Londra, Inghilterra, 11/12/2003

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Parcheggio la mia vecchia auto davanti a un palazzo grigio e fatiscente. Apro il baule e prendo una valigia e uno zaino. Poi mi avvicino al sedile posteriore, dove Oliver sta dormendo con la testa appoggiata al finestrino.

<<Oliver, svegliati>>. Dico io scuotendolo dolcemente.

Oliver sbadiglia e apre gli occhi. Vede il palazzo e fa una smorfia.

<<Dove siamo?>>. Chiede con voce assonnata.

<<Questa è la nostra nuova casa>>. Dico io.

<<Questa? Ma è brutta>>.

<<Lo so. Ma è l'unica che possiamo permetterci>>. Dico io

<<Perché?>>. Chiede Oliver.

<<Perché non abbiamo molti soldi>>. Spiego io.

<<Perché non abbiamo molti soldi?>>. Chiede ancora Oliver.

<<Perché...>>. Mi fermo.

Come potevo dirgli che ero disoccupato? Che ero diventato quando sono la sera in ero andato a prenderlo in ospedale? Che facevo fatica a trovare un lavoro? Che avevo solo una piccola eredità che ci aveva lasciato nostra madre?

<<Perché è una lunga storia>>. Dico infine io.

<<E come sarà la nostra casa?>>. Chiede Oliver curioso.

<<Non lo so. Non l'ho ancora vista. Ho trovato l'annuncio su internet e ho prenotato senza visitarla>>. Dico io.

<<Perché?>>. Chiede Oliver.

<<Perché non avevamo tempo>>. Dico io.

<<Perché non avevamo tempo?>>. Chiede ancora Oliver.

<<Perché...>>. Mi fermo.

Come potevo dirgli che dovevamo andarcene dall'ospedale? Che non potevamo restare lì per sempre? Che dovevamo trovare una sistemazione stabile?

<<Perché è una lunga storia>>. Dico infine io.

Prendo Oliver in braccio e lo porto fuori dall'auto. Poi mi avvio verso il portone del palazzo, dove c'era un cartello con scritto "Affittasi appartamento ammobiliato, 2 locali, 400 euro al mese".

Suono il campanello e aspetto. Dopo qualche secondo, sento una voce gracchiante dal citofono.

<<Chi è?>>. Chiede la voce.

<<Sono Munks. Ho prenotato l'appartamento>>. Dico io.

<<Ah, sì, sì, il ragazzo di internet. Salite al terzo piano, vi aspetto>>. Dice la voce.

La voce fa uno scatto e il portone si apre. Entro nel palazzo e salgo le scale, tenendo Oliver in braccio e trascinando la valigia e lo zaino.

Arrivo al terzo piano e vedo una porta con un cartello con scritto "Benvenuti". Busso alla porta e aspetto.

La porta si apre e compare un uomo anziano e grasso, con i capelli bianchi e sporchi, gli occhiali spessi e un sorriso sdentato.

<<Ciao, ciao, sono il proprietario. Siete voi i nuovi inquilini?>>. Chiede l'uomo con un accento straniero.

<<Sì, siamo noi>>. Dico io.

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