Episodio Quattro/1

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Prologo

La mamma di Lorenzo l'aveva detto che sarebbe stata una pessima idea.

Sua mamma diceva sempre che lo zio, a trentadue anni, era rimasto ancora tale e quale a quando di anni ne aveva esattamente la metà. Anche la nonna ne parlava, così era andata a Natale, quando si erano riuniti tutti; aveva detto che finché fosse rimasto single non sarebbe mai cresciuto, che i maschi son così, restano bambini finché non passano da una madre a una moglie.

Lorenzo pensava di essere ancora troppo piccolo per capire, ma sentiva anche che forse non avrebbe mai capito, se era vero quello che dicevano sua madre e la nonna. Forse perché, glielo dicevano tutti, era uguale allo zio. Da suo padre aveva preso la forma del viso, le lentiggini, quella voglia sulla coscia destra, per il resto era tale e quale alla mamma, gli stessi colori dei capelli e degli occhi, e così allo zio, fratello più piccolo della mamma. Il visino da angioletto, tradito da due occhi blu da furbetto.

Adorava suo zio. Era decisamente diverso dal fratello di papà, invece. Dal lato di papà erano tutti seri, bravi, studiosi. Suo cugino Tommy era un ragazzo modello (anche se pure lui prendeva le sculacciate, sebbene fosse una cosa rara). I suoi genitori non erano particolarmente severi, forse perché non serviva esserlo con suo cugino, però... erano davvero diversi dallo zio Massimo.

Lo zio Massimo era un burlone, un giocherellone... l'aveva visto qualche giorno prima di San Valentino (mamma aveva fatto un sacco di cioccolatini per suo padre e come al solito aveva provato a sgraffignarne qualcuno... non aveva racimolato del cioccolato, ma solo un po' di sculaccioni), era venuto a cena per il compleanno della mamma. I nonni non c'erano, perché stavano poco bene, anche lui era stato male, aveva avuto la febbre e per quasi una settimana non era potuto andare a scuola, in compenso era venuto lo zio e alcuni amici dei suoi genitori.

C'era una coppia un po' più grande dei suoi genitori, la mamma li invitava sempre. Quando era più piccolo capitava che uscissero insieme, gli piaceva perché avevano due figli, un maschio e una femmina, e così si facevano compagnia, giocavano insieme, anche se c'era una certa differenza di età. A quella cena però erano andati solo i genitori, dicendo che con i figli ormai adolescenti non riuscivano più a trascinarli.

C'era poi la migliore amica di mamma e il migliore amico di papà, quelli che avevano fatto conoscere e fare fidanzare i suoi genitori. Almeno loro avevano portato il loro unico figlio, però è stata un'altra brutta sorpresa. Jacopo aveva da poco compiuto undici anni, era entrato alle scuole medie ed era cambiato parecchio. Era più alto, almeno, dall'ultima volta che si erano visti. Certo, era stato contento di vederlo e l'aveva salutato calorosamente, ma si vedeva che era scocciato. Lorenzo pensò che probabilmente aveva litigato con i genitori, soprattutto con la madre. Cercava sempre di stare alla larga da lei. Sua mamma gli parlava solo per sgridarlo e lui dava delle risposte che, se l'avesse fatto lui con sua mamma, l'avrebbe trascinato, gli avrebbe dato un sacco di sculacciate e poi l'avrebbe messo a letto per tutta la sera.

Dopo mangiato, aveva portato Jacopo nella sua stanza. Voleva le attenzioni dello zio, ma continuava a parlare con papà e gli altri. Le altre volte che si erano visti, del resto, avevano sempre fatto così. Jacopo si era messo a curiosare tra i suoi fumetti, mentre lui era andato a prendere la Nintendo, voleva fargli vedere il nuovo gioco di Pokémon che i suoi genitori gli avevano regalato per Natale. Sperava che glielo regalassero, ma non era certo. Suo padre aveva insistito: doveva fare il bravo e magari l'avrebbe ricevuto in dono. Lui però tra Halloween e Natale aveva preso così tante sculacciate che pensava davvero di essere stato un bambino cattivo... per fortuna, suo padre aveva deciso di perdonarlo, e così anche la mamma. Jacopo però aveva sorprendentemente frustrato le sue aspettative, denigrando l'ultimo gioco dei mostriciattoli collezionabili. "Non ci gioco più, ormai è troppo per bambini", gli aveva detto. Lorenzo si era ritrovato deluso... intanto, lui era ancora legittimamente un bambino e nell'esser tale non c'era nulla di male. E poi... insomma, si toglievano solo due anni! Come faceva a dire che era un gioco per bambini! E lui cos'era?! Certo non un adolescente.

Ti concio per le feste (SV#4)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora