel che bastava per fargli diminuire la forza del salto, sarebbe caduta da un'altezza di trenta metri, e sarebbe morta.

Una prospettiva poco rassicurante.

" Piantala di scherzare!"

Il corpo le doleva, ma si era sentita rincuorata dalla voce dei suoi pensieri. L'aveva preso come un segno che una parte di lei era ancora attiva, pronta a farle il tifo in qualsiasi momento e a darle l'energia necessaria per non fermarsi. Si era concentrata su di essa, ma questo ancora non bastava.

Elle e la Ladra di Libri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora