𝗣𝗥𝝝𝗟𝝝𝗚𝝝

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l colore di una storia dovrebbe essere lo stesso del cielo che le fa da sfondo.

Lo stesso che laccompagna come un genitore fa con la figlia il primo giorno di scuola.

Il cielo che scortò l'inizio di questa storia, era rosato con delle nuvole lattiginose districate come veli di tulle che si muovevano legate a dei fili invisibili. Le antiche montagne erano di un verde smeraldo e splendevano quando venivano baciate dal sole della mattina.

Il meraviglioso paesaggio era incorniciato da un bianco contorno che divideva l'esterno dall'osservatrice comodamente seduta sul sedile in pelle nera.

Seoul era la città dei sogni dove ciò che desideriamo diventa realtà.

La voce dell'hostess rimbombò nelle orecchie dei passeggeri risvegliandone il bisogno di sicurezza e stabilità che avevano perso nel viaggio «Avvertiamo i gentili passeggeri che siamo in arrivo all'aeroporto di Seoul, siete pregati di allacciare le cinture».

Dopo una decina di minuti l'aereo fu completamente fermo.

La giovane prese il bagaglio a mano e si affrettò a lasciare il mezzo, recuperando il telefono che aveva nascosto nella tasca del giubbetto e visionando la notifica della compagnia telefonica che le dava il benvenuto.

Fece un profondo respiro ed entrò nell'enorme edificio in direzione del bagno di servizio, chiudendosi all'interno di una delle cabine e guardandosi allo specchio non riuscì a riconoscersi nella figura che la scrutava dall'altra parte della superficie.

Gli occhi stanchi contornati da solchi violacei e profondi, i lunghi capelli castani erano in disordine, il trucco era colato da dietro le grandi lenti e i vestiti le si erano attaccati alla pelle.

Dovette stringere i denti per resistere all'impulso di sistemarsi sapendo di non essere ancora fuori pericolo.

Uscì dal bagno e si avviò verso l'ennesimo check-in.

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Lo stabile era molto più piccolo di quello situato a Seoul ma fungeva da scalo verso mete più lontane.

Entrò alla ricerca del punto di ritiro delle valigie e mentre aspettava, osservava i bambini mentre correvano e toccavano ogni oggetto, incollando di tanto in tanto il viso alle vetrate che davano sulla pista di arrivo e di partenza con dell'espressioni sorprese e gioiose.

I piccoli esploratori erano disposti a subire i richiami degli adulti pur di vedere i grandi uccelli di metallo che scendevano dal cielo o si affacciavano ad esso.

I genitori erano esasperati dall'energia dei più piccoli e guidavano le valigie con l'intento di limitarne la curiosità indicandogli la giusta via, fallendo ad ogni nuovo ostacolo.

Tutte le anime che prendevano vita sotto lo sguardo della ragazza, brillavano di una luce intensa che le faceva socchiudere gli occhi.

Il bagliore della libertà.

Quando scorse il suo bagaglio lo prese e si diresse verso il bagno, riscoprendo la propria immagine riflessa, disgustandosene.

Si cambiò gli abiti e tolse gli occhiali finti, si pettinò e aggiustò il trucco «Un ultimo sforzo» disse.

Uscì dalla cabina dirigendosi verso l'uscita.

Ad attenderla fuori dall'aeroporto cera un auto nera di vecchia fabbricazione con accanto un uomo e una donna sulla quarantina che scorgevano l'ingresso con attenzione alla ricerca di qualcuno.

Si avvicinò muovendo la mano in segno di saluto e quando furono a poco meno di un passo, la donna l'abbracciò con tale forza che si chiese come quel corpo esile riuscisse a sprigionare tanta potenza.

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