Nico bussò alla porta di rovere. Dopo poco sentì dei passi veloci e leggeri diventare sempre più vicini. La porta si aprì e spuntò dall'uscio un ragazzo di bassa statura, con i capelli cortissimi e fulvi. Dedusse che il ragazzo in questione dovesse essere Lucas, coinquilino francese con cui condivideva l'appartamento a Boston. Durante quei mesi di attesa tra la notizia di poter partire per l'Erasmus e l'effettiva partenza, non aveva smesso di chiedersi nemmeno per un momento come e con chi avrebbe trascorso e sperimentato quella nuova quotidianità americana con cui si sarebbe confrontato per tre mesi.
La risposta era lì davanti a lui: Lucas. Dai pochi messaggi che si erano scambiati gli sembrava una persona gentile, riservata e tendenzialmente scettica, cosa che -data la sua generale diffidenza verso le altre persone- non gli era particolarmente dispiaciuta. Il coinquilino gli mostrò velocemente l'appartamento e, nel farlo, mescolò francese ed inglese in un modo quasi, per quanto possibile, piacevole.
Nico sistemò i bagagli nella sua camera. L'appartamento non era grande, poco più di cinquanta metri quadri. Ma erano in due e non costava moltissimo, tenendo conto del resto dei prezzi che aveva letto online cercando casa. C'era una piccola cucina in comune, un bagno, una stanza quasi vuota che avrebbero dovuto adibire a salone e due camere da letto. Le pareti di ogni stanza erano color crema. Il pavimento era ricoperto da quella specie di peluria chiara che aveva sempre visto nelle case americane. Le finestre lasciavano entrare la luce aranciata del tramonto che tagliava gli spazi con ombre fugaci che, allungandosi e appiattendosi, a volte gli facevano sembrare gli spazi più ampi e armoniosi, altre volte più angusti. I mobili erano di un legno scadente, chiaro. Mobili dalle linee semplici, tutto era minimale, tutto sembrava preconfezionato e pronto per l'utilizzo. Anche la sua camera: la scrivania in vetro, pulitissima; una cabina armadio ancora vuota, composta da quel legno che caratterizzava i restanti mobili della casa, posizionata al lato sinistro del letto; uno specchio sul lato destro. Era tutto ordinato, pulito. Anonimo.
Ripensò brevemente alla sua camera a Venezia. I disegni incollati alle pareti, i libri impilati uno sull'altro, le scarpe che giocavano a nascondino ai lati del letto, i vestiti ammucchiati. Scrollò le spalle: la nostalgia era naturale e avrebbe imparato a conviverci. Tirò fuori la lampada color ambra che accompagnava le sue lunghe e tediose notti di studio da quando era al liceo e la posizionò in bella vista sulla scrivania. Accese la luce. Era calda. Gli ricordava il colore del tè: un giallo sbiadito. Era come se avesse colmato, seppur in minima parte, quel vuoto spazioso che occupava ingombrante la stanza. Tirò un sospiro sedendosi sul letto, il rumore dei clacson risuonava borbottante dalla finestra.
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Nico era a Boston da due settimane. Aveva iniziato i corsi da pochi giorni. I professori sembravano competenti, le lezioni interessanti nonostante si divincolasse spesso tra terminologie anglosassoni ancora ostiche e che, sul momento, non riusciva ad associare a nessun concetto che conosceva. Si divincolava anche tra i gruppi dei ragazzi Erasmus, gli italiani impacciati che volevano a tutti i costi incontrare altri italiani, i messaggi con i famigliari, gli amici lasciati a Venezia e le cene a base di cibo cinese in carta riciclabile con Lucas. Tutto scorreva e lui si lasciava trasportare dal tepore della corrente. Ogni tanto apriva Tinder. Scrutava annoiato i ragazzi che, come in una vetrina, gli sfilavano davanti, si chiedeva se fosse il caso di eliminarlo ora che era lì o matchare con un americano o un altro ragazzo in Erasmus -perché no?-. Si chiedeva se Lucas avrebbe avuto da ridire se avesse portato un uomo con cui scopare nell'appartamento. In tal caso, non sarebbe stato comunque un suo problema.
Si sentiva piuttosto fiacco. Non mangiava bene da quando era atterrato a Boston. Saltava i pasti mescolando malinconia e caffè, ogni tanto si ricordava che per studiare aveva bisogno di una fonte energetica e cucinava quel poco che bastava a saziarsi un minimo -tipo cuocere un uovo in padella- oppure comprava tranci di pizza, sbocconcellava i resti del cibo comprato da Lucas che, in quanto a procacciarsene, non sembrava molto più competente di lui. Era stanco.
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When sunrise meets sunset // Solangelo
FanfictionSolangelo au! Nico Di Angelo si era appena trasferito a Boston, dove avrebbe trascorso tre mesi insieme ad un coinquilino francese ancora sconosciuto: aveva finalmente vinto la borsa di studio per il bando Erasmus. Quello che però non aveva consider...