Alfie 7

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Alfie nuotava per conto proprio con la sola compagnia di Lisca. Erano passati giorni da quando avevano mangiato la megattera e aveva voluto un po' di privacy permettendo solo a lei di seguirlo.

"Qualcosa ti turba?" gli aveva chiesto.

"Ecco... vedi... ancora non riesco a raccapezzarmi di essere uno squalo."

"Che intendi? Credevo che ti fosse piaciuta quella megattera."

"È questo che mi spaventa." rispose "In quel caso non l'avevo uccisa io. Non è un problema mangiare qualcosa di già morto ma so che prima o poi dovrò mangiare qualcosa di vivo, qualcosa che sarò io a uccidere e l'idea non mi piace."

"E allora?"

"Dovrei parlarne a Nathan e agli altri, ma non me la sento."disse iniziando ad agitarsi.

"Gran bel dilemma." convenne lei. "Da un lato penso che dovresti dirglielo, per essere onesto con loro, ma dall'altro sappiamo entrambi cosa ti farebbero se non diventi uno squalo anche dentro."

"Già. Sono proprio messo male." commentò continuando a nuotare con lo sguardo abbassato "Per favore non dirgli che te l'ho detto."

"Va bene." rispose "Sono il tuo pesce pilota, non il loro. La mia fedeltà è riposta in te."

"Grazie." disse tirando un sospiro di sollievo.

Dopodiché i due continuarono a nuotare cercando di rilassarsi godendo la compagnia l'uno dell'altro.

*

"Vi prego lasciatemi andare." si agitava lo sgombro intrappolato tra le fauci di Berard.

Alfie era tornato dalla gang e le cose erano andate bene all'inizio ma poi gli squali, ridendo e scherzando, avevano deciso che era arrivato il momento per Alfie di mangiare la sua prima preda viva. Lo squalo bianco aveva provato a dire che non si sentiva pronto per cacciare qualcosa, ma loro in risposta avevano catturato una preda per lui affermando che in questo modo avrebbe potuto imparare prima a uccidere, e poi a cacciare.

"Prenditi il tuo tempo." gli disse Nathan, vedendo quanto fosse agitato. "Capisco che è un passo difficile per te ma sapevi che sarebbe successo. Dai un morso e non pensarci più."

Si avvicinò allo sgombro che ancora lottava per liberarsi. Con le sue narici da squalo poteva fiutarne la paura che anche lui condivideva. Volevano che lo mangiasse e sapeva cosa sarebbe successo se rifiutava. Era questa la scelta: Predatore o preda?

"Come ti chiami?" chiese al pesce senza neanche pensare.

"M-m-mi chiamo Gombo. Ma perché mi fai questa domanda?" chiese confuso.

"Non lo so, ne sento il bisogno. Hai una famiglia? Una moglie, dei figli?"

"S-sì. Ho una moglie e ben 400 figli. Mi adorano tutti, uno ha anche una pinna atrofica, non può cavarsela senza di me."

"Che puoi dirmi di te?"

"Beh, i miei genitori sono stati mangiati da uno squalo, vivo con mia moglie in un ambiente povero, e riesco a malapena a procurarmi da mangiare per tutti. Se non provvedo a loro moriranno di fame."

Alfie, commosso dalla cosa, si rivolse alla gang.

"Non posso mangiare qualcun altro? Guardate il povero Gombo. Cosa faranno i suoi figli senza di lui?"

Nathan scosse la testa

"Senti Alfie, non capisci? Ti sta prendendo in giro per intenerirti e scappare. Dovevi mangiarlo subito, ora ti sei reso le cose ancora più difficili."

"E se dicesse la verità?"

"Forse è così o forse no. Non è un nostro problema." ribatté Umar "Credi che quella megattera non avesse una storia? Tutte le prede ce l'hanno." lo sguardo dello squalo volpe si fece più duro "O mangi questo sgombro, o lo faremo noi."

"E non sarà l'unica cosa che mangeremo." aggiunse Nathan con un velo di minaccia.

Alfie sentiva il peso di tutti quegli sguardi e sapeva chi altri avrebbero mangiato se non procedeva. Guardò di nuovo Gombo e, mentre quest'ultimo continuava a implorar pietà raccontando storie strappalacrime, lo addentò strappandolo dalle fauci dello squalo tigre e, dopo averlo masticato per bene, lo ingoiò.

"Bravissimo." disse Nathan con orgoglio. "Come è stato allora?" chiese con curiosità infantile.

Alfie rimase qualche momento in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto. Tutti attesero con trepidazione la sua risposta.

"È... stato... delizioso." il suo tono era completamente privo di entusiasmo.

"Ne sei sicuro?" chiese dubbioso Umar. "Come ti senti?"

"Tutto a posto." rispose. "In effetti è stato strano. Per tutta la vita ho avuto paura ma adesso sono io a fare paura. Mangiare quello sgombro mi ha fatto sentire potente, come se avessi potere di vita e di morte sugli altri, ma non sono sicuro che mi piaccia."

"Non temere." lo rassicurò Nathan "Devi solo abituarti. Tutto qui. Un passo alla volta."

Gli altri squali si misero intorno a lui sorridenti, e facendogli i complimenti per la sua prima uccisione. Alfie si sforzò di partecipare alla loro gioia, ma qualcosa lo bloccava. Si era imboccato in una strada terribile dove, se fosse arrivato in fondo, sarebbe diventato la cosa che aveva più temuto e odiato: un automa divoratore di pesci.

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