Acto Three: FREEZE!

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Aggiornamento! Indovinate perché? *comincia a ballare la samba*
Ichi, ni, san...
Avadafancrucio, verifiche di merda!!!
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Athin.

Le si chiudevano gli occhi dalla stanchezza, ma si costrinse a rimanere sveglia. Qualcuno avrebbe potuto aggredirla nel sonno. Poco probabile, ma meglio prevenire che curare.

Dopo un' interminabile ora passata a ragionare come sfruttare l' assenza di telecamere, magari per poter evadere visto che i poliziotti erano impegnati a contattare Elle, la porta dello studio si aprì e un fascio di luce la investì.

Sbattendo le palpebre per abituarsi alla luce Athin vide tre robusti agenti entrare. La liberarono dalle catene per poi ammanettarle le mani dietro la schiena.
Decise che poteva essere un buon momento per scappare.
Torse il piede e ruotò su se stessa, con l'intenzione di fuggire dalla presa dei poliziotti. Tuttavia dovevano aver preso in considerazione l' idea che avrebbe tentato di evadere, infatti due la presero per le spalle e la immobilizzarono. Il terzo la punì con uno schiaffo e Athin sentì il sapore forte e metallico del sangue esploderle in bocca. Si era morsa la lingua.

< Non pensarci nemmeno, ladra!> la minacciò lui.

Fece un cenno agli altri due e disse: < Avanti.>

La portarono in un altro ufficio in cui era appoggiato su una scrivania grigia un portatile bianco. Il portatile era chiuso, ma Athin vide che sui, chiamiamoli così, cardini era riposta una cimice e ruotando la testa vide il luccichio di una telecamera posta sul davanzale d'una finestra. Era notte fonda e Athin provò l'ardente desiderio di spalancare un' anta, soltanto per sentire la fresca brezza notturna sul suo viso. Era inutile tentare di fuggire. La telecamera avrebbe rilevato ogni suo singolo movimento sospetto ed i poliziotti sarebbero accorsi ancor prima di poter raggiungere il davanzale. Era stata pensata con cura quella stanza, accidenti!

< Siediti.> disse il terzo agente. Lei fece quanto gli era stato ordinato.

Il poliziotto aprì lo schermo del portatile. Era nero e spento. Piegò la testa di lato con aria interrogativa, ma i poliziotti avevano già lasciato l'ufficio.

Fece per alzarsi, ma quando si mosse di appena un millimetro lo schermo si illuminò e comparve una L a carattere nero. Sentì l'ansia montarle nel petto e si detestò per questo: aveva detto che avrebbe incontrato Elle e lei lo avrebbe affrontato a testa alta. Guardò lo schermo con aria risoluta, aspettando il primo fendente da parare.

< Ladra di Libri.>

Trattenne il respiro.

" Elle..."

La voce era modificata da un distorsore vocale, ma comunque ne riconobbe le sfumature. Era questo uno dei modi che aveva per riconoscere il detective. Il distorsore vocale era sempre lo stesso e lasciava l'ultima vocale uguale identica a come si diceva normalmente. Inoltre, se si parlava accentuando le sfumature di una parola, era facile capire la vera natura della voce che veniva da dietro lo schermo.

E poi quella sensazione... era inutile darci tanto peso, ma era pur sempre un modo per riconoscerlo.

Alzò il mento come come a voler rendere onore al suo nome e annuì.

< Perché mai vorresti parlarmi? Non bastavano le guardie a porre le domande?>

< Mi hai catturato tu, ed il merito va solo a te.>

< Certo, quindi è per questo che gli agenti dell' Interpol mi hanno disturbato dalla risoluzione di un caso molto importante: ti ho catturato io e l'onore di fare le domande va solo a me. Vai al sodo, Ladra di Libri: che cosa vuoi?>

Elle e la Ladra di Libri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora