Come nei sogni e nell'universo

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Arrivammo nella loro nuova casa, che si presentava decisamente più grande ed accogliente della precedente; la cucina bianca era così lucida da riflettere il tramonto ed il tavolo era un piccolo quadrato di legno bianco con una sedia per lato dello stesso colore. Il pavimento di piastrelle beige risultava un bene per gli occhi al confronto di ciò che c'era nella vecchia abitazione.
Quest'appartamento, nonostante anch'esso molto piccolo, mi piaceva.
«Wow!» Esclamai, mentre lui dietro di me chiuse la porta.
Apparve un sorriso sul suo volto perfetto. Aveva capito cosa la mia esclamazione stava a significare. «Che ne pensi?» Mi domandò.
«È molto bella! Mi piace!» Continuai, sincera.
Le sue braccia si strinsero sui miei fianchi e la sua testa si posò sulla mia spalla, stampandomi un leggero bacio sul collo.
«A me piaci tu.»
La sua voce sul collo mi procurò i brividi. Amavo -e al contempo odiavo- l'effetto che ogni suo gesto mi faceva, riuscivo a tornare la Eve bambina che tanto amavo e che, da quel che so, amava anche lui. Nessuna delle milioni di azioni con Ryan mi aveva mai fatto tale effetto.
Mi voltai nella sua direzione e gli posai le braccia attorno al collo. «Anche tu a me, fin troppo, Remiel.»
Vidi un sorriso comparire sul suo volto ed io sorrisi di conseguenza. Lo trovavo così bello che rimasi a guardarlo per tutta la sera. Mangiammo insieme del cibo da asporto e ridacchiai quando mi confessò di non essere capace in cucina. Non me ne preoccupai. L'importante per me era stare con lui, l'importante era sentirsi bene, l'importante era che i suoi grandi occhi azzurri guardassero solo i miei. E così fu per tutta la sera, solo io e lui, come nei miei sogni.
Passammo poi il resto della serata a fare ciò che avremmo dovuto fare sin dall'inizio: raccontarci tutto ciò che ci è accaduto negli anni passati, gli anni in cui soltanto di rado trovavamo del tempo per scambiarci dei messaggi.
Mi raccontò della morte di sua madre, del matrimonio di suo fratello e della fine dei suoi studi... Mi meravigliò il modo in cui mi raccontò degli ultimi attimi con Josephine, sua mamma; descriveva tutto così superficialmente che sembrava si fosse spenta una parte del suo essere, come se non fosse più in grado di provare emozioni; eppure ne aveva fin troppe. Mi spiegò che ormai a distanza di cinque anni dall'accaduto, ne aveva fatto l'abitudine, ma che all'inizio aprire quel discorso era come un coltello rovente infilato nel petto.
D'un tratto, si alzò dal piccolo divano in pelle sulla quale ci eravamo seduti e mi porse le mani. «Andiamo in balcone.» Mi incitò ad alzarmi.
«Hai un balcone?»
«Certo che ce l'ho! Avanti, ti mostro una cosa.» Sorrise dolcemente ed i suoi occhi si illuminarono. Non avrei avuto le forze di rifiutare, nonostante fossi dannatamente comoda.
Gli afferrai la mano e mi feci forza per alzarmi, anche se fù completamente inutile data la possenza con la quale mi tirò su. Lo seguii fino al balcone e mi stupii nel vedere le dimensioni minime; l'aria era calda, ma l'umidità della sera iniziava a percepirsi. «Quindi?» Domandai.
Mi abbracciò dolcemente dal lato e mi stampò un leggero un bacio sulle labbra. «Guarda la luna.» Disse poi.
Alzai gli occhi verso il cielo e notai soltanto in quell'istante la luna piena.
Brillava in cielo, tra le piccole stelle che la circondavano e sembrava l'abbracciassero.
Era così bella... sembravano le sue iridi.
«Mi domandavo se ti piacesse ancora come un tempo.»
Lui se lo ricordava. Remiel si ricordava della mia passione per la luna.
Lo guardai, innamorata di ciò che aveva appena detto o forse, innamorata di lui, e lo baciai come forse non avevo mai fatto prima.
Mi afferrò i fianchi con tutta la passione che aveva in corpo e mi spinse verso di lui, così da fondere i nostri corpi come fossero solo uno. Indietreggiò fino a rientrare in casa e in un attimo, senza rendermene conto, mi ritrovai nuovamente accanto al divano.
Avevo bisogno di lui con me per sempre. Avevo bisogno di sentirlo nuovamente mio. Lo spinsi seduto e mi sedetti a cavalcioni sopra di lui, continuando a baciarlo.
«Dio, Eve. Non farlo, sai che non posso resisterti.» Sussurrò tra un bacio e l'altro.
«Non voglio che tu mi resista, voglio essere di nuovo tua.»
Il suo sguardo cambiò. Mi afferrò il collo e mi sdraiò, questa volta posizionandosi lui sopra il mio corpo.
Mi accarezzava le gambe mentre riprese a baciarmi ed io mi sentii sulle stelle. Forse era Remiel tutto ciò di cui avevo bisogno, non Ryan.
Avrei dovuto lasciare Ry e l'avrei dovuto fare alla svelta.
Mi baciò il ventre con passione ed io non riuscii a rimanere con l'abito addosso. Avevo bisogno di sentirmi bene ancora una volta.
Mi sfilò il vestito nero ed attillato e tolse anche la maglietta dal suo corpo. Il suo petto scolpito mi fece venire voglia ancor di più di possederlo. Vederlo su di me, seminudo ed in preda al momento, non fece altro che farmi pensare a quanto potesse essere bello; non esisteva una bellezza simile alla sua, o almeno per me.
Sussultai quando la sua bocca si posò sulle mie cosce, iniziando a baciarle con passione ma dolcezza, spostandomi l'intimo e posando una mano sul mio seno; stavo impazzendo, avrei dovuto averlo subito.
«Remì.» Mi venne spontaneo pronunciare il suo nome, come se lo stessi pregando di iniziare.
«Evy?» Domandò.
Non risposi, ma lui capii. Si tolse i jeans grigi e strappati, non sfilandoli completamente e si lasciò cadere su di me, poggiando i gomiti sul divano freddo che mi stava procurando i brividi.
D'un tratto, l'amore.
Entrò in me.
Lo guardai e mi guardò.
Un corpo unico, le stesse emozioni, le stesse sensazioni... gli stessi sentimenti.
Il mio corpo era suo ed il suo era mio.
Ci appartenevamo ogni secondo che passava sempre di più.
I suoi occhi, azzurri come il mare, guardavano me e nessun'altra.
«Rimani mia per sempre, Eve.» Lo sentii dire, sottovoce accanto al mio orecchio, come se mi pregasse di restargli accanto per sempre.
«Mi appartieni. Dimmi che mi appartieni.» Continuò. Non ebbi il coraggio di aprire la bocca, la vergogna non me lo permetteva, ma annuii.
Il suo respiro caldo sul collo mi procurava i brividi, mentre si spingeva avanti e indietro dentro di me.
Mi sentivo in paradiso, o meglio, sull'universo; mi sembrava di poter toccare la luna. Lui era la mia luna e finalmente ero riuscita ad averla per me.
Nessuno mai, neanche Ryan, era mai riuscito a farmi provare tutto ciò che provo. Ryan non riusciva a farmi stare così bene durante il sesso, e per quanto possa essere per molti una cosa superficiale, per me non lo era.
Riuscivo a sentirmi protetta, felice, al sicuro, a casa mia. Mi sentivo intoccabile quando ero con Remiel; era il mio angelo protettore. Ed era così dannatamente bello.
Nulla da fare, ci provai e riprovai ma non ci riuscii; non riuscii a non innamorarmi di Remiel.

REMIELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora