Sabato mattina
Aveva passato tutta la mattina al computer di suo padre. Aveva finto di dover fare una ricerca per scuola, così suo padre gli aveva concesso l'uso del portatile. In realtà, aveva offerto a Internet la sua richiesta: una serie di scherzi per infastidire sua madre e fargliela pagare. In che modo irritarla ulteriormente e provocarla avrebbe risolto anziché complicato la situazione non era una domanda che la sua testa di undicenne era disposta a porsi.
Jacopo aveva passato in rassegna una sfilza di scherzi di carnevale. Erano divertenti, ma adatti a bambini. Sarebbero andati bene a uno come Lorenzo, ma non a lui. Certo... aveva riso al pensiero di riempire il phon di sua madre di borotalco... Ma non voleva sottoporre sua madre a una serie di scherzetti innocui, di quelli che ti arrabbi ma poi ci ridi su. No, voleva provocarla, ma sfuggire all'accusa di provocazione dicendo "ma era solo uno scherzo, te la prendi troppo!". Lo scopo era proprio quello: dimostrarle quanto fosse assurda, esagerata.
Cosa avrebbe potuto far ammattire sua madre, dimostrandole, apparentemente, che Jacopo era totalmente sfuggito al suo controllo, facendo di testa propria, salvo poi – per evitare una punizione – salvarsi in angolo rivelando che era solo uno scherzo?
Man mano che si addentrava nelle pagine, un sorriso beffardo si dispiegava sul suo volto lentigginoso...
Sì, aveva trovato lo scherzo ideale.
* * *
Sabato pomeriggio
Per poter mettere in atto il piano e sfruttare l'effetto sorpresa, aveva bisogno di ottenere una piccola concessione. Doveva giocarsela bene.
Andò da suo padre, subito dopo pranzo. Di solito si concedeva qualche lettura, nello studio, prima di appisolarsi. Non era un grande lettore, ma aveva deciso di provarci. Leggeva, o almeno ci provava, ogni sabato dopo pranzo, prima di lasciarsi poi travolgere da mille cose diverse.
"Papà... senti... siccome abbiamo quattro giorni di vacanza e già stamattina ho fatto la ricerca di scienze, ecco... io e i ragazzi volevamo fare una passeggiata al parco... non è che posso andare con loro? Solo un'oretta! Torno subito stavolta, lo giuro!"
"Devi chiedere a tua madre", aveva risposto telegrafico suo padre, cambiando posizione sul sofà. Forse era per quello che non riusciva a leggere mai abbastanza: detestava restare fermo.
"Eddai! Ma ho chiesto a te! Possibile che ogni volta mi dovete far fare il rimpallo?! Vado da mamma e mi dice di parlare con te, vengo da te e mi dici di andare da mamma, mai che nessuno decide qualcosa!" Aveva tirato fuori la solita tiritera.
"Ok, ok, dacci un taglio, Jacopo, dai!", lo fermò suo padre. "Jacopo, ieri sei tornato in ritardo".
Ecco che prendeva l'argomento.
"Sì, scusa".
"Eh, ora dici scusa, ma ieri con la mamma hai esagerato come al solito".
"Ma io!"
"Jacopo, non cominciamo", lo interruppe. Lo guardò attentamente. Aveva sempre quel ciuffo rossastro fuori posto che gli cadeva sulla fronte, che era corrucciata.
"Eddai papà!"
"Jacopo...", sospirò, stanco. "Me lo dici come devo fare con te? Eh? Ogni singola cosa sta diventando... una tragedia".
"Ma è quello che dico io!", si lagnò. "Voglio solo uscire un'oretta coi miei amici, eddai! Siete voi che ne fate una tragedia!"
"Ehi! Non rispondere così!", lo sgridò.
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Ti concio per le feste (SV#4)
Short StorySe è vero che a carnevale ogni scherzo vale... allora per piccoli monelli e adolescenti ribelli sarà come una indulgenza plenaria! Peccato che gli unici a godere dello spirito carnevalizio sono i più giovani... i genitori, invece, sono sempre pronti...