Capitolo 2

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Nico aveva passato qualche giorno a rimuginare su quanto successo nell'infermeria. Aveva cercato, pur non volendo ammettere a se stesso, di mangiare qualcosa in più, ma gli mancava l'appetito. A volte, la sera, quando la luce lunare rifulgeva attraverso il vetro della finestra, si sentiva incredibilmente solo, come se la solitudine in cui era all'improvviso immerso si espandesse in modo esponenziale e intaccasse lentamente tutte le cose che lo entusiasmavano di quella nuova esperienza. Sentiva i margini delle cose dilatarsi, prosciugarsi, accartocciarsi e lasciare uno spazio vuoto da riempire. Conversare con gli amici e i familiari era -a volte- un'ardua impresa. Il fuso orario sballato, i messaggi di risposta dopo ore intere. Gli teneva compagnia in quelle sere il suono delle posate che Lucas usava per consumare le sue cene impacchettate e già pronte. Un tinnulo che iniziava ad avere qualcosa di rincuorante. Lucas era rincuorante, con i suoi modi garbati, i sorrisi spontanei, persino i cartoni vuoti che lasciava sul tavolo. Tuttavia, l’elemento infelicemente costante delle sue giornate era la stanchezza, fisica e mentale: continuava a sentirsi privo di energie e non sapeva più come risollevarsi. Era diventata -nella sua testa- una questione di principio: ottenere dall'infermeria del college, o meglio da Solace, quegli integratori.

Dopo un paio di giorni passati a far rimbalzare quel pensiero da un meandro all'altro delle sua mente confusa, decise di provare nuovamente. Will gli avrebbe di nuovo detto che no, non si poteva. Pazienza, lui avrebbe insistito. Oppure avrebbe  incontrato un altro dottore, più accondiscendente. Pensava a questo quando si sentì nuovamente chiamare per cognome dalla stessa ragazza che lo aveva avvisato del suo turno qualche giorno prima in infermeria. Non gli chiese nemmeno perché fosse lì, gli indicò semplicemente la saletta. Nico entrò titubante e quando rivide Will seduto dietro la scrivania sbuffò sonoramente.

Il dottore alzò la testa e si accorse di lui. Gli sorrise gentilmente. Nico sentì di nuovo il vuoto-spazio nella pancia e per scaricare l'ansia si mordicchiò l'interno della guancia.
"Sto male," ammise Nico, "Per favore. Prescrivimi quegli integratori. Altrimenti ti assillo. Non riesco nemmeno più a studiare, se non seguo le lezioni attentamente è colpa tua, dottore".

Will si alzò con compostezza dopo aver ridacchiato e gli si avvicinò. Ora che gli era davanti Nico aveva la piena percezione della sua bellezza. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso, dai lineamenti che sembravano essere intessuti per mescolarsi armoniosamente tra di loro. Era alto. Nico tossì. Will indicò il lettino e ubbidiente Nico ci salì sopra. Il dottore fece delle cose che Nico definì come classiche cose da medico: misurargli la pressione, ascoltargli il respiro con quel piccolo aggeggio di ferro freddo appoggiato sulla schiena, illuminargli con una lucina gli occhi e -durante tutto il processo- mantenere un'espressione perplessa.

Will si allontanò per sedersi di nuovo dietro la scrivania. Con un cenno indicò a Nico di accomodarsi sulla poltrona di fronte.
"Nico," il suo nome pronunciato da lui aveva un suono diverso, più limpido, "Non c'è niente che non vada. Penso che lo scarso appetito, la difficoltà nel dormire, la stanchezza… siano tutte cose legate ad un tuo stato d'animo. Hai pensato ad un percorso di terapia? C'è uno sportello qui al college che-"
Nico sbuffò di nuovo. "No, niente terapia. Niente di niente. Sei un dottore sì o no? Prescrivimi questi cazzo di integratori o vengo ogni giorno solo nel tuo turno per chiederteli."
Will questa volta non sorrise. Non disse nulla. Non disse nemmeno che era arrivato il momento di lasciarlo in pace. Semplicemente lesse di nuovo il foglio stampato con i dati di Nico. Si alzò e cercò una scatolina bianca con dei ghirigori colorati che Nico riconobbe come la confezione degli integratori che usava a casa, in Italia, nella sua bella e, ora lontana, Venezia. Il dottore gliela porse in modo scostante e si risedette al suo posto.
"È stato un piacere, Di Angelo". La voce era distaccata, Nico si sentì quasi in colpa per aver fatto quella sceneggiata. Tuttavia aveva ottenuto ciò che desiderava, più o meno, per cui si alzò e scusandosi in tutta fretta andò via.

When sunrise meets sunset // SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora