CAPITOLO 10

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A Raven sembrava di mancare da New York da una vita. Le mancava vivere lì e rivederla ora, ammantata di neve, con le decorazioni natalizie ad ogni angolo di strada, le vetrine dei negozi, le persone indaffarate con le proprie vite, le metteva nostalgia. Le piaceva Las Vegas, ma New York rimaneva la sua amata città.

"A cosa pensi?", le domandò Anya mentre l'auto che avevano affittato le portava dall'aeroporto all'albergo.

"Mi manca questa città", rispose continuando a guardare fuori dal finestrino.

"Quanto hai vissuto qui?".

"Quattordici anni. Tu sei di qui vero?", le chiese girandosi a guardarla.

"Si e manca molto anche a me."

La macchina si fermò di fronte all'ingresso del Plaza e immediatamente si avvicinarono due inservienti per prendere i bagagli. Raven si strinse nel cappotto ed insieme ad Anya salì le scale, coperte da un tappeto rosso, che conducevano alla porta d'ingresso. Un grande albero di natale era stato posizionato al centro della grande hall dell'albergo. Marmo, eleganti stucchi e colori chiari rendevano quel posto raffinato e accogliente. Si diressero alla reception ed uno dei due concierge dietro al bancone le accolse con un largo sorriso.
"Buonasera e benvenute al Plaza signore."

"Buonasera. Abbiamo due suite prenotate a nome Forest e....".

"Mi scusi", s'intromise Raven sorridendo all'uomo in livrea conquistandolo all'istante.

"Purtroppo siamo costrette a disdirne una delle due. La coppia di amiche che doveva raggiungerci è rimasta bloccata a Chicago."

"Oh capisco, a causa della tempesta di neve", disse l'uomo annuendo.

"Esattamente", confermò Raven mentre Anya la guardava sorpresa.

Come diavolo le era venuta in mente quella storiella? Lei aveva sentito di sfuggita all'aeroporto della tempesta a Chicago perché erano stati annullati tutti i voli, ma non ci aveva fatto caso più di tanto. Quella donna era diabolica!

"Dunque solo una suite per le signore Forest", nessuna delle due si premurò di correggerlo.

Anya distribuì una lauta mancia agli inservienti mentre Raven toglieva il cappotto.

"Ti dispiace se sto qui con te?", le domandò avvicinandosi ad una finestra e guardando Central Park coperto di neve.

"No.... tanto una delle due camere sarebbe stata solo un deposito bagagli."

Raven sorrise e si girò a guardarla.

"Apprezzo molto il fatto che tu avessi prenotato due stanze separate, quando vuoi sai essere una vera gentildonna", lei aprì la bocca per risponderle, ma venne fermata dal cellulare che iniziò a squillare.

Lo prese da una tasca del cappotto che aveva poggiato su una poltrona del salotto e rispose.

"Ehi ragazzino!".

"Ehi vecchia! Sei arrivata?".

"Si, mi sto sistemando in albergo."

"Ecco fai in fretta e vieni qui che ti aspettiamo tutti con impazienza!", sotto si sentiva un vociare allegro.

"Mi hai riservato il tavolo migliore?".

"Come al solito!".

"Fantastico! Allora ci vediamo tra un po'", si salutarono e chiusero la comunicazione.

"Tuo fratello?".

"Si, ci aspetta per cena al suo ristorante."

"È aperto?".

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