Lucas stava provando a convincere il proprietario del negozio vintage di arredamento ad ottenere uno sconto. Il suo inglese parigino cozzava aspramente con quello americano dell’uomo. Nico girovagava annoiato nel negozio chiedendosi perché avesse avuto l’idea folle di accompagnare Lucas a comprare le sedie indispensabili per il loro salone, che, tra l’altro, avrebbero lasciato tra quasi due mesi. Vide avvicinarsi il coinquilino con un’espressione sconsolata.
“Niente Nico. O cinquanta sterline per due sedie o niente.”
“Non ci pensare proprio. Ci sediamo sui cuscini, piuttosto.”
Lucas ridacchiò e assecondò l’altro ragazzo. Si incamminarono silenziosamente verso la strada per tornare a casa. Il francese lanciava sguardi circospetti a Nico, come se si stesse trattenendo dal chiedergli qualcosa. E infatti.
“Che hai in questi giorni? Se, mh, posso chiedere e me ne vuoi parlare chiaramente.”
“Perché? Sembro diverso?”
“Sì, mi sembri… sconsolato, angosciato? Di solito mi rimproveri quando ordino qualcosa da mangiare e lascio i contenitori sporchi sul tavolo. Sono due giorni che non mi dici nulla e, anzi, li butti. Forse mi conveniva tacere pensandoci bene.”
Nico rise spontaneamente e mugolò come sua personale forma di dissenso. Tuttavia, effettivamente, aveva passato due giorni tremendi e di confidarsi con i suoi amici in Italia o con la sua famiglia non se ne parlava. Lucas gli piaceva e, dopo aver soppesato nella sua mente la situazione, decise di esplicitare il motivo del suo malumore.“Mi piace una persona.”
“Che c’è di male? A parte il fatto che tra due mesi parti.” Nico ebbe l’impressione che quella frase, detta ad alta voce, ridimensionasse ingiustamente tutto quello che stava sentendo per Will da ormai due settimane.
“Non lo so. Ci siamo visti. Ha provato a baciarmi e io mi sono ritratto di scatto. Mi ha accompagnato fino alla fermata della metro e, boh, poi non ci siamo più scritti. Sono molto confuso.”
“Perché ti sei ritratto?”
“Penso che sia, mh, paura? Quando mi sta vicino mi sento molto vulnerabile. Ho avuto diverse relazioni ma non mi sono mai sentito in questo modo, è strano perché lo conosco da due settimane.”
“Non dovresti avere paura, stai provando delle sensazioni belle. Non dovresti sciuparle così. Non capita spesso di vedere una persona e sentirsi già legata a lei.”
“Già, ma io non ne sono capace.”
“Forse è una scusa che usi per giustificare te stesso Nico… comunque, posso chiederti come si chiama?”
“Will Solace”
“Ma- ma è il medico della nostra infermeria! Che grande che sei Nico, in effetti è proprio bello. Fossi in te non ci penserei così tanto, parere di ragazzo eterosessuale.”
“Sì, ma tu sei francese e quindi il tuo parere non conta.”
Lucas lo spintonò leggermente minacciandolo di privarlo della sua originalissima cena presa da asporto. Nico si sentì sollevato e, in preda a quello stato d’animo, accese il telefono e mandò un messaggio a Will.Nico:
Hei
Volevo chiederti di vederci
Non so
Per parlare
Mi dispiaceWill lesse il messaggio, si era ripromesso di non considerare più l’altro ma si scoprì fragilissimo nel mantenere quella promessa fatta con se stesso. D'altronde chi era per giudicare Nico che, magari, aveva solo commesso un errore di valutazione?
Will:
Va bene, ma domani sono un po’ incasinato
Ho un’ora libera a pranzo
Tra le 13 e le 14 in infermeriaNico:
Va bene
GrazieNico vide che l’altro ragazzo aveva visualizzato senza rispondere. Non che si aspettasse qualcosa di diverso dopo il suo comportamento. Notoriamente era sempre stato bravo a complicare i rapporti che instaurava con le persone. Will, poi, era sempre stato perfetto con lui e aveva tutte le buone ragioni per essere arrabbiato. Spense il cellulare un po’ angosciato e guardò Lucas digitare il numero di una pizzeria.
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Di norma Nico Di Angelo non seguiva il fervore che, raramente, avvertiva nella pancia. Non amava essere impulsivo. Per lui la riflessione -l’atto stesso di rimuginare costantemente sulle sue scelte, sui comportamenti suoi e degli altri- era un’arma indispensabile per affrontare le emozioni, per gestirle al meglio e saperci convivere in modo pacifico. Tuttavia da quando era a Boston aveva dovuto mettere da parte questo suo lato così razionale, un po’ per obbligo e -soprattutto nel caso di Will Solace- un po’ per scelta. Lasciarsi andare era la cantilena che si ripeteva fin dai primi anni da adolescente, eppure non c'era quasi mai riuscito. Anzi, crescendo, gli era sembrato stupido e in alcuni casi inopportuno quel suo mantra. Preferiva riflettere. Ma Will lo portava a fare cose per lui sconvolgenti, come presentarsi in orario alle 13 davanti all’infermeria con una busta del McDonald’s per ricambiare il favore che il dottore gli aveva fatto precedentemente.
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When sunrise meets sunset // Solangelo
FanfictionSolangelo au! Nico Di Angelo si era appena trasferito a Boston, dove avrebbe trascorso tre mesi insieme ad un coinquilino francese ancora sconosciuto: aveva finalmente vinto la borsa di studio per il bando Erasmus. Quello che però non aveva consider...