Parte senza titolo 8

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Decio fece l'ultimo tentativo: si recò nella casa degli usurai, avrebbe potuto parlare con entrambi i coniugi o almeno con uno di loro, non fu possibile: Lidia, era intenta ad accatastare accendini d'oro su un grande tavolo rotondo mentre suo marito si occupava di altre miscellanee: su una credenza erano accatastate le forchette d'argento, su un altro ripiano diverse coppe d'oro e c'era un baule in cui erano raccolti i candelabri di bronzo; praticamente in tutto l'appartamento c'era una successione di tavoli e ripiani stracolmi di oro e di argenti sottratti ai poveri clienti.

Dario non si limitava ad accatastare i preziosi, si prodigava pure a lucidarli, Decio ad un certo punto in un angolo vide un grande vassoio ligneo ingombro di gondole d'argento: ecco dove erano finite le gondole di marina! 

Dario sogghignò: 

"cosa non farebbe Florinda per fare un dispetto a Marina"!

Decio avrebbe voluto raccogliere qualche indizio, fare qualche congettura, ma la c'erano solo due forsennati che accumulavano ricchezze.

Dario lucidava furiosamente gli ottoni e i peltri:

" caro Decio, mormorava lei cerca un qualche grande ladro ma io le dico che in effetti si tratta di un piccolo scippatore, poca cosa, perché si tormenta così?  Per alcune cose non  c'è rimedio: rammenta la gita a Stromboli di dieci anni fa? Furono in quattrocento i ragazzi che partirono, tre licei di Roma al completo, ma l'unico a morire fu mio figlio, non se ne accorsero  i professori, i custodi dei fanciulli che il mio ragazzo era semplicemente scivolato nella polvere sulfurea e lentamente soffocava mentre loro erano inteDnti a fare fotografie.

Decio ännuì stancamente, aveva sentito mille volte quella storia e aveva consumato tutte le parole di conforto.

Dario si fermò contemplando il panno ormai lurido:

" dalle mie parti è più scusato l'omicida piuttosto che il ladro; lo trovi presto mio caro perché cogliere persone con le mani nel sacco è cosa indegna sia per chi lo scopre che per chi è preso in castagna. 

Ormai il quadro era completo e Decio con grande ripugnanza si trovò serrato in un grande armadio posto all'ingresso, un mobile d'antiquariato mille volte restaurato che puzzava di cere e trementine. Erano ormai ore che stava in agguato e non era sicuro delle sue intuizioni: aspettava e rifletteva; si era comportato bene? Aveva agito bene? Era stato giusto respingere la sua antica fidanzata? Mentre così congetturava udì un fruscio, qualcosa di lieve, un leggero trascinamento, intravide un'ombra, poi un piede aggraziato e arcuato, calzato in scarpe puntute e dozzinali, e poi morbido tutto il profilo del corpo di una bella donna: spostò il quadro la bella donna, aprì furtiva la cassaforte, sottrasse agile le banconote, poi richiuse e si allontanò con passo felpato.

Ad udirla solo una vegliarda che ormai cieca contava solo sull'udito e l'olfatto:

" chi è intriso di profumo Chanel che è entrato nella mia casa?Chi è?

Il giorno dopo Decio consegnò il filmato eseguito con il cellulare al marito orgoglioso.

Il giorno dopo il marito non più tanto orgoglioso lasciò l'alloggio al Parioli, all'alba, di soppiatto e chiudendo lo sportello della macchina sulla bella donna pretenziosa le sussurrò: 

"avrei preferito che tu avessi ammazzato un cristiano piuttosto che questo".


Davanti al melograno ferito si ritrovarono in tre: Florinda abbracciava serrandoli sia Decio che la sua fidanzata, lei ancora affranta per il furto subito, e da un'amica per giunta! Ma Florinda unì le loro mani sul tronco ferito: 

" non sia mai che rimaniate separati, io ancora piango per il mio veneziano anonimo".

E Decio strinse di nuovo le mani del suo antico amore.



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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04, 2023 ⏰

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