Il melograno

Capitolo III

Marina se n'era andata abbaiando gli ultimi ordini:

"Florinda ? devi andare dalla maestra Artemisia, mettiti in testa che non si finisce mai d'imparare a recitare  e tu hai molte lacune "!

Florinda l'aveva ascoltata per mera educazione e per puro opportunismo: cosa mai poteva capire quella donna! Enrico Maria si che capiva ! lui immergeva il viso nei suoi capelli profumati e le mormorava: 

"Devi andare solo davanti alla telecamera e parlare non hai bisogno d'altro; tu sei una diva e davanti alla macchina da presa spacchi e basta ! sei un'eletta" !

Caro Enrico Maria ! cosa ne sapeva Marina delle notti romane quando lei non c'era; c'erano quelle creature bionde Carla e Veronica avvinte ad Enrico Maria... Rosee creature avvolte in soffici veli , a volte in quei drappi restava avvinta anche lei ! e nel divano accanto, a volte c'era un'altra prodigiosa giovane , la cara Romy prodiga di carezze... per Luchino mentre lui imperturbabile seguiva con gli occhi il giovane fauno tedesco.

Quante lacrime versava Romy ! ed era necessario consolarla! bisogna farlo ! come poteva capire questo Marina ?

Decio si guardava attorno nel salone sfarzoso colmo di ori , una specie di reggia di Caserta in miniatura, accanto a lui c'era una singolare vetrina, colma di gondole d'argento: piccole, medie, giganti, tutte gondole veneziane d'argento massiccio. 

DI dubbio gusto.

E davanti a lui smagliante di colori il Doge Venier con tutta la sua armatura , spiccava dalla parete, dalla cornice, bontà divina si disse Decio, doveva essere una copia ! doveva esserlo non poteva essere l'originale del Tintoretto ! 

Quasi non si accorse della slanciata creatura in chimono giallo che gli si era seduta accanto e solo dopo alcune esplicite carezze si rese conto di essere diventato un appetibile svago per la bella Florinda. 

Si scostò a fatica non poteva restare , la contessa Marina lo avrebbe fatto a fette. 

e bisognava trovare una risposta:

Chi ha rubato a chi?