V • Smart books and smart rows

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I want your dreary Mondays
Wrap your arms around me, baby boy

*

Dio maledica il giorno in cui Louis ha capito che la sua vita non può essere un libro o un film dove tutto va bene e ogni cosa porta alla felicità eterna. (Non ne vuole più sentir parlare, a proposito. Mai più.)

Qualche sera prima, ormai quasi una settimana fa, Harry si era schiacciato contro di sé mentre gli rivelava che Matt, il ragazzo che Louis aveva benignamente scartato in favore dello stesso ricciolino, gli parlava a lavoro come se fossero amici di vecchia data. Ora, invece, vede Harry che non lo sfiora e non lo tocca e non lo guarda, al contrario di Louis che non può fare a meno di fissarlo con della preoccupazione a gravare sul viso. E non è abituato a contenersi accanto a Harry, solo che non gli sembra nemmeno giusto prendersi libertà quando Harry sta affrontando qualcosa che, evidentemente, non è ancora pronto a dirgli, allontanando da sé, in modo lascivo e progressivo, l'idea di confessargli tutta la verità.

Ed è snervante, se glielo chiedete.

«Louis» gli aveva detto un giorno, quando il silenzio si era insidiato tra loro e Louis non sapeva come colmarlo.

«Mh?»

Harry lo aveva guardato, aveva visto la sua espressione convinta crollare ed era ritornato a fissare gli occhi sul tavolo. «Lo sai che.. lo sai che in italiano il tuo nome è un pronome? Nella- nella pronuncia.»

Wow. Louis non aveva saputo dove sbattere la testa, perché se Harry doveva dirgli cose del genere pur di non ammettere cosa gli premeva tanto doveva solo serrare i pugni e tenere duro. E non poteva nemmeno forzarlo, in realtà. «Ma davvero?»

«Sì! È divertente, immagina quando devono pronunciare il tuo nome. Praticamente sei un tizio qualsiasi, perché ti chiameranno sempre lui.»

«Magnifique, Harry.»

«Oppure.. oppure potresti essere Lui, lettera maiuscola e tutto, come una sorta di divinità.»

«Sarebbe splendido.»

E così via.

Il fatto è che Harry sembra così deciso nel fare quello che progetta di fare e in cui trascina Louis che, inevitabilmente e con tutta la prevedibilità del mondo, non oppone resistenza. Harry è affabile e spiritoso, lingua svelta e frasi formalmente ironiche, ma poi Louis lo guarda sospettoso e diventa un disastro balbettante con a disposizione argomenti casuali buttati lì a costo di non far cadere la conversazione su di sé.

C'è un argomento su cui Harry aveva particolarmente insistito, però.

«Eos, lo sai che puoi parlarmi di qualunque cosa?»

Louis aveva studiato il suo viso per un attimo, voltando il capo e continuando a camminare al suo fianco. (Era stata un'idea di Harry. Aveva detto di voler fare una passeggiata dopo pranzo e Louis non sapeva dire no.) «Sì.»

«Lo sai per certo, vero?»

Louis si era fermato, Harry con lui, un'espressione grave sul suo viso. «Sì..?»

«Ecco, perfetto» aveva mormorato tra sé e sé, come per darsi il via libera, e Louis aveva sentito le ginocchia tremare giusto un po'. «Mi dici se stai bene?»

Louis aveva addolcito i tratti, aveva schiuso le labbra e accennato un sorriso, perché la preoccupazione di Harry gli scaldava lo stomaco e non gli sembrava giusto sottovalutarla. «Sì, sto bene.»

Harry non sembrava convinto, però. «Ma, dico, se non stai bene lo capisco. È pur sempre un brutto periodo. Va bene sentirsi giù.»

«Lo so che va bene» Louis aveva aggrottato le sopracciglia, guardandolo stranito, con il capo inclinato. «Ti ho detto che sto bene.»

Paper Rings || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora